Villa Argentina, a Viareggio, è un gioiello di arte Liberty: dalla vetrata con lo stemma e il monogramma dei Conti di Sant’Elia (proprietari negli anni 30) al pavimento dell’ingresso dell’area nobile in marmo nero del Belgio, rarissimo, lucidato a specchio. Dagli stucchi monumentali sotto le balconate esterne a quelli floreali a foglia d’oro del soffitto del salone, alle maioliche dipinte di Galielo Chini, cotte nelle Fornaci di Borgo San Lorenzo, magistrale esempio di Liberty, sintesi perfetta tra l’Art Nouveau e la Secessione viennese di Klimt.
La facciata della Villa, il cui restauro è stato ultimato da pochi mesi, è opera di Galileo Chini e risale al 1926. Utilizza diversi repertori decorativi, alternando elementi geometrici e figurativi con le suggestioni secessioniste, con citazioni orientaleggianti e neorinascimentali di matrice fiorentina. In questo periodo i modelli decorativi elaborati sono prevalentemente ripresi dall’arte classica, come i putti, i festoni e le ghirlande. I pannelli, composti geometricamente, risentono dell’influenza di Klimt, che si ritrova nelle spirali, nei cerchietti e nei triangoli o anche nell’utilizzo di schematici motivi floreali. L’insieme richiama la cultura orientalista, qui ricondotta a una tipicità toscana attraverso i motivi tradizionali delle maioliche del Rinascimento fiorentino. Negli interni, la grande sala da ballo ospita il monumentale trittico dipinto su tela da Giuseppe Biasi, ultimato nel 1930 e incastonato fra gli stucchi nella parete di fondo del salone che raffigura un matrimonio persiano con gli sposi portati in sella da due elefanti. All’esterno, un grazioso giardino di impronta esotica, con rare piante di origine sudamericana come l’Erythrina crista-galli, detta anche albero dei coralli, il cui fiore è simbolo dell’Argentina, paese d’origine dei primi proprietari. Il restauro della Villa è stato condotto dall’amministrazione provinciale di Lucca, proprietaria dell’immobile.
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