Eugène-Emmanuel Viollet-le-Duc fu un architetto, ingegnere e scrittore francese che elaborò una teoria architettonica per la quale il sistema costruttivo viene adattato alle richieste dell’architettura del diciannovesimo secolo (pilastri a V). Il suo approccio alla progettazione architettonica razionale e al restauro in stile, collegarono il revivalismo del periodo romantico al funzionalismo del ventesimo secolo. Insieme a Gottfried Semper e John Ruskin, rappresentò il vertice del pensiero architettonico del diciannovesimo secolo.
Viollet-le-Duc nacque il 27 gennaio del 1814 a Parigi e decise di intraprendere un’educazione più incentrata sulla pratica che sulla teoria. Fu allievo di Achille Leclère e si recò in Italia per 16 mesi per completare la sua formazione. Successivamente tornò a lavorare in Francia, dove fu ispirato nella sua carriera dall’architetto Henri Labrouste. I suoi lavori rappresentarono la definizione del fenomeno inglese del Gothic Revival, movimento che si radicò nel rapporto instaurato tra gotico e cristiano, dimostrato dal quasi esclusivo rivolgersi di esso verso l’architettura ecclesiastica.
Viollet-le-Duc, restauri e architetture
Nel 1839 lo scrittore Prosper Mérimée, conosciuto durante gli studi, lo incaricò del restauro della chiesa abbaziale della Madeleine a Vézelay, il primo edificio restaurato da una commissione statale moderna. Mérimée, un medievalista di rilievo, era ispettore della neonata Commissione dei Monumenti Storici, un’organizzazione in cui l’architetto divenne presto una figura centrale. Nei primi anni 1840, fino agli anni 1860, lavorò con Lassus al restauro della Sainte-Chapelle a Parigi.
Viollet-le-Duc e Lassus nel 1844 furono incaricati di restaurare Notre-Dame de Paris e di costruire una nuova sacrestia in stile gotico; proprio questo progetto fu considerato l’esempio più significativo del movimento del Gothic Revival in Francia. Un altro importante restauro giovanile fu il lavoro eseguito nel 1846 sulla chiesa abbaziale di Saint-Denis.
Nominato ispettore generale dei monumenti diocesiani nel 1853, si dedicò al più importante dei suoi restauri, quello della città di Carcassonne. Al classicismo molto in voga durante quegli anni in ambito accademico, Viollet-le-Duc contrappose gli esempi dell’architettura gotica francese, proponendoli come modello di stile nazionale. Con tale recupero l’architetto intendeva sottolineare la razionalità costruttiva degli edifici medievali, formulando così per la prima volta quell’equazione tra estetica e tecnica che diverrà fondamentale per tutta l’architettura moderna. Nel ruolo di supervisore, coordinò anche importanti interventi tra cui la cattedrale di Amiens (1849), la sala sinodale di Sens (1849) e la chiesa di Saint-Sernin a Tolosa (1862).
Per l’architetto, il restauro era strettamente legato alla ricostruzione del monumento nella sua completezza. Nei suoi lavori si concentrò sull’integrazione delle parti mancanti portando l’edificio allo splendore originario. Questa concezione andò a scontrarsi con la poca documentazione di come erano stati realizzati gli edifici, complicando il processo di rifacimento su cui potevano basarsi i restauratori. In mancanza di indicazioni, Viollet-le-Duc dovette immaginare come era stato costruito, utilizzando un restauro chiamato in stile o integrativo.
L’intervento al Castello di Pierrefonds, al quale l’architetto lavorò fino alla sua morte, fu un altro esempio delle sue teorie architettoniche di restauro. Nella pratica l’architetto mise in primo piano l’esigenza di riportare alla luce una ipotetica struttura originaria dell’edificio. Questa impostazione lo indusse non di rado a ricostruzioni arbitrarie e alla distruzione di importanti testimonianze non coeve alla nascita del monumento.
Gli scritti
Viollet-le-Duc si dedicò anche alla stesura di due volumi che hanno rappresentato e dominato le teorie di restauro architettonico del diciannovesimo secolo. Fu influenzato dall’approccio teorico e pragmatico dell’ingegnere Henri Labrouste, autore negli anni Venti dell’Ottocento de ‘La restauration des temples de Paestum‘ (Il restauro dei templi di Paestum’) e fautore di un razionalismo illuminista. Si contrappose quindi, da un lato, al neoclassicismo accademico di Gottfried Semper e, dall’altro, alle teorie del restauro conservativo di John Ruskin. Viollet-le-Duc, perseguendo la ricerca dello stile originale nell’opera, è interprete di un restauro stilistico. Tuttavia, i lavori dell’architetto mostrarono che aggiungeva elementi completamente nuovi di sua iniziativa, coprendo la forma primaria dell’edificio. Dal 1854 al 1868 si dedicò alla stesura del ‘Dizionario ragionato all’architettura francese dall’undicesimo fino al sedicesimo secolo‘, la sua principale opera teorica. Successivamente scrisse anche il ‘Dizionario analitico del mobilio francese dai Carlovingi al Rinascimento‘ (1858-75), che, insieme al primo, fornì l’ispirazione visiva e intellettuale necessaria per sostenere il movimento del Gothic Revival.
Seguendo le indagini dei teorici dell’architettura francese del diciottesimo secolo, immaginò un’architettura razionale per il diciannovesimo secolo basata sul sistema coerente di costruzione e composizione che aveva osservato nell’architettura gotica, ma che non avrebbe in alcun modo imitato le sue forme e dettagli. Per l’architetto l’architettura doveva esprimere un’idea diretta dei materiali attuali, della tecnologia e delle necessità funzionali.
La teoria generale dell’architettura di Viollet-le-Duc influenzò lo sviluppo dei moderni concetti organici e funzionali del design. Nel 1858 scrisse il libro ‘Entretiens sur l’architecture‘ (‘Discorsi sull’architettura’) che spiega e fornisce informazioni sulla costruzione di scheletri di ferro racchiusi da muri in muratura non portanti. Questo scritto influenzò gli architetti che hanno rappresentato e accolto le teorie della scuola di Chicago, in particolare John W. Root. Altri importanti scritti di Viollet-le-Duc includono ‘L’Art russe‘ (‘Arte Russa’) del 1877 e ‘De la décoration appliquée aux édifices‘ (‘Sulla decorazione applicata agli edifici’) del 1879.