Il flagship store milanese di Visionnaire Milano, punto di riferimento internazionale per le altre sei boutique dirette di Londra, Dubai, Miami, Los Angeles, Hong Kong e, prossimamente, Shanghai, è stato recentemente riprogettato e inaugurato nelle prime settimane del nuovo anno, sotto la direzione creativa di Eleonore Cavalli. Questo restyling non solo rafforza la strategia di posizionamento globale del marchio, ma ne riflette anche l’evoluzione stilistica. Il nuovo spazio celebra l’anima italiana della maison, valorizzandone la capacità di intrecciare un dialogo culturale con le realtà internazionali e di interpretare lo spirito del nostro tempo.
Più di una semplice ristrutturazione, rappresenta un’autentica rinascita: un progetto ispirato al leggendario viaggio verso Agarthi, metafora di un’esplorazione nella bellezza nascosta e di un’ascesa verso una consapevolezza rinnovata. Oggi, dopo vent’anni di relazione con i clienti e con i cantieri, Eleonore Cavalli ha voluto trasformare lo spazio – nato nel 1962 come cinema Cavour su progetto di Vittoriano Viganò – così da creare un percorso, costituito da varie stazioni, capace di sorprendere i clienti ed accompagnarli in quelle che sono le visioni e le intuizioni del brand.
Una sorpresa di Visionnaire Milano
Una sorpresa che, più che essere divertimento, diventa conoscenza: di sé, dell’azienda e delle sue potenzialità. Lo store si sviluppa attraverso una serie di ambienti concettuali – ciascuno caratterizzato da materiali e dettagli architettonici che ne definiscono l’identità – distribuiti su tre livelli progettati per guidare il visitatore in un percorso progressivo. Se la prima stazione è la galleria di accesso all’ingresso, è solo con la grande scalinata che si enfatizza il tema della discesa, metafora della scoperta del sé centrale a tutto il concept del nuovo showroom. Un approccio olistico traspare in modo naturalmente permeabile nella scelta dei materiali – soprattutto delle pietre naturali – e dei colori, spesso e volentieri inediti.
Analizzando, infatti, lo showroom sotto l’ottica della discesa e dell’ascesa, si legge un netto percorso cromatico nella progettazione dello spazio che dai colori del cielo all’ingresso, prosegue con lo smeraldo simbolo di rinnovamento che accompagna la discesa, fino ai toni del mocha mousse, che rimanda all’argilla del centro della terra, per ritornare ai tenui toni del beige nella parte centrale dedicata al nucleo dell’azienda stessa. Colori capaci, quindi, di portarci al cuore delle cose, di farci vedere altri mondi, perché no magici, dando così un nuovo significato alla magia del cinema che aveva in passato attraversato quegli stessi spazi.
Una connessione con il passato del luogo
E quasi a voler creare una connessione con il passato del luogo, come in una sorta di portale energetico contemporaneo, lo spazio centrale viene lasciato aperto per mettere in scena la magia dell’alta artigianalità. Ecco allora un palcoscenico per il talento: degli artigiani, dei sarti, dei creativi ma anche dell’ecosistema aziendale. Una sala aperta dedicata alla somma dei contributi umani che raccoglie e che, volutamente, enfatizza il rapporto con il cinema grazie alla presenza di un grande schermo la cui struttura abbandona, inoltre, la rigidità canonica per assecondare la rotondità dello spazio ma, anche, della terra.
Rotondità che è un elemento ricorrente, anch’esso simbolico, nello showroom: dalla rotondità della porta d’ingresso con una semicirconferenza in parte vetrata in parte in metallo alla scala non simmetrica, dalle rotondità delle pareti alla grande lingua organica in calce materica che scorre sopra la gradinata. Il bistrot si configura come un luogo di incontro, di sosta e di scoperta dell’eccellenza culinaria, immerso in un’atmosfera calda e sofisticata. Qui le pareti curve e sensuali avvolgono gli ospiti, creando un senso di intimità e convivialità.
Le differenze di visione di Visionnaire Milano
Le differenze di visione dell’azienda sono quindi tante e non si limitano all’approccio olistico ed all’uso dei colori ma passano in primis anche dall’uso delle parole. Da Visionnaire i prodotti si chiamano artefatti perché, come ben insegnò Ugo La Pietra con il suo Fatto ad Arte, il termine “prodotto” rimanda all’industria, mentre la parola “artefatti” rimanda ad una spiccata caratteristica di manualità e altissima sartoria, elementi che li contraddistinguono da gran parte dell’industria del design.
Allo stesso modo i clienti diventano essi stessi “ambasciatori” dell’azienda di cui sposano i valori e di cui se ne fanno portatori, quasi fossero essi stessi dei testimonial. Clienti che sono spesso anche collezionisti e che trovano nella Wunderkammer dell’azienda una totale sintonia con le collezioni e, più in generale, con l’architettura in linea con il principio guida dell’azienda per cui l’arte e la bellezza aiutano a vivere meglio ed a trovare il benessere al pari della natura. E proprio per enfatizzare l’integrazione dell’arte con l’architettura nell’approccio progettuale e creativo dell’azienda, con il restyling dello showroom la Wunderkammer esce dagli spazi abituali, ad essa adibiti, per accompagnare il visitatore nel percorso di scoperta di un mondo sotteso alle collezioni e forse inatteso, sebbene percepito grazie alla grande coesione che tiene insieme la visione dell’azienda. visionnaire-home.com