Coltivare con gli scarti è, a tutti gli effetti, un principio fondamentale poichè in natura tutto serve e nulla si distrugge davvero. Quella natura che ha sviluppato tecniche di autoconservazione e autoprotezione che nemmeno ci si immagina e da cui ci sarebbe ancora tantissimo da imparare. Oltre la siepe: la rubrica di Marco Bay


Le buone regole per coltivare secondo natura

Camminando in questo periodo nel bosco, rifletto sul suo ecosistema – equilibrio dinamico – che si rigenera da solo, con una grande biodiversità, in cui gli organismi morti vengono naturalmente riciclati per rigenerare la vita. Ammiro questa cartolina estiva in foto, ricordo di un vivaio della bassa Engadina dove la mano del giardiniere è sicura ed elegante anche nel disporre gli scarti di un prato fiorito. Come in un quadro action painting alla maniera del gesto inconscio e controllato di Jackson Pollock.

L’importanza degli scarti del giardino

Il cippato, i preparati biodinamici e il compost, con il giusto equilibrio tra azoto (scarti da cucina, erba, materiale fresco…) e carbonio (rami, foglie secche…), sono pratiche quotidiane sia per il giardino, che per l’agricoltura in aiuto della biodiversità  riducendo lo sviluppo di parassiti; risparmiando energia, lavoro, acqua e prodotti chimici. Inoltre, viene meno anche l’uso di pesticidi e fungicidi.

La lezione di Steiner

Per questi temi preziosa è la ‘Guida all’allestimento dei preparati biodinamici’ di Christian von Wistinghausen che, secondo la lezione di Steiner, insegna la produzione di corno-letame, e tra gli altri preparati quello di ortica e di equiseto. Usato per lo più in agricoltura il cippato è l’imitazione “artificiale” del suolo forestale e si ottiene con macchine in grado di triturare rami e piccoli tronchi di legno. È anche un valido investimento anche per giardini di una certa estensione: oltre a favorire la biodiversità, permette di evitare le pacciamature in commercio.

Coltivare con gli scarti: il cippato

‘Coltivare col cippato’, di Sylvain Coquet, affronta l’argomento con un approccio moderno all’ecologia tra tradizione e modernità. Per Sophie Agata Ambroise il compost si esprime nel volerlo in un luogo nobile e non defilato affinché sia osservato con uno sguardo diverso, come un espressione di un ciclo naturale, qui per l’architetto paesaggista è il regno dove proliferano i lombrichi garanti della cura del suolo. Mimma Pallavicini ne ‘Il Compostaggio in Giardino’, ben racconta come creare la miracolosa fabbrica naturale e, tra le nove mosse per compostare, ricorda che bisogna rivoltare il cumulo…Nel mio bosco questa pratica è operata dai cinghiali che si divertono a rovistare nella zona dove raccolgo rami e foglie del giardino.

Marco Bay
©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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