In occasione della mostra Antonio Ligabue che aprirà al pubblico il prossimo 25 marzo al Castello aragonese di Conversano, dal 1 al 12 marzo 2023 Palazzo Bonaparte di Roma ospita un confronto del tutto inedito tra due Autoritratti di due artisti tanto distanti quanto simili per destino e voglia di riscatto.

“Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum” a Palazzo Bonaparte di Roma

“Antonio Ligabue: il Van Gogh con la moto rossa”: questo il titolo dell’articolo del 12 marzo
1961 comparso su “Epoca” a firma dalla giornalista, saggista e scrittrice italiana Grazia Livi
a seguito alla memorabile mostra alla Barcaccia di Roma presentata da Giancarlo Vigorelli.

L’esposizione romana consacrava il lavoro di Antonio Ligabue e veicolava per la prima
volta, oltre i confini emiliani, l’asprezza espressionista del pittore di Gualtieri.
Oggi, in occasione della mostra Antonio Ligabue (che aprirà al pubblico il prossimo 25
marzo al Castello aragonese di Conversano), dal 1 al 12 marzo, presso la mostra “Van
Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum” a Palazzo Bonaparte di Roma sarà ospitato
un dialogo del tutto inedito tra due Autoritratti proprio dei due artisti, così tanto distanti
quanto simili per destino e voglia di riscatto.

Van Gogh, Campo di grano sotto cielo nuvolo

Un confronto ideato da Francesco Negri per onorare il lavoro svolto dal padre Sergio nel
corso della sua vita.
Potrebbe risultare difficile immaginare delle affinità, o anche solo dei semplici punti di
contatto, tra due autori tanto diversi: se Van Gogh è dotato di uno spirito superiore che lo
porta oltre il reale e nella sua arte è riscontrabile una matrice letteraria, Ligabue mette il
suo istinto davanti alla natura e avvia un convulso e furioso dialogo con il colore.
E proprio nell’uso del colore, nell’inquietudine inesorabile che li pervade e in quel
disadattamento personale che riescono a superare solo dipingendo vanno ricercati i motivi
di tangenza tra i due artisti, al di là della tecnica pittorica e di quanto abbiano
rappresentato sulla tela.

Più l’anima è straziata, più i colori diventano brillanti.
Vincent in una lettera alla sorella Willemien scrive: “Più divento brutto, vecchio, cattivo,
malato e povero, più desidero riscattarmi facendo colori brillanti, ben accostati e
splendenti” e lo stesso vale per Ligabue, il cui animo soffocato dal dolore si libera dagli
incubi che ha dentro, avviando un convulso e furioso dialogo con il colore, creando
capolavori di un’arte primitiva e istintiva e di una brutalità senza filtri.

Van Gogh, Natura morta con piatto di cipolle

Van Gogh e Ligabue, esclusi da una società creata dagli uomini, condividono una
solitudine senza appigli che riesce a scongiurare la disperazione solo attraverso la pittura.
Non stupisce dunque, come documenta questo confronto, che entrambi sentano la
necessità di riprodurre la propria immagine più volte, come a voler dare prova della loro
esistenza in un mondo che li ha emarginati e con lo sguardo penetrante rivolto allo
spettatore.
“Dialoghi o conflitti fra la coscienza e la percezione visiva del proprio volto … Ed è proprio
in questo senso che alcuni dei grandi espressionisti, oltre a Van Gogh, hanno analizzato
se stessi davanti a queste superfici dipingendo decine e decine di autoritratti, con l’intento
di riversare in essi le angosce e i tormenti che li affliggevano” scrive Sergio Negri, il
maggior esperto di Antonio Ligabue, nel catalogo generale dei dipinti a sua cura edito da
Electa nel 2002.

Van Gogh, I mangiatori di patate

Ragione e istinto; conoscenza raffinata e foga animale; un’unica disperata solitudine.
I due artisti sono accomunati da un’unica disperata solitudine, uno stato generato dalla
disillusione di credere alla bontà della natura, entrambi vedono l’universo per quello che è
e ne dipingono la brutalità senza filtri.
Due artisti che, seppur in maniera diversa, col proprio linguaggio e proprie opere sono stati
in grado ugualmente di penetrare l’anima e di nutrire la fantasia degli spettatori.

Informazioni e prenotazioni

Vincent Van Gogh incontra Antonio Ligabue

a cura di Francesca Villanti

1 – 12 marzo 2023

Palazzo Bonaparte, Roma

www.mostrepalazzobonaparte.it