Tra i vari paradisi naturali d’Italia, è sicuramente da mettere in luce tutta la zona che nella Tarda Antichità era conosciuta come la Tuscia romana. L’attuale territorio viterbese, infatti, è noto per essere altamente suggestivo: oltre ai borghi, si trovano ancora estese porzioni di boschi, con faggi, castagni e querce, soprattutto nell’area dei Monti Cimini, che abbracciano il lago di Vico. Il tutto è arricchito da numerose ville, complessi monumentali, dimore storiche e castelli.

È all’interno di questo magnifico contesto ambientale ed architettonico che sorge Villa Lante, quella che più di tutte interpreta al meglio proprio il rapporto tra architettura e paesaggio naturale, tra artifizio umano e natura. Nata come residenza estiva dei vescovi di Viterbo tra il XVI ed il XVII secolo, su commissione del cardinale Raffaele Riario (nipote di Papa Sisto IV della Rovere), Villa Lante sorge proprio alle pendici dei citati Monti Cimini, a sud del suggestivo borgo medioevale di Bagnaia.

Il meraviglioso parco annesso, tuttavia, rappresenta la maggior attrazione di Villa Lante. Inizialmente, fu pensato, come la maggior parte dei parchi manieristici del XVI secolo – di cui quello a Villa Lante è un fulgido esempio – come luogo destinato ad attività venatoria ed al riposo, da parte del cardinale Gian Francesco De Gambara. L’idea del cardinale venne realizzata dal celebre architetto Jacopo Barozzi, meglio noto come il Vignola.

Al suo interno si può  trovare un affascinante giardino formale all’italiana, legato al resto del parco da un rapporto tematico, scandito da un numero impressionante di fontane e giochi d’acqua vari, con elementi scolpiti in peperino. Il parco di Villa Lante occupa, nel complesso, 18 ettari: una distesa, dunque, piuttosto vasta, disseminata da un gran numero di sedili, per gratificare la sosta durante le passeggiate. Il giardino formale è perimetrato da un muro di cinta, verso la strada romana, e da muri di terrazzamento verso il parco.

Tra le fontane più importanti presenti all’interno del parco, si ricordano la fontana dei Delfini, posta alla sommità della famosa Grotta del Diluvio e circondata da alte siepi di bosso, e la fontana detta dei Mori. Quest’ultima, con il suo grande perimetro quadrato, domina il centro del parterre, contornata anch’essa da aiuole di bosso, che si lanciano nel disegno di fantasiose forme geometriche. La fontana dei Mori, realizzata dal noto scultore fiammingo Giambologna, è ripartita in quattro vasche, che mostrano al centro una barchetta, occupata da un guerriero.

Piero Di Cuollo

Via Grandigiardini

Fonte immagini: Mibact – Polo Museale del Lazio