Trentino non è solo sci, ma anche arte. Cavalese propone una rilettura del concetto di abitare attraverso l’arte, perché “abitare è come venire al mondo, e venire al mondo è già abitare. Il Museo d’Arte Contemporanea del capoluogo della Val di Fiemme in Trentino presenta, dal 22 marzo fino al 29 giugno 2025, la mostra Piazzetta Rizzoli 1. Il titolo della mostra richiama l’indirizzo del museo, suggerendo un’intima connessione tra lo spazio espositivo e il territorio che lo ospita. Piazzetta Rizzoli 1 diventa così un luogo di incontro e riflessione, in cui il visitatore non è solo spettatore, ma parte attiva di uno spazio in continua trasformazione.

Grazie alla varietà di linguaggi e generazioni rappresentate, la mostra invita a riflettere sul significato dell’abitare, non solo in senso fisico, ma anche simbolico e relazionale. Qui, l’abitare non è inteso come semplice design, ma come esperienza vissuta: il pubblico potrà così esplorare, attraverso le opere esposte, il legame tra individuo e comunità sotto una nuova luce.

L’esposizione collettiva affianca la personale di Fulvio Morella, Le stelle che non ti ho detto, ed è curata dalla direttrice Elsa Barbieri, che ha selezionato 30 opere di artisti di diverse epoche e provenienze, favorendo un dialogo tra passato, presente e futuro dell’abitare. Gli artisti in mostra al Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese includono oltre allo stesso Morella, Robert Bosisio, Lorenzo Gnata, Edson Luli, Martina Melilli, Gabriele Napoli, Daniel Spoerri, John Torreano e Joe Zucker.

Allestimento della mostra con opere di (da sinistra) Gabriele Napoli, Robert Bosisio, Edsoln Luli (orologio) e Joe Zucker

Informazioni per visitare la mostra

Tutto quello che bisogna sapere per visitare la mostra in Trentino:

  • Titolo: Piazzetta Rizzoli 1 – sede del Museo, che ospita in contemporanea anche la mostra “Le stelle che non ti ho detto”
  • Luogo: Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese, Piazzetta Rizzoli 1, Cavalese (TN)
  • Curatrice: Elsa Barbieri
  • Artisti: Robert Bosisio, Lorenzo Gnata, Edson Luli, Martina Melilli, Fulvio Morella, Gabriele Napoli, Daniel Spoerri, John Torreano, Joe Zucker
  • Date: 22 marzo – 29 giugno 2025
  • Orari: 01/01 – 31/05 | mercoledì – domenica 15.00 – 19.00 e poi 01/06 – 30/09 | martedì – domenica 15.30-19.30
  • Ingresso: Biglietto intero: 5€ | Biglietto ridotto: 2,50 € (Studenti 19 – 26 anni – Over 65). I biglietti d’ingresso sono acquistabili presso la biglietteria del Museo al momento della visita. Non è possibile prenotare il biglietto di ingresso via e-mail o telefonicamente e pagarlo al momento della visita in mostra.

Artisti e Opere

Piazzetta Rizzoli 1 rafforza l’importanza dell’arte in Trentino. Le opere in mostra offrono un’interpretazione ricca e sfaccettata del tema dell’abitare. Lorenzo Gnata, con Alla fine del bosco – opera in prestito dalla sua personale Cosmogonie al Gaggenau di Milano – riflette invece sulla natura come dimora primordiale. Robert Bosisio si distingue per il suo racconto del sottile confine tra realtà e magia, mentre Joe Zucker e John Torreano rielaborano la dimensione spaziale e conviviale dell’abitare. Infine, Gabriele Napoli e il maestro Daniel Spoerri, recentemente scomparso, indagano l’identità e il valore simbolico degli oggetti, offrendo una riflessione sulla memoria e sul significato del quotidiano. Fulvio Morella presenta una nuova selezione dei suoi “cieli” con due opere – Penelope e Ulisse – tratti dal ciclo paralimpico Raccontami il ritorno.

Le opere di Edson Luli site-specific per la mostra

Robert Bosisio (1963)

Robert Bosisio è un artista che indaga la sottile soglia tra visibile e invisibile, tra materia e percezione. Le sue opere si distinguono per l’uso di pennellate delicate e stratificate, ricche di sfumature cromatiche, che conferiscono alla superficie pittorica una profondità quasi tattile. Il suo linguaggio visivo oscilla tra figurazione e astrazione, con la luce che diventa elemento cardine nella definizione delle forme e dell’atmosfera.

Ha esposto in prestigiosi contesti internazionali, tra cui il Museo MAXXI di Roma e la Biennale di Venezia nel 2011. In mostra, una selezione significativa di lavori che testimoniano il suo legame con il territorio: Bosisio è nato e vive a Trodena, nel cuore del parco naturale della bassa Val di Fiemme, a pochi passi dal museo.

Robert Bosisio in mostra

Lorenzo Gnata (1997)

Lorenzo Gnata combina elementi naturali e tecnologici per indagare la complessità dell’esistenza contemporanea. Il suo lavoro oscilla tra il figurativo e il concettuale, creando immagini poetiche e metaforiche che interrogano il rapporto tra uomo e ambiente. Ha esposto in prestigiose istituzioni come la Tate Britain, la Triennale di Milano e la Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia.

L’opera in mostra, in prestito dalla personale milanese allo spazio Gaggenau, si intitola Alla fine del bosco. Con la sua caratteristica tecnica di disegno “aerospaziale”, l’artista rappresenta un corpo che si rivela solo attraverso la sagoma delle foglie. “Si tratta di un corpo”, ci racconta Lorenzo Gnata, “che cessa di essere tale per trasformarsi in qualcos’altro. Un’assenza che persiste nella presenza, un lutto che si sublima in rinascita”.

“Alla fine del bosco” di Lorenzo Gnata. Immagine dalla mostra “Cosmogonie” al Gaggenau di Milano. ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, Gaggenau.

Edson Luli (1989)

Edson Luli lavora con una varietà di mezzi, tra cui installazioni, video e stampe digitali, per esplorare il rapporto tra percezione, tecnologia e comportamento umano. Il suo approccio interdisciplinare si basa su studi di psicologia cognitiva e cibernetica, con l’obiettivo di mettere in discussione i meccanismi della realtà e dell’identità individuale. Ha esposto in musei e gallerie internazionali, tra cui il National Art Gallery di Tirana e la Biennale Mediterranea 18.

Su invito della curatrice Elsa Barbieri, l’artista espone, accanto a un’opera iconica come It Takes Two to Know One, una serie di opere-orologi che non misurano il tempo, ma analizzano il presente. Questi lavori, veri e propri dispositivi concettuali, costituiscono il filo conduttore della mostra, ricorrendo in tutti gli spazi espositivi.

Edson Luli, It takes two to know one, 2021. Installation, mattress, neon sign, ready-made paintings. Ph. Erjola Zhuka. Courtesy Prometeo Gallery Ida Pisani

Martina Melilli (1987)

Martina Melilli è un’artista multidisciplinare che si esprime attraverso il cinema, la fotografia e l’installazione, raccontando storie che intrecciano memoria e identità. Con un approccio basato su ricerche antropologiche e documentarie, esplora il rapporto tra le persone e i luoghi che abitano, combinando narrazione personale e collettiva. Le sue opere sono state presentate in prestigiosi festival cinematografici internazionali, tra cui il Locarno Film Festival e l’International Film Festival Rotterdam, oltre che in istituzioni di rilievo come Palazzo Strozzi e il PAC Milano.

Per questa mostra, Melilli presenta un progetto site-specific realizzato in collaborazione con l’Associazione locale ION. L’opera, intitolata Fiammazze, è stata sviluppata insieme al sound designer Mauro Diciocia con il coinvolgimento attivo della comunità. Un gruppo di donne di Cavalese – Loretta Corradini, Donatella Antoniazzi, Barbara Molina, Luisa Degiampietro, Annamaria Vanzo, Alessandra Dellafior, Patrizia Dauru, Veronica Pinter e Anna Maria Piazzi – ha condiviso una serie di storie femminili legate al territorio. Racconti autobiografici e di fantasia, vicende del passato e del presente, vere o immaginate, sono stati raccolti e intrecciati dall’artista, che ha associato a ciascuna di esse un oggetto sonoro specifico, creando un’esperienza immersiva e sensoriale.

Martina Melilli, con Mauro Diciocia, Fiammazze, 2025. Draft per site specific sound and organic installation

Fulvio Morella (1971)

Morella si concentra sull’interazione tra arte e tatto, creando opere che integrano il linguaggio braille come elemento estetico e comunicativo. Il suo “braille stellato” trasforma il testo in una dimensione poetica e sensoriale, invitando il pubblico a toccare e percepire la sua arte in maniera non convenzionale. Ha esposto in numerosi spazi espositivi tra Roma e Milano e le sue opere fanno parte di collezioni internazionali tra cui quella dell’UNESCO di Parigi, del Kunsthistorisches Museum di Vienna e del Museo Nazionale Francese del Braille.

L’artista è attualmente protagonista nello stesso museo della personale “Le stelle che non ti ho detto”, prima tappa del progetto I limiti non esistono, ciclo di mostre ed eventi culturali promosso da Cramum in collaborazione con Regione Lombardia, Lagazuoi Expo Dolomiti, Comitato Italiano Paralimpico, INJA e Olimpiade Culturale per celebrare i luoghi simbolo delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026: Milano, Val di Fiemme e Cortina.

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Fulvio Morella, Pupilla di Virginia Woolf ©Francesca Piovesan Courtesy Fulvio Morella e Cramum, Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese

Le nuove opere esposte fanno parte del ciclo “Raccontami il ritorno”, presentato a Roma il 26 febbraio durante la prima edizione del Premio CIP – USSI alla stampa paralimpica, per il quale l’artista ha anche disegnato la medaglia ufficiale. Due lavori sono dedicati alla celebre coppia omerica, Ulisse e Penelope.

Ulisse rappresenta l’eroe che non si arrende ai limiti, pronto ad affrontare la trasformazione più che l’azione eroica. Il vero coraggio, infatti, sta nel tornare cambiati, più consapevoli. Dopo un’impresa considerata impossibile, il bisogno più profondo dell’eroe è ritrovare sé stesso, desiderando solo il ritorno a casa. Questo si riflette nell’opera attraverso una frase trasformata in stelle: “Niente è più dolce della famiglia per chi è in terra straniera, anche se si trova in una casa ricca e bella.”

L’opera “Penelope” è invece dedicata al momento del ricongiungimento tra i due sposi, dopo anni di attesa. Le stelle assumono una forma ovale, evocativa del volto umano, e si accompagnano alle parole emblematiche: “A Penelope si sciolsero ginocchia e cuore nel riconoscere i segni sicuri che Odisseo le rivelò.” L’ovale diventa così simbolo di intimità, memoria e identità.

Attraverso queste opere, l’artista rilegge i valori paralimpici e ridefinisce l’eroismo: non solo in chi compie l’impresa, ma anche in chi accompagna, sostiene e affronta il cambiamento. Il ritorno non è una semplice restaurazione, ma una possibilità di rinascita collettiva. Ogni impresa prepara la successiva, in un ciclo continuo di partenze e ritorni.

Per Fulvio Morella, come nell’epopea omerica, il ritorno diventa metafora dell’esistenza: un viaggio fatto di ostacoli, trasformazioni e condivisione, in cui il senso profondo si compie attraverso il racconto, l’empatia e il legame con le persone care.

Fulvio Morella, Penelope (dal Ciclo Raccontami il ritorno), braille stellato su tessuto, 2025, ©Francesca Piovesan, Courtesy l’artista, Cramum, CIP, USSI

Gabriele Napoli (1999)

La pittura di Napoli si sviluppa in una continua oscillazione tra realtà e sogno. Le sue tele, caratterizzate da strati materici e dettagli trompe-l’œil, sembrano evocare frammenti di affreschi antichi in un contesto contemporaneo. La sua ricerca pittorica mira a esplorare il concetto di identità attraverso l’accumulo e la dissoluzione delle immagini. Ha esposto in numerose mostre collettive e personali tra Milano, Vienna e Belgrado. Particolarità delle opere in mostra: in tutte è presente un gatto, animale “feticcio” dell’artista.

Dettaglio dell’opera “Night doesn’t fall” di Gabriele Napoli. Courtesy Thomas Brambilla.

Daniel Spoerri (1930 – 2024)

Pioniere del Nouveau Réalisme e fondatore della Eat Art, Spoerri ha rivoluzionato il modo di concepire l’arte come esperienza vissuta. I suoi celebri “quadri-trappola” trasformano oggetti comuni in testimonianze artistiche di momenti quotidiani. Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni come il Centre Pompidou, il Kunstforum Austria e il Museo Ludwig in Germania.

Daniel Spoerri con l’opera Die Schnattergosche e Der Bodybuilder del 1995 (Courtesy Galleria Gaburro) in mostra al Museo Arte Contemporanea Cavalese.

John Torreano (1941)

Torreano sfida il minimalismo attraverso l’uso di materiali non convenzionali come gemme acriliche e colonne di legno. Le sue opere, giocando con la percezione visiva e il movimento, sono state esposte nei più importanti musei del mondo, tra cui il MoMA, il Whitney Museum e il Museum of Contemporary Art di Chicago.

Joe Zucker (1941 – 2024)

Joe Zucker ha sviluppato una tecnica unica, utilizzando batuffoli di cotone immersi nella pittura per creare superfici complesse e strutturate. Le sue opere, ispirate ai processi produttivi e ai materiali, sono presenti in collezioni come il Metropolitan Museum of Art e il New Museum di New York.

Joe Zucker, Coratina, 2018. Burlap, cotton, acrylic. Courtesy Thomas Brambilla Gallery, Bergamo

Una collettiva per la comunità

Il Museo Arte Contemporanea Cavalese riafferma il ruolo centrale dell’arte in Trentino con la collettiva Piazzetta Rizzoli 1, la mostra curata dalla nuova direttrice Elsa Barbieri, in carica dal giugno 2024. La rassegna propone una riflessione concettuale sull’abitare, andando oltre il design e l’architettura per concentrarsi sulle dinamiche relazionali e corporee che definiscono gli spazi vissuti.

«Il titolo della mostra è curioso – racconta Barbieri – l’ho scelto d’istinto, con un tocco di romanticismo, come risposta implicita a chi si chiede dove sia il museo d’arte contemporanea a Cavalese. Piazzetta Rizzoli 1 esplora l’abitare come esperienza relazionale: i veri protagonisti sono i corpi degli abitanti. È un invito rivolto in primo luogo alla comunità di Cavalese e della Val di Fiemme – ma esteso a tutti – a riconoscersi come corpi abitanti, ad attraversare la soglia del museo e percepirsi parte viva di questo spazio. Entrare, quindi, non solo come spettatori, ma come presenze che danno senso e forma all’opera stessa».

Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese

Il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese nasce nel 2001 all’interno dello storico Palazzo Rizzoli, antico complesso signorile situato nel centro storico di Cavalese, in Val di Fiemme, che nel corso degli anni ha vissuto significative trasformazioni, sia nell’aspetto che nella funzione, vantando oggi diverse unità che si differenziano per epoca di costruzione, stile ed elementi architettonici.

Il primo nucleo della collezione d’arte moderna e contemporanea del Museo si forma a partire da una preziosa selezione di opere di Bruno Munari e di numerosi artisti storicizzati appartenuta al Dottor Giancarlo Baccoli, medico di origine bresciana residente nel comune fiemmese, che negli anni coltivò relazioni con artisti, collezionisti e critici protagonisti dell’arte italiana della seconda metà del Novecento. Negli anni il Museo ha organizzato mostre temporanee collettive e personali e momenti culturali pensati per promuovere il legame con il territorio alpino, in stretta connessione con le tradizioni locali e insieme con uno sguardo verso i nuovi linguaggi della scena artistica.

Oggi il Museo d’Arte Contemporanea è un luogo dove la percezione dell’identità alpina nelle sue peculiarità e valori viene rafforzata attraverso il confronto con prospettive di ricerca e di fruizione sempre nuove, ma complementari, da cui trarre una maggiore consapevolezza culturale e sociale.

 

Sabino Maria Frassà
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