The Makers Show è la sezione del Supersalone dedicata ad atelier, studi, laboratori e start-up che uniscono al design sperimentazione, nuove tecniche di produzione e ricerca dei materiali per sviluppare produzioni in proprio. Il loro contributo alla mostra rende ancora più esaustiva la diversità nel mondo della creatività dell’abitare, con l’obiettivo di fornire un’immagine collegiale dello stato dell’arte del design indipendente e della sua direzione.
Si tratta di un’esposizione fluida e trasversale, distribuita nei quattro padiglioni di Supersalone, che abbraccia diverse tipologie di progetto – dall’arredo al complemento – che nascono dall’incrocio tra competenze artigiane e nuove conoscenze digitali, tra saperi locali e necessità globali, tra professionalità specializzate e narrazioni collettive
Si spazia dalle scatole di legno e le bottiglie di vetro ‘alla Modigliani’ di Tuksaka Goto, giapponese di origine e milanese di adozione, che intende diffondere nella quotidianità il fine utile della bellezza modellata con il paziente lavoro dell’artigiano, ai tre nuovissimi oggetti (panca e due tavolini) di alluminio e marmo Verde Alpi apprezzabili per lo spessore minimo ottenuto con il taglio laser, dello studio milanese di architettura e design NM3 Nicolò Ornaghi, Delfino Sisto Legnani e Francesco Zorzi. Oppure i prodotti iconici targati Ishinomaki Laboratory presentati con l’iniziativa Made in Local, in cui il design e il know- how dei prodotti pensati in Giappone è condiviso con partner in tutto il mondo (in questo caso made in Berlin) per un nuovo modello di business sostenibile. Per non parlare della terracotta invetriata nella collezione nata con l’antica argilla di Leiria unita alle suggestioni colte da un viaggio in Portogallo dello studio milanese Paolo Dell’Elce Design Studio.
Ci sono poi le nuove produzioni di Piet Hein Eek, che può considerarsi l’iniziatore di un approccio multidisciplinare del design – e della figura del designer – e che ha avviato la lunga battaglia della rivalutazione e dell’utilizzo delle cose dismesse, degli scarti di legno, dei materiali già utilizzati per altro, contro lo spreco e per un vivere sostenibile.
Le modalità per far rivivere la plastica riciclata vengono dall’italiana Andrea Elena Febres Medina (Superforma), e dalle moderne evoluzioni, tecniche e poetiche, della stampa 3D proposta dagli olandesi di Amsterdam, Kooij (Dirk van der Kooij), applicata alla concezione di nuove lampade concepite proprio in stretto riferimento al materiale e alla tecnica.
La ricerca del colore e della forma è visibile sui tappeti sostenibili – per ispirazione e realizzazione – della berlinese Rebekka Stange: fatti a mano in una fabbrica di tappeti a Kathmandu, in Nepal, che esplorano l’incontro fra arte e artigianato. Sempre dal Nepal, con pensiero e fare etico, arriva la collezione di tappeti dell’amburghese Jonathan Radetz che presenta anche gli esiti dei suoi studi su uno speciale processo di riciclaggio dell’alluminio – in cui il sale lascia delle cavità sulla superficie rendendolo quasi pietra lunare – e quelli applicati al vetro con l’obiettivo primario di mostrare le possibilità del design e la capacità di innovare.
Attenta allo sviluppo dei processi è anche Katerina Krotenko, di base in Finlandia, che lascia imprimere nella superficie dei suoi oggetti di vetro la forza del fuoco con cui ha bruciato gli stampi di legno in cui è stata precedentemente soffiata la pasta vetrosa. È un omaggio ai maestri finlandesi degli anni ‘60 e all’espressione della libertà della materia. Completamente catturata dalla duttilità del vetro, Milena Kling, si dedica all’esplorazione sperimentale della tradizione abbracciando con entusiasmo l’artigianato come un modo etico di lavorare, e per trasmettere la qualità di ciò che è bello e che fa bene. Il risultato sono collezioni sofisticate da collezionare.
Il tedesco Timo Wuchner lavora il legno nell’assenza di colla ed evitando materiali compositi con l’idea di comporre oggetti completamente smontabili in ogni parte, per essere riparati e sostituiti. Mentre gli italiani di From outer Space ipotizzano la possibilità di produrre design solo con semilavorati cercando un equilibrio tra dimensioni ergonomiche, esigenze funzionali e riduzione delle risorse utilizzate.
Per la lunga vita degli arredi più utili, lo svizzero Tobias Brunner (Bureau Brunner) ha sviluppato accessori ad hoc, compreso un lungo cavo con calamita per poter portare l’energia dove occorre. Si fanno portatori dei concetti di durata e riciclaggio anche i Gradient Atelier: adottando un’inclinazione totalmente multidisciplinare, cha li aiuta a renderli più accessibili attraverso oggetti genuini e quotidiani. Così Martha Schwindling, di Berlino, progetta oggetti semplici in cui sono resi evidenti concetto, produzione e utilizzo.
Il tessile è il mondo della svizzera-svedese Estelle Bourdet che ripercorre gli aspetti sociali e domestici di una pratica che in Svezia esiste dal XVII secolo. L’artigianato come via di riscatto economico e forma di aderenza alla realtà e alla contemporaneità si rintraccia nel collettivo di Fogo Island Workshop. È un laboratorio permanente nato per dare nuove opportunità all’isola canadese e che diffonde ora i propri manufatti anche oltre il nord Atlantico.
Si respira invece il sapore del Mediterraneo nei pezzi sviluppati fra Italia e Marocco dai francesi di Trame, sondando i materiali più tipici. Il lavoro del trio misto Anima Ona, di base a Stoccarda, fondato da tre ex compagni di università, mira a disegnare un inedito ponte tra artigianato, ricerca e industria con produzioni che ripensano anche le aspirazioni dell’utilizzatore finale, utilizzando materiale di scarto riciclato con processi del tutto sperimentali.
I francesi Laurent Belamich e Paul Barry (BelBar Studio) si inseriscono nella scia dell’incontro fra arte, design e architettura con una proposta che contamina con il tempo le forme organiche, gli influssi più esotici, le citazioni dei Maestri, miscelando lo stile con la sapienza dell’interpretazione artigianale. Ancora dalla Germania provengono gli oggetti eterei di Boee: con approccio artistico suggeriscono e portano il movimento e la leggerezza nello spazio. E l’arte si ritrova nella collezione di lampade, di vetro e ottone, di Dechem: attente a rinnovare le tradizioni delle lavorazioni per cui Praga è famosa nel mondo.
Infine, l’italiano Emanuel Gargano (ESChatology) si concentra su un momento particolare della vita dedicandosi alla progettazione e produzione di urne funerarie e accessori con una passione unica e afflato lirico.
In questo modo, il Supersalone è diventato un incubatore di nuove storie, offrendo l’opportunità di scoprire prodotti originali e di prendere nota dei fenomeni emergenti, di seguire l’evoluzione del mercato del design indipendente ed entrando in diretto contatto con i suoi protagonisti. Un modo per fermarsi a riflettere sui molti aspetti del design ma anche per accendere la curiosità su approcci sperimentali, innovativi e multidisciplinari.