Tadao Ando, uno dei massimi architetti contemporanei, nacque 13 settembre 1941 ad Ōsaka in Giappone. Visse i primi anni della sua vita con i nonni materni in campagna, separato dal fratello gemello Takao Kitayama e lontano dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto si trasferì con la sua famiglia nel quartiere di Asahi, ricco di botteghe vetraie e falegnamerie. Qui Tadao ebbe modo di conoscere molti materiali da costruzione e visionare direttamente dei carpentieri in azione. Iniziava così a nascere dentro di lui un piccolo interesse per il mondo dell’edilizia e dell’architettura. In particolare egli era rimasto colpito dal duro impegno che questi artigiani applicavano al lavoro. A diciassette anni interruppe gli studi e intraprese la carriera di pugile professionista. Successivamente lavorò come camionista, viaggiando molto sia per il suo paese che per l’Europa, l’India, il sud Africa e il Madagascar, e gli Stati Uniti. Nel frattempo iniziò a studiare da autodidatta libri sull’architettura con molta dedizione e passione.
La carriera di architetto
A soli vent’anni l’architetto Ando aveva ricevuto i primi incarichi professionali. Il primo progetto riguardava l’interno di un locale notturno, il secondo era una casa per una coppia con un figlio.
Testardaggine e temperamento però sono due caratteristiche che lo contraddistinguono da sempre e che lo portarono a essere respinto da alcuni studi d’architettura. Così nel 1969 decise di comprarsi il trilocale progettato per la famiglia, che intanto si era allargata con altri due componenti, e di adibire uno studio tutto suo. Negli anni l’architetto Andō ha modificato lo spazio in un ufficio di cinque piani e in puro cemento.
In questi anni divenne membro del movimento artistico giapponese Gutai Bijutsu Kyokai, fondato da Jirō Yoshinara nel 1954. Grazie a questo egli sviluppò un grande interesse per l’arte sperimentale.
Sin dai primi lavori l’autodidatta Ando andava imprimendo la sua impronta attraverso l’impiego di pareti di cemento armato a vista. Prendeva spunto dall’architettura moderna occidentale, in particolare di Le Corbusier e Louis Kahn, e la riadattava alla cultura architettonica giapponese. In questo modo creava edifici dalla forma massiccia e minimalista e tale semplicità si rifletteva anche negli spazi interni. Inoltre egli cercava spesso di mantenere un contatto con gli elementi naturali come la pioggia, la luce, il vento e l’uso raffinato di materiali poveri.
Tra il 1970 e il 1980 realizzò una serie di piccoli edifici e abitazioni, come la Azuma House (1976) a Sumiyoshi in cui rielaborò la tradizionale casa a schiera. Questa è diventata un prototipo perchè contiene tutti i temi specifici del suo stile: introversione dell’edificio rispetto al disordine della città giapponese; semplicità geometrica dell’impianto; ricca articolazione degli spazi; grandi superfici in vetro; presenza di una corte aperta al cielo. Lo stile di Tadao Ando è noto come Regionalismo Critico, tra il modernismo e il postmodernismo.
Altri noti progetti sono quelli della casa Manabe (1977) a Osaka e la casa Koshino a Hyogo (1981) dove, per racchiudere l’edificio, utilizzò un muro perimetrale. Invece nella progettazione di casa Matsumoto a Hyogo introdusse un doppio muro coperto da una volta a botte.
Negli anni successivi grazie alle diverse esperienze l’ormai affermato architetto Tadao Andō passò da un minimalismo introverso a un più complesso scavo di volumi e una maggiore articolazione degli edifici. Tra questi si ricordano il complesso Time’s a Kyoto (1984), il centro commerciale Festival a Okinawa ideato a forma di un cubo con un lato di 36 metri, gli uffici Jun a Hyogo (1985) e Raika a Osaka (1990).
Oltre al cemento armato a vista, Tadao Ando utilizzò altri materiali, quali i mattoni di cemento, il vetro, e strutture smontabili in metallo e legno, con il desiderio di un uso sempre più astratto di questi e di spazi pronti a catturare elementi naturali come la luce e l’acqua. Nel 1990 Tadao progettò Church of Light a Ibaraki secondo una forma cruciforme nel muro di cemento dietro l’altare e in base alla luce naturale. La chiesa prese questo nome proprio perchè l’unica fonte di luce proviene da un’apertura a forma di croce, così quando la luce colpisce l’esterno del muro, all’interno si origina una croce di luce.
Nelle sue realizzazioni pone la firma attraverso sei buchi circolari sulle casseforme, che hanno come modulo le dimensioni del tatami giapponese.
Oltre il Giappone
Tadao Ando si appassionò all’architettura anche grazie ai saggi di Le Corbusier, dal quale si ispirò molto per l’estetica e l’uso dinamico del cemento. In quanto autodidatta, dal 1965 Tadao intraprese diversi viaggi in Europa.
A portargli fama mondiale fu il padiglione giapponese realizzato per l’Esposizione di Siviglia nel 1992 secondo una struttura in legno, in cui unì una tecnologia avanzata con modalità di assemblaggio tradizionali.
Successivamente Ando ricevette una serie di commissioni anche fuori dal Giappone. Tra le opere importanti si ricordano lo spazio di meditazione dell’UNESCO (1996) a Parigi; il Teatro Giorgio Armani (2001) a Milano. Nel 2006 fu coinvolto nella ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia, dove Andō aggiunse un teatro, e nel 2009 di Punta della Dogana. Nel 2021 si occupò della ristrutturazione dello storico edificio parigino Bourse de Commerce.
Negli Stati Uniti l’architetto ideò edifici quali la Ando Gallery all’Art Institute di Chicago (1992); la Pulitzer Arts Foundation (2001) a St. Louis, Missouri; il Modern Art Museum (2003) a Fort Worth, Texas; la scuola di arte, design e architettura (2013) all’Università di Monterrey, Messico; un’estensione del Clark Art Institute (2014), Williamstown, Massachusetts (2014). In Cina Andō progettò il Poly Grand Theater (2014) e lo He Art Museum (2020).
Tadao Andō, l’architetto pluripremiato
Nel corso della sua lunga carriera Tadao Ando ricevette numerosi premi e medaglie d’oro. Nel 1985 l’associazione finlandese degli architetti gli consegnò la medaglia Alvar Aalto, nel 1989 l’Académie royale d’architecture la medaglia d’Oro per l’architettura e nel 1992 vinse il Carlsberg Architectural Prize. Nel 1995 vinse il Pritzker Prize e donò 100.000 dollari del suo premio agli orfani della città giapponese di Kobe, che il 17 gennaio aveva subito un terribile terremoto. Ricevette poi medaglie d’Oro anche dal Royal Institute of British Architects (1997) e dall’American Institute of Architects (2002). Nel 1996 prese anche il premio Praemium Imperiale per l’architettura. Inoltre, proprio perchè autodidatta, il 22 aprile 2002 la Facoltà di Architettura dell’università La Sapienza di Roma gli affidò la sua prima ed unica “Laurea honoris causa“.
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