L’incantevole città di Uji, cuore pulsante della produzione del matcha, varietà dalle inconfondibili note amare ed erbacee, è situata nella regione del Kansai, a sud di Kyōto, in un angolo di terra intriso di fascino antico, dove il profumo della storia aleggia nell’aria e i paesaggi naturali, dalla bellezza raffinata, si offrono ai visitatori come una tela pronta ad accogliere le pennellate di colore e le sfumature che ogni stagione, con il suo perenne mutare, ha da offrire.

Questo luogo appare in uno dei versi del monaco Kisen, uno dei sei grandi poeti di waka 和歌 (“poesia giapponese”) vissuti nel periodo Heian (794-1185) noti con il termine di rokkasen 六歌仙 (“Sei poeti immortali”).

Il tempio Mimuroto-ji

“La mia capanna si trova a sud-est della capitale, e vivo in serenità; eppure sembra che la gente dica che io stia vivendo su questa montagna di Uji, fuggendo dalle difficoltà del mondo.”

Con queste parole, il poeta si riferiva alle voci che circolavano sul suo conto, ovvero che si era rifugiato sulla montagna di Uji, o Uji-yama 宇治山, per sfuggire alle sofferenze umane; tuttavia, dal poema non emergono le ombre tipiche della solitudine di colui che rinuncia, ma al contrario, si percepisce una libertà dalle tinte luminose e armoniche. Questo fraintendimento può derivare dal fatto che Uji, fin dall’antichità, era considerata un luogo di svago, lontano dalle preoccupazioni mondane, tanto che numerosi aristocratici vi costruirono le proprie residenze.

Il senso di pace che evocava questa città fece sì che a partire dalla seconda metà del X secolo, con la diffusione del Buddismo della Terra Pura, Uji diventasse la località ideale per immaginare la Terra Pura Occidentale, saihō jōdo 西方浄土, paradiso del Budda Amitābha situato a ovest, nei più lontani recessi del mondo, dove l’uomo poteva rinascere lontano dal ciclo delle reincarnazioni, ormai svincolato da ogni legame terreno.

Le porte del Tempio Mimuroto-ji Foto [micromagic]/stock.adobe.com

La sua storia: tra guerre e restauri

La sorte di questo luogo sacro non fu però sempre rosea; al contrario, divenne teatro di un incendio devastante nel 1492, che distrusse gran parte del complesso, inclusi diversi degli edifici principali. Inoltre nel 1573, durante il periodo di guerra tra Oda Nobunaga e il generale Ashikaga Yoshiaki, il tempio prese le parti di quest’ultimo e, come conseguenza catastrofica, si vide risorse e terreni confiscati quando Nobunaga prese il controllo del Paese. Nel XVIII secolo venne nuovamente danneggiato e solo nel 1814, grazie al monaco Hōnyo, si intraprese un progetto di restaurazione, che portò anche al completamento dell’edificio principale, che è possibile ammirare ancora oggi.

Il Tempio tra storia e leggenda

A ovest della montagna di Uji sorge il Mimuroto-ji 三室戸寺, decima stazione del pellegrinaggio di Saigoku, che consiste nella visita di trentatré templi nella regione del Kansai. Fu fondato nel 770 (primo anno dell’era Hōki) per volere dell’Imperatore Kōnin (709-782), il quale, secondo una leggenda, vedendo ogni notte una luce dorata in lontananza, decise di indagare per capirne l’origine inviando l’alto funzionario Inukai a esplorare la zona. Questi, costeggiando il fiume Shizugawa, giunse in una valle situata all’ombra di alberi secolari, e lì vi trovò una fonte cristallina, dalla quale, improvvisamente, emerse una statua dalle dimensioni imponenti del bodhisattva della compassione, Kannon, avvolta da una luce dorata, talmente splendente da accecare. Inukai saltò nella fonte e un petalo di loto fluttuò verso di lui trasformandosi in una statua di Kannon a due braccia alta circa 36 cm.

Il funzionario, una volta tornato a Kyōto, riferì l’accaduto all’imperatore, il quale ordinò al monaco Gyōhyō di fondare il tempio e di custodire al suo interno la statua. Successivamente il nome del tempio subì una piccola modifica nel modo in cui veniva scritto: il primo carattere 御 mi venne sostituito con 三 mi, che ha la stessa pronuncia, ma significa “tre”, a indicare il fatto che divenne la residenza di tre imperatori: Kazan, Sanjō e Shirakawa.

Il Tempio Mimuroto-ji Foto [Eric Akashi]/stock.adobe.com

La leggenda del serpente

Per raggiungere la struttura principale, o hondō, dove si trova anche la pagoda a tre piani dal color rosso vermiglio, bisogna attraversare un piccolo ponte che porta il nome di “ponte del serpente”.

La storia narra che nel villaggio di Kabata viveva una ragazza di incantevole bellezza e candida gentilezza, veneratrice del Kannon del Mimuroto-ji. Un giorno si trovò davanti degli uomini che stavano cercando di uccidere un granchio e gli disse: «Lasciatelo stare, in cambio vi darà del pesce essiccato.» e, così facendo, riuscì a garantire la libertà al piccolo crostaceo. Successivamente, il padre della giovane, recatosi nei campi, vide un serpente che tentava di ingoiare una rana. Al che il padre si rivolse al serpente: «Lascia andare la rana. Se lo farai, ti darò mia figlia.». Il serpente accettò questo patto e strisciò tra i cespugli. Quella notte, però, quest’ultimo si trasformò in un giovane attraente e andò dall’uomo per riscuotere quanto gli spettava, ma gli venne risposto di ripresentarsi dopo tre giorni.

La ragazza si rinchiuse nella sua stanza e pregò con costanza e devozione Kannon, nella speranza di non lasciarsi sopraffare dagli eventi, ma il giovane, ormai trascorso il tempo indicato dal padre e impaziente di riscattare quel premio tanto ambito, si trasformò nuovamente in serpente e con la sua coda sfondò la porta. Presa dal terrore, la fanciulla invocò il nome di Kannon e, improvvisamente, apparvero numerosi granchi che non ebbero timore di usare le proprie chele contro il serpente, che venne sconfitto.

L’indomani, la giovane si diresse al tempio Mimuroto-ji per porgere i suoi ringraziamenti a Kannon e mentre percorreva la strada che lì vi conduceva, iniziò a piovere a catinelle. Arrivata al ponte, vide il serpente che, con occhi colmi di tristezza, la stava osservando. Dopo poco si allontanò fino a scomparire. La leggenda vuole che, oggi come allora, nei giorni di pioggia, si riesca a intravedere l’ombra di quella creatura.

La pagoda di tre piani all’interno del giardino di Mimuroto-ji Foto [Kazu]/stock.adobe.com

Maurizio Bertoli

© Villegiardini. Riproduzione riservata