TESTO DI ISABEL DE ESTRADA / FOTO DI RICARDO LABOUGLE

A Filicudi bisogna adattarsi ai ritmi del luogo. Alla sua essenza e alle abitudini discrete e rispettose dei suoi Abitanti. Come ha fatto Carlo Levy

Filicudi è la più misteriosa e solitaria delle Eolie, nota per la sua splendida e incontaminata bellezza, per gli abitanti amichevoli e i pochi visitatori, per lo più artisti e creativi che vengono qui in cerca di silenzio, tranquillità e acque cristalline. Senza porto, con poche vecchie case; conigli, grotte, rovine, e la vegetazione che si compone di alcune erbe, cactus e buganvillee e la mitica palma nana. I “filicudari”, i suoi abitanti, sono 200 e una sola strada asfaltata attraversa l’isola lunga 9 chilometri fino a raggiungere il piccolo porto di Pecorini.
Un altro degli itinerari imperdibili è quello a Zucco Grande, un borgo abbandonato la cui leggenda recita che lì vivevano le donne più belle di tutta l’isola. Come ogni luogo incantato che è stato scoperto, l’isola ha i suoi “pionieri”. Uno di questi è Carlo Levy, appassionato d’arte e collezionista, che affascinato da ciò che vide, decise di acquistare una casa in rovina e trasferirsi lì. Carlo è oggi uno dei personaggi di Filicudi che vive in sintonia con la sua gente. E con il luogo. Sono stati molti gli amici che ha portato, si sono adattati e hanno rispettato lo spirito dell’isola. “Decisi di fare un restauro conservativo. Le case filicudare avevano aperture piuttosto piccole, lunghe terrazze coronate da grandi colonne, tetti di canna, paglia e lana, un mix caotico e intelligente, e un unico focolare dove si cucinava e che serviva per riscaldare la casa”.
Carlo si affidò a un “maestro” della zona, che con grande padronanza dei materiale e dei metodi costruttivi eoliani, recuperò lentamente ciò che era rimasto. Ogni singolo dettaglio della vecchia casa fu rispettato aggiungendo solo pochi ritocchi. Fuori fu creato un giardino di limoni. All’interno, stuoie e pochi e selezionati oggetti come l’antica porta siciliana che funge da tavolo. I divani della sala sono “alla turca” e hanno la possibilità di trasformarsi in letto all’occorrenza. L’architrave del camino, tipico dell’isola, è un semplice pezzo di legno venuto dal mare. I bagni, unici luoghi che si concedono al comfort, rispettano i colori delle maioliche siciliane. Spaziosi e con grandi docce arrotondate come gli antichi forni filicudari. Infine i letti hanno romantiche zanzariere.
“Qui tutto è semplice, ma ogni angolo ha la sua storia, niente è lasciato al caso…” conclude Carlo.