TESTO DI ELENA BAZZOLO / FOTO DI MARCO C. STOPPATO
UN RECUPERO ATTENTO IN VAL DI ZOLDO HA DATO NUOVA VITA AL RIFUGIO DI MATTEO SARTORI, ARCHITETTO, IN UN INCANTEVOLE PAESAGGIO AFFACCIATO SULLE DOLOMITI
Per gli amanti della Val di Zoldo (Belluno) il paesino di Coi è una meta imperdibile. Da qui partono alcune passeggiate verso il Monte Pelmo (3.168 metri), che domina questo piccolo borgo e si illumina al tramonto di infinite tonalità rosate, tipiche delle Dolomiti. E qui ci sono anche alcuni tra i tabià, gli antichi fienili, più belli di tutta la zona, immersi in un paesaggio di particolare tranquillità. Dopo alcuni anni di appassionate ricerche, Matteo Sartori, architetto, ha finalmente trovato proprio qui un tabià da acquistare e restaurare, che è diventato il suo rifugio preferito in tutte le stagioni dell’anno. “Questa valle è una passione di famiglia”, racconta Matteo, “da quando mio nonno costruì a Pecol una casa intorno agli anni 70, diventata il punto di ritrovo per tutti noi sia d’estate che d’inverno. Nel ’90 i miei genitori hanno acquistato un tabià a Coi e intorno al 2004 anch’io ho deciso di proseguire la tradizione familiare. Il tabià che ho avuto la fortuna di trovare, proprio a Coi, è stato anche il mio primo lavoro da architetto, un progetto di restauro che ho realizzato con Clinica Urbana, il mio studio di architettura a Treviso”. La posizione è davvero invidiabile, con una stupenda vista sulle montagne dello Spiz di Mezzodì, Civetta e Pelmo. All’esterno, una terrazza minimale in grigliato di ferro zincato diventa spazio di contemplazione e relax. Tutto il lavoro è stato eseguito con particolare rigore filologico. “Ho studiato e ‘respirato’ il posto per quasi due anni, non avevo fretta e volevo trovare il mio approccio a questa casa”, continua Sartori. “Per me questo manufatto era parte integrante del paesaggio, quindi ho voluto la massima fedeltà per la struttura esterna. Abbiamo costruito la nuova struttura portante calandola dal tetto e lasciando intatto tutto l’involucro ligneo perimetrale. All’interno ho scelto di rispettare la percezione spaziale tipica del fienile, dove tutto è aperto e comunicante, usando solo alcuni elementi di arredamento per ritmare i volumi”. In questo tabià di 200 metri quadrati circa (su tre livelli) la luce è la grande protagonista: arriva filtrata tra gli spazi del caratteristico tavolato originale in larice, creando giochi che variano costantemente durante il giorno e creano una particolare atmosfera di intimità.