Tra le mostre d’arte più interessanti dei prossimi mesi, in Italia, è assolutamente da segnalare l’esposizione di Tobia Ravà (Padova, 1959) a Milano, presso lo Spazio Tadini. La data di inizio è fissata al 20 gennaio 2017, mentre quella conclusiva al 19 febbraio 2017. Artista contemporaneo, che pone al centro della sua ricerca espressiva, il rapporto tra immagine, numero e scienza, dunque tra Kabbalah (viste anche le sue origini ebraiche) e rappresentazione visiva, Tobia Ravà, dal 1998, si fa promotore di un nuovo umanesimo. Riunisce, infatti, intorno a sé artisti con le stesse affinità, nell’associazione Concerto d’Arte Contemporanea, tentando di porre l’uomo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte.
Riportiamo, di seguito, il comunicato stampa integrale, riguardante la mostra, in cui emergono alla perfezione le tematiche salienti della poetica dell’artista veneto.
«Una grande personale di uno degli artisti più interessanti ed enigmatici del panorama artistico italiano. Un percorso suggestivo di opere intrise dei misteri di cui Tobia Ravà attinge sia dalla sua storia personale che dagli studi di semiologia delle arti all’Università di Bologna con maestri come Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Nei segni e nei loro riferimenti simbolici, nei loro significati e significanti, negli arcani numerici, ma anche letterali c’è tutto il mondo di questo artista di origini ebraiche. Un artista del paesaggio, ma anche dell’astrazione. Ogni opera è rappresentazione e racconto. Le origini linguistiche dell’artista costituiscono le basi di partenza dell’elaborazione del suo lavoro di ricerca. L’alfabeto ebraico, composto da 22 lettere ha un corrispettivo numerico e ogni numero ha un riferimento anche oggettuale che sia un luogo, una persona, una relazione. I suoi lavori pittorici diventano così paesaggi interamente composti da numeri. Sono, un continuo gioco tra il segno, il suo significante e il relativo significato. L’immagine diventa segno, anzi è essa stessa segno e non ne può prescindere. “Il mio lavoro trae ispirazione dall’applicazione della ghematrià e dai riferimenti alla Kabbalah – spiega Tobia Ravà – . Un lavoro di ricerca che dagli studi di Luria alla sequenza di Fibonacci mi ha portato anche alla scoperta di una congettura matematica: facendo una riduzione teosofica (riduzione iterativa del risultato della somma delle singole cifre di un numero alla sua radice numerica) ho riscontrato che ogni 24 numeri si presenta la stessa sequenza”. “Tobia Ravà ci ricorda che tutto ciò che la scienza può produrre può essere solo immaginato dalla mente – precisa Melina Scalise curatrice della mostra insieme a Francesco Tadini-. Un aspetto interessate che conferisce alla struttura del pensiero, agli aspetti cognitivi della visione e della creatività un’importanza basilare non solo per comprendere il lavoro di un artista, ma anche l’invenzione tecnica e scientifica”».
Da non perdere.
Piero Di Cuollo
Via Arte.it