Vivian Maier è una delle fotografe più enigmatiche e affascinanti del XX secolo. La sua incredibile produzione fotografica, rimasta nascosta per decenni, è stata scoperta solo dopo la sua morte, rivelando una straordinaria testimonianza visiva della vita americana tra gli anni 50 e 90 del Novecento.

La vita di Vivian Maier

Nata il 1° febbraio 1926 a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier trascorse parte della sua infanzia in Francia prima di tornare definitivamente negli Stati Uniti. Vivian Maier arrivò a Chicago all’età di 30 anni dopo aver venduto tutto ciò che possedeva della sua famiglia e chiudendo i rapporti con la madre.

Trovò impiego presso i coniugi Nancy e Avron Gensburg, occupandosi dei loro tre figli: John, Lane e Matthew. Secondo Nancy Gensburg, sebbene il lavoro di bambinaia non fosse la sua vocazione, lo esercitò per quarant’anni, non avendo altre alternative. I bambini, però, la adoravano e Lane Gensburg la descrisse come una sorta di ‘Mary Poppins’. Durante il periodo trascorso con la famiglia Gensburg, Vivian Maier aveva a disposizione un bagno privato che trasformò in una camera oscura, dove sviluppava i suoi negativi. Ogni momento libero lo dedicava alla fotografia, immortalando la vita quotidiana nelle strade e dei suoi abitanti.

Con la crescita di John, Lane e Matthew, la famiglia Gensburg non necessitò più di una tata, e Vivian lasciò il suo impiego per lavorare presso altre famiglie con bambini piccoli. Da quel momento, smise di sviluppare i suoi negativi e si dedicò alla fotografia a colori, utilizzando diverse fotocamere, tra cui una Kodak e una Leica.

Le difficoltà economiche

Non si conoscono con precisione tutte le famiglie per cui lavorò, ma si sa che nel 1987 iniziò a prestare servizio presso i coniugi Usiskin. Al loro arrivo, portò con sé 200 casse di cartone contenenti il suo archivio personale, che vennero immagazzinate in un box, segnando un ulteriore capitolo nella sua vita di artista silenziosa e osservatrice del mondo.

Con l’avanzare dell’età, Vivian Maier si trovò ad affrontare gravi difficoltà economiche. Le sue numerose casse contenenti il suo immenso archivio fotografico finirono in un deposito preso in affitto, ma la precarietà della sua situazione la portò infine a perdere anche quello spazio. Alla fine degli anni 90, i fratelli Gensburg, con cui aveva mantenuto un legame affettuoso nel corso degli anni, partecipando a matrimoni, lauree e nascite, la rintracciarono in un modesto alloggio a Cicero. Preoccupati per il suo benessere, la trasferirono in un accogliente appartamento a Rogers Park, assicurandosi che ricevesse le cure e l’attenzione di cui aveva bisogno.

Sul finire del 2008, Vivian scivolò sul ghiaccio, battendo violentemente la testa. Ricoverata in ospedale, fu poi trasferita dai Gensburg in una casa di cura a Highland Park affinché ricevesse le migliori cure possibili. Nonostante le premure dei suoi ex datori di lavoro, Maier si spense il 21 aprile 2009.

Particolare dell'autoritratto di Vivian Maier
Particolare di un autoritratto di Vivian Maier [Dauro Veras, CC BY-NC 2.0, Flickr]

Una fotografa nascosta

Nonostante la sua dedizione alla fotografia, Vivian Maier non condivise mai pubblicamente le sue opere. Armata della sua inseparabile Rolleiflex, immortalò innumerevoli scene di vita quotidiana nelle strade di Chicago, New York e altre città. I suoi scatti ritraggono persone comuni come bambini, lavoratori oltre ad altri dettagli urbani, sempre con uno sguardo attento e sensibile, dimostrando una straordinaria capacità di cogliere l’anima del momento.

I suoi soggetti principali spesso erano individui ai margini della società: senzatetto, operai, donne anziane e bambini giocosi oltre a passanti assorti nei loro pensieri. Attraverso le sue immagini, Maier documentava le contraddizioni sociali del suo tempo, rivelando un’umanità autentica e spesso trascurata. I suoi ritratti trasmettono un senso di intimità e rispetto per i soggetti, mostrando la loro dignità anche nelle circostanze più difficili. Inoltre, i suoi scatti urbani catturavano la dinamicità della vita cittadina, con un’attenzione particolare ai dettagli architettonici e alle texture delle strade e dei palazzi.

Autoritratto di Vivian Maier
Autoritratto di Vivian Maier [Dauro Veras, CC BY-NC 2.0, Flickr]

La scoperta del tesoro fotografico

Nel 2007, due anni prima della sua scomparsa, il suo archivio fotografico fu messo all’asta a causa di affitti non pagati. John Maloof, un giovane storico, acquistò per caso un lotto di negativi appartenenti a Vivian Maier. Affascinato dalla qualità delle immagini, iniziò a indagare sulla loro autrice, riportando alla luce l’opera di un’artista fino ad allora ignota. Maier, tuttavia, non venne mai a conoscenza di questa riscoperta. Soprattutto, non seppe mai che qualcuno stava cercando di ricostruire la sua storia e valorizzare il suo lavoro, e si spense ignara dell’impatto che le sue fotografie avrebbero avuto nel mondo dell’arte.

Dopo aver stampato alcune immagini, Maloof le condivise su Flickr, dove suscitarono un entusiasmo immediato e virale. Incoraggiato dalla community a indagare ulteriormente, approfondì le ricerche sull’autrice degli scatti. Scoprì così che Vivian Maier aveva trascorso la vita lavorando come bambinaia e che non aveva una famiglia.

Due bambine in costume da bagno [SF Camerawork, CC BY-NC-SA 2.0, Flickr]

Uno stile unico e senza tempo

Le fotografie di Vivian Maier sono caratterizzate da un forte senso della composizione, dall’uso sapiente della luce e da una straordinaria capacità di narrazione visiva. Gran parte delle sue fotografie rientrano nel genere della street photography, realizzate con uno sguardo innovativo e spontaneo, rendendola una vera pioniera di questa forma d’arte. Si colloca accanto a quello dei grandi maestri della fotografia di strada come Henri Cartier-Bresson e Robert Frank. I suoi autoritratti, spesso riflessi in specchi e vetrine, suggeriscono un senso di mistero e introspezione, alimentando il fascino che avvolge la sua figura.

Dettaglio di una foto scattata da Vivian Maier. Una donna fotografata dal finestrino di un autobus a Chicago, negli anni 50 [Dauro Veras, CC BY-NC 2.0, Flickr]

L’eredità di Vivian Maier

Dopo la sua morte nel 2009, l’interesse per il suo lavoro è cresciuto esponenzialmente. Mostre, libri e documentari, tra cui il celebre Finding Vivian Maier del 2013, hanno contribuito a diffondere il suo nome a livello internazionale. Oggi, le sue opere sono esposte nei più prestigiosi musei e gallerie del mondo, consolidando il suo posto nella storia della fotografia.

Una mostra dedicata a Vivian Maier [Susanne Nilsson from Trelleborg, Sweden – Exhibition – Vivian Maier, CC BY-SA 2.0, Wikimedia Commons]
Vivian Maier rimane una figura enigmatica e affascinante, un’artista che ha documentato con straordinaria maestria la vita del suo tempo senza mai cercare il riconoscimento. Il suo lavoro, scoperto per caso, rappresenta oggi un inestimabile patrimonio visivo e continua a ispirare generazioni di fotografi e appassionati d’arte.

 

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