Tucano è un’azienda italiana di borse, zaini e accessori “per la vita in movimento”, fondata nel 1985 da Franco Luini. Design italiano, innovazione nella tipologia dei prodotti e ricerca sui materiali sono i principi che ispirano tutti gli articoli del vasto catalogo aziendale. Tucano presta anche molta attenzione al tema della sostenibilità e alle tematiche ambientali e di economia circolare. Per questa ragione ha sviluppato una nuova linea ecologica in materiali riciclati al cento per cento. Milano, sede dell’azienda, è la città dove nascono e prendono forma le idee e dove la costante ricerca di nuovi bisogni da soddisfare si traduce in prodotti innovativi e spesso del tutto inediti. Villegiardini ha chiesto a Franco Luini, amministratore delegato e fondatore di Tucano, di raccontare filosofia, segreti e curiosità del brand.
L’azienda è nata nel 1985. Quale era la situazione nel vostro settore e quali particolari obiettivi e idee progettuali intendevate seguire per ritagliarvi uno spazio nel mercato?
Nel 1985 non era ancora iniziata l’era del computer. L’azienda inizialmente produceva borse più generiche, sportive, per la cosmetica. L’idea è stata quella di creare prodotti trasversali. Questo periodo è coinciso con l’esplosione dell’informatica di massa e abbiamo colto l’occasione di realizzare, inizialmente, borse per computer trasportabili e, successivamente, per i portatili. Grazie a queste idee, l’azienda è cresciuta in maniera esponenziale, creando prodotti che hanno accompagnato tutte le innovazioni del campo informatico e tecnologico tramite una serie di accessori originali e spesso inediti.
Come è nato il nome Tucano?
Nel 1984 mi recai in Brasile, per motivi di lavoro. Durante quel periodo ho avuto la possibilità di ammirare molti tucani, animali molto pacifici, particolari, belli e colorati. Mi rimase in mente questo animale e quando scelsi il nome dell’azienda mi sembrò che suonasse bene, anche dal punto di vista internazionale.
Il vostro successo è stato il frutto di una precisa strategia o di una contingenza?
Il nostro successo è stato frutto di una situazione che inizialmente non avevamo previsto. D’altro canto però, siamo stati in grado di agire con tempismo in un settore che immaginavamo sarebbe cresciuto molto. All’inizio era un mercato sperimentale, anche per le grandi marche. Però con il passare del tempo è diventato sempre più importante. Abbiamo intercettato una quota di un mercato nascente, soprattutto in Italia, in cui siamo ancora oggi leader di vendita per la maggior parte di questi accessori.
Quale nicchia di mercato voleva conquistare l’azienda?
Noi siamo sempre stati ammiratori di Apple. Quindi volevamo essere di supporto e spalleggiare questo brand, creando prodotti accessori che aiutassero il cliente nell’utilizzo. Essere complementari al mondo Apple, consente a Tucano di avere un’utenza molto ben identificata, appassionata e anche legata a un’estetica “di design”.
La vostra identità sembra fondata sull’idea di proporre dei prodotti innovativi, anticipando le esigenze del mercato.
Condivido. Nel tempo abbiamo creato prodotti in cui, molto spesso, siamo stati anticipatori e precursori. Per esempio, siamo stati i primi in Italia a produrre i tappetini per mouse. Inoltre, quando sono usciti i Compact Disk abbiamo pensato a una serie di porta CD, cogliendo subito l’opportunità. Creiamo prodotti leggeri, semplici ma estremamente con caratteristiche funzionali avanzate per la protezione degli oggetti. Come Sleeve, custodia in neoprene, che ancora oggi è uno dei nostri prodotti principali. Oppure la borsa Slim, che contiene il computer e poco altro, che continua ad essere un prodotto molto apprezzato.
Quali sono ora a suo avviso i nuovi bisogni emergenti, ancora da soddisfare?
Le nuove esigenze che si creano ogni giorno rappresentano per noi un’opportunità di proporre soluzioni contemporanee, innovative e tempestive. Oggi stiamo cercando di realizzare prodotti che possano trovare rilevanza in due differenti settori: l’istruzione e il mondo dello smart-working, due realtà che si intrecciano. Nel primo caso ci interessa creare prodotti che facilitino l’uso dei computer e dei dispositivi elettronici per i ragazzi. Nelle scuole si usano tablet e computer, perciò si crea la necessità di avere custodie e una serie di accessori specifici per i più giovani. Più protettivi ma anche più colorati.
Dal punto di vista del lavoro a casa, le persone si stanno organizzando nelle proprie abitazioni e nasce così la necessità di avere una postazione ben organizzata, con prodotti specifici. Stiamo realizzando quindi nuovi accessori per migliorare il lavoro a casa. Come i tavolini per utilizzare il computer comodamente sulle gambe.
Anche la sostenibilità fa parte del vostro DNA, come dimostrano le nuove collezioni in plastica riciclata. Come è nata questa attenzione all’ambiente e ora, cosa intendete fare per il futuro?
Penso che per essere veramente sostenibili si debbano unire diverse caratteristiche. Innanzitutto realizzare prodotti di qualità, che durino e funzionino a lungo. Questo riduce evidentemente gli sprechi di materiale. Inoltre, sin dall’inizio abbiamo cercato materiali ecologici e sostenibili ma, soprattutto qualche anno fa, non si trovavano prodotti adatti alla nostra produzione. Negli ultimi anni invece si riescono a trovare sempre più fornitori che producono tessuti riciclati da bottigliette di plastica. Un materiale decisamente adatto alla nostra produzione. Che infatti è comprende circa l’80% di prodotti realizzati da materiali di recupero. Combinando l’uso di materiali sostenibili e la realizzazione di oggetti durevoli, siamo arrivati a creare dei prodotti veramente ecosostenibili.
Come è nata la collaborazione con Alessandro Mendini? Perché vi siete rivolti a lui e cosa vi ha lasciato questa collaborazione?
Questa prestigiosa collaborazione ci ha lasciato un’eredità e un rapporto personale molto interessante. Mendini, persona estremamente creativa, ha lavorato con l’azienda in più di un’occasione: l’ultima volta è stata per la linea Shake che ancora oggi è in produzione. Questa collezione, con forme coloratissime, è basata su un Tucano, disegnato dall’architetto. La composizione delle diverse parti e dei colori caratteristici di questo animale creano grafiche forti e colorate, che abbiamo utilizziamo ancora oggi come pattern. Direi che l’eredità più importante che Mendini ha lasciato a Tucano è stata la comprensione della forza comunicativa del colore, che oggi cerchiamo di usare come ci ha insegnato il Maestro.