Una villa a Salt Lake City che, grazie a un interessante progetto di Sparano+Mooney Architecture, è diventata un nuovo modello di vita urbana in armonia con la natura. Lo studio americano Sparano+Mooney Architecture ha firmato il progetto di una villa contemporanea e non convenzionale con spazi ben proporzionati e perfettamente integrati con l’esterno. Situata a Salt Lake City, nello Utah (USA), la proprietà si trova lungo un viale alberato in una zona vicina al centro.
I progettisti hanno chiamato la residenza ‘Treehouse’, come citazione del bellissimo albero di frassino che si trova di fronte all’ingresso principale. “Questa residenza”, raccontano gli architetti Anne Mooney e John Sparano, “ha un profondo rapporto con la natura e ciò ha fortemente influenzato il suo design”. Le finestre sono state posizionate e dimensionate in base alla relazione della luce diurna con lo spazio, per affacciarsi con discrezione sull’esterno e godere della natura circostante.
Un lucernario nella suite padronale lascia entrare la luce del mattino nella camera da letto e nel bagno, e il sole del tardo pomeriggio filtra attraverso la facciata anteriore, tramite vetrate a tutta altezza dove è inserito l’ingresso, protetto da un profondo portico. L’audacia visionaria del proprietario, accolta e condivisa dagli architetti, ha determinato il carattere della casa: la realizzazione di un rifugio nella città, per lui e il suo cane, uno spazio riservato ma contemporaneamente sociale e adatto alla vita urbana di tutti i giorni.
Il design doveva inoltre esprimere un elevato livello di creatività sia nell’architettura sia negli interni. I materiali architettonici sono stati scelti per conferire un aspetto minimal a una struttura di grande impatto, con un rivestimento esterno in legno tinto nero e un intonaco grigio scuro per gli interni. L’architettura si articola in un unico volume rettangolare di radicale essenzialità, interrotto da fessure finestrate, con diversi spazi vuoti sottratti all’insieme per fornire aree esterne integrate, come per esempio il portico affacciato sul giardino frontale e sulla strada oppure il cortile centrale con piscina.
Quest’ultimo è uno spazio che fa da ponte di collegamento tra la zona living, un open space a tutta altezza con cucina, sala da pranzo e soggiorno, e la dépendance prospiciente, che comprende un’anticamera e una suite per gli ospiti. Le ampie finestre scorrevoli, una volta aperte, trasformano questi ambienti in un unico spazio senza soluzione di continuità. Nella dépendance, il secondo livello ospita la suite padronale, uno spazio più intimo appartato e splendidamente illuminato, collegato all’open space tramite un corridoio nascosto che si apre in cima alla scala e sui cui gradini trova spazio una collezione di libri.
Per quanto riguarda il progetto di interior design, il proprietario ha selezionato personalmente i mobili e una collezione eclettica di accessori ed elementi decorativi, come per esempio i lampadari sopra il tavolo da pranzo, originali di inizio 900, in cristallo e bronzo dorato recuperati da una dimora milanese, e le opere d’arte, tra cui spiccano alcune lavori di Damien Hirst, Francis Bacon e di Justin James Voiss. Gli arredi si risolvono, quindi, in un mix eclettico e affascinante di pezzi recuperati e restaurati abbinati ad altri acquistati appositamente o realizzati su disegno con materiali naturali, selezionati per la loro capacità di usurarsi o patinarsi nel tempo, per aggiungere una nota di calore e controbilanciare la razionalità dell’architettura. “I miei pezzi preferiti sono quelli che hanno una storia”, racconta il proprietario.
“Ci sono cose che ‘vogliono’ venire a casa con me. Non mi interessa che abbiano un loro posto predefinito; se amo qualcosa, sento che è mio compito trovare il posto a cui appartiene”. Lo studio Sparano+Mooney Architecture ha adottato una prospettiva coerente con il suo approccio progettuale. “La nostra filosofia di design si basa su un processo rigoroso per scoprire l’essenza di un progetto e quindi per tradurla in un design sartoriale che si adatti alle richieste del committente”, concludono Anne Mooney e John Sparano. sparanomooney.com
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