Sternbergia lutea è una geofita bulbosa che, a fine estate-inizio autunno, col giallo sole dei suoi fiori riempie di raggi luminosi i giardini e i terrazzi. Sono gli ultimi gaudenti e vigorosi lampi della stagione, una sorta di sarabanda finale per salutare l’estate. È una bulbosa che si mette a dimora e di cui ci si può tranquillamente dimenticare, poichè fa tutto da sé. Pertanto, è ornamentale più di quanto ci si immagini ed è comoda perchè a zero impegno e fatica.
Origine e nomenclatura
Sternbergia lutea è spontanea in tutta l’area del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente fino alla parte settentrionale del Caucaso. Cresce soprattutto nei prati aridi, nelle parti più aperte della boscaglia e nelle zone dove sono presenti pietraie. In alcuni paesi europei e altri dell’Africa settentrionale come Marocco, Algeria e Tunisia, invece, è stata introdotta. Deve il suo nome a Caspar von Sternberg, un botanico vissuto in Boemia (regione della Repubblica Ceca) fra la seconda metà del 700 e la prima metà dell’800. L’epiteto specifico lutea è di derivazione latina ed è dovuto al colore giallo del suoi fiori. Infatti luteus in latino significa giallo.
Sternbergia lutea, conoscerla meglio
S. lutea è un’erbacea perenne geofita che appartiene alla famiglia delle Amaryllidaceae.
Bulbosa che non comporta alcuna difficoltà di coltivazione, si naturalizza molto facilmente in qualunque giardino la si coltivi. Infatti si moltiplica e diffonde con una certa rapidità un po’ ovunque e forma macchie di intenso colore durante le fioriture. Il colpo d’occhio che genera è notevole giacché il fogliame si sviluppa secondariamente alla fioritura: le foglie restano più basali rispetto allo stelo che porta il fiore singolo che nasce da ciascun bulbo e bulbetto e si sviluppano maggiormente solo a fioritura avvenuta. Forma cuscini di fiori e foglie di circa venti-venticinque centimetri di altezza e di svariate larghezze. Se i nuovi esemplari non vengono diradati, invero, si moltiplicano senza limiti di sorta.
Sternbergia lutea e Crocus sativus, una pericolosa confusione
Dovrebbe essere difficile scambiare S. lutea con la pianta da cui si ottiene lo zafferano, cioè Crocus sativus, perchè alla vista non c’è somiglianza fra i due generi, eppure diverse persone li confondono. La differenza macroscopica, ad esempio, è che Sternbergia lutea ha i fiori gialli mentre Crocus sativus, la bulbosa da cui si ricava lo zafferano, sono viola chiaro. Scambiare l’uno con l’altra, si traduce in una pericolosa pratica poichè, se raccolti gli stimmi di Sternbergia, credendo così di ottenere la straordinaria spezia, si rischia un grave avvelenamento. Quindi è indispensabile fare molta attenzione poiché non sono insoliti i casi di avvelenamento da Sternbergia lutea, purtroppo.
Rischi di avvelenamento: inconsapevolmente contribuisce anche la cultura popolare
Sternbergia lutea viene chiamata in volgare zafferano giallo, zaferanastra, zafferanastro giallo. Superfluo dire che questi nomi volgari evocano l’idea che possa in qualche modo essere imparentata con la pianta da cui si ricava lo zafferano. L’uso dei nomi volgari, oltre a creare confusione sul riconoscimento di qualsiasi genere e specie, talvolta può ingenerare rischiosi incidenti. I più noti sono comunque quelli dovuti all’uso accidentale degli stimmi di Colchicum autumnale, molto somigliante nel colore e nella forma del fiore al Crocus sativus. I sintomi da avvelenamento da Sternbergia lutea, sono comunque simili a quelli da ingestione da colchicina, la sostanza tossica appunto contenuta nel Colchicum.
Foglie e fiori di Sternbergia lutea
Le foglie di questa piccola ma eccellente bulbosa, sono nastriformi, lineari, carnose, solcate da una scanalatura centrale nella pagina superiore, arrotondate all’apice, di color verde medio-scuro. Compaiono durante la fioritura in numero di quattro-sei per ciascun bulbo, raggiungendo la maturità vegetativa solo a fine fioritura quando superano in altezza lo stelo che ha portato il fiore e hanno portamento piuttosto eretto.
I fiori sono sempre solitari, originano direttamente dal bulbo e in bocciolo sono avvolti in una membrana traslucida di color bianco-verdastro. Sono imbutiformi, con atteggiamento a coppa, composti da sei tepali, di color giallo sole molto luminoso, con un piccolo stigma e sei stami di cui due più lunghi. Le antere sono molto pronunciate e quasi di color arancione.
Tecniche colturali
Sternbergia lutea non necessita di cure particolari, come già precedentemente accennato. Per le indicazioni relative alle tecniche colturali, si rimanda a questo articolo che contiene le linee guida per la coltivazione che si equivalgono per tutte le bulbose. Nel caso di S. lutea, va detto che si adatta molto bene ai terreni poveri, nei giardini rocciosi e che, pur amando un’esposizione non totalmente in pieno sole, accetta anche una maggiore insolazione. Inoltre, non soffre di attacchi parassitari e malattie crittogamiche.
Caratteristiche di Sternbergia lutea
- Tipo di pianta: erbacea perenne, geofita bulbosa
- Famiglia: Amaryllidaceae
- Origine: bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente fino alla parte settentrionale del Caucaso
- Dimensioni: altezza 20-25 cm circa e larghezza in base a dove la si vuol contenere
- Colore e forma dei fiori: imbutiformi di color giallo sole luminoso
- Foglie: nastriformi, lineari, carnose, solcate da una scanalatura centrale nella pagina superiore, arrotondate all’apice, di color verde medio-scuro
- Periodo di fioritura: fine agosto-inizio settembre
- Resistenza al gelo: sì
- Difficoltà di coltivazione: nessuna
- Utilizzo ideale: piena terra, giardino, vaso
- Esposizione: preferibilmente mezz’ombra
- Tossicità per animali e bambini: sì, tutte le parti
- Attrattività per api, impollinatori e farfalle: sì
Ivana Fabris
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