Shin Saimdang, XVI secolo: celebrando la Giornata Internazionale della Donna, vale la pena di citare anche le antesignane di quello che nei secoli divenne il movimento per i diritti delle donne, anche quando appartengono ad altre culture. Perciò, non si può rinunciare a ricordare questa donna che è stata un’importante artista coreana del XVI secolo, malgrado lo stigma sulle donne vigente anche in quello spaccato di mondo. In Corea, per molti è ancora oggi il simbolo di un’emancipazione femminile che precorreva i tempi. 


L’8 Marzo è un giorno importante per tutte le donne del mondo e per l’umanità. È il giorno in cui celebriamo la donna in tutti i suoi aspetti, ma è soprattutto il giorno in cui tutte le donne del mondo si riuniscono per chiedere che la nostra posizione sociale, economica, politica, lavorativa venga rispettata tanto quanto quella degli uomini. È la giornata in cui nel 1917, a San Pietroburgo, un gruppo di donne guidava una manifestazione per chiedere la fine della guerra, a scapito dei falsi miti creati in seguito.

Non solo il Novecento è teatro delle prime figure femminili ad emergere, ma nell’attuale Corea del Sud del Cinquecento, una donna straordinariamente dotata nell’arte della pittura e scrittura, scardinava ogni concetto confuciano che relegava la donna alla casa e alla famiglia.
Era nata nel 1504, ma ancora oggi Shin Saimdang rappresenta un simbolo di resilienza e di libertà per tutte le donne del mondo che merita di essere raccontata in questa giornata.

 Shin Saimdang
Ritratto di Shin Saimdang realizzato dal pittore Kim Eun-ho (1892-1979) – Foto [Ismoon http://londonkoreanlinks.net/wp-content/uploads/2010/02/Shin_Saimdang.jpg]

Shin Saimdang – La vita

Shin Saimdang (신 사임당 1504-1551) rappresenta un’eccezione straordinaria nella Corea della dinastia Joseon (1392-1910), dove le donne erano confinate a ruoli domestici e subordinate all’autorità maschile. Figlia di Shin Myeong-hwa, un letterato che rinunciò alla carriera politica dopo la Purge di Gimyo, ricevette un’educazione che andava oltre gli standard riservati alle donne dell’epoca. A differenza della mentalità confuciana predominante, suo padre non fece distinzioni di sesso, permettendole di studiare i classici confuciani, la letteratura e la storia.
Fin dalla giovane età dimostrò una memoria prodigiosa e un talento straordinario nella pittura, calligrafia e poesia, qualità che le valsero il riconoscimento degli studiosi contemporanei.

Durante il matrimonio

Nonostante il matrimonio con Yi Won-su, Saimdang continuò a dedicarsi all’arte e all’istruzione dei figli, dimostrando una resilienza straordinaria in un’epoca in cui il matrimonio segnava spesso la fine della libertà intellettuale per le donne.
Dopo la morte del padre, si prese cura della madre, alternandosi tra la casa coniugale e quella natale, mantenendo così una connessione con le proprie radici culturali. La sua esistenza fu segnata dalla capacità di conciliare il ruolo di madre devota con quello di artista e intellettuale, lasciando un’eredità culturale che influenzò profondamente la Corea. Suo figlio, Yi I, divenne uno dei più grandi studiosi neoconfuciani, mentre i suoi altri figli si distinsero nelle arti.

Banconota
Banconota da 50’000 won sudcoreani rappresentante il ritratto di Shin Saimdang [Foto di By Banknotes: The Bank of KoreaPhoto: Thanhnds – Banknotes: The Bank of Korea, South Korean currency, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94661688]

Shin Saimdang e la sua eredità morale e culturale dopo la scomparsa a 47 anni

Nonostante la sua prematura scomparsa, la sua figura rimase un simbolo di eccellenza femminile e di autodeterminazione. Scelse il nome Saimdang ispirandosi a Tai Ren, madre del re Wen della dinastia Zhou, enfatizzando così la sua dedizione alla formazione dei figli e alla trasmissione della cultura.

Il riconoscimento postumo della sua grandezza si concretizzò nel 2007, quando il governo sudcoreano la scelse come volto della banconota da 50.000 won, sebbene la decisione fosse contestata dai gruppi femministi, che la consideravano un’icona troppo legata ai ruoli tradizionali.

Tuttavia, la sua vita dimostra come fosse una donna straordinaria che sfidò le convenzioni del suo tempo, ottenendo un riconoscimento che poche altre della sua epoca poterono vantare. Ojukheon, la sua casa natale, è oggi un luogo storico che celebra la sua eredità, ricordando al mondo la resilienza e il talento di una donna che seppe distinguersi in un’epoca che limitava le possibilità femminili.

Casa natale di Shin Saimdang
Ojukheon, casa natale di Shin Saimdang, nei pressi di Gangneung [Foto di By 영어 위키백과의 Klaus314 – en.wikipedia에서 공용으로 옮겨왔습니다., 퍼블릭 도메인, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3179104]

Shin Saimdang – L’arte

L’artista coreana è celebre per il suo stile delicato e raffinato, capace di catturare con straordinaria sensibilità la bellezza della natura. Dotata sin da bambina di incredibile propensione artistica, era votata prevalentemente alla pittura di paesaggio (산수화, sansuhwa). Tuttavia, la sua opera si distingue soprattutto per la rappresentazione dettagliata di fiori, insetti, farfalle, orchidee, grappoli d’uva, pesci e paesaggi, rivelando una profonda connessione con il mondo naturale.

In particolare, è considerata una pioniera del genere Chochungdo (초충도), che si concentra sulla raffigurazione minuziosa di piante e insetti. I suoi dipinti si caratterizzano per l’uso di pennellate meticolose e un equilibrio armonioso di colori, incarnando l’estetica della dinastia Joseon. Un esempio emblematico del suo talento è l’opera ‘Erba e Insetti‘, dove ogni elemento è dipinto con una delicatezza e un’attenzione ai dettagli straordinarie.

Dipinti
Alcuni dipinti realizzati da Shin Saimdang e conservati nel Memoriale Yulgok, Gangneung [Foto del National Heritage Archive coreano]

La sua produzione artistica

Grazie a un dono ricevuto dal nonno paterno, Saimdang familiarizzò velocemente coi classici dei dipinti di epoca Joseon, come quelli di Ahn Gyeon (안견). Sarà forse per questo che, successivamente, il suo stile artistico ha evocato soprattutto il grande maestro, Ahn Gyeon, pittore dell’epoca di re Sejong, di cui le sue vedute paesaggistiche ne ricordano esplicitamente i tratti artistici.

Sin da giovane età, la sua maestria era conosciuta non solo in famiglia, ma anche all’esterno della cerchia familiare. Fu infatti Eo Suk-gwon (어숙권), studioso dell’epoca, che lodò le sue opere, scrivendo:

I dipinti di paesaggi e grappoli d’uva di Saimdang sono straordinari. I
critici dicono che viene subito dopo An Gyeon. Perché sottovalutare le sue
opere solo perché è una donna? E come si può dire che dipingere non sia
un’arte adatta a una donna?”

(Tratto dal Paegwanjapgi – 패관잡기)

Il riconoscimento di Shin Saimdang come un simbolo della virtù e della pietà filiale, incarnando gli ideali della donna confuciana, è stato solo postumo, rendendola anche controversa agli occhi di alcuni gruppi femministi coreani.

Acquerello
Un dente di leone (specie Taraxacum): pianta fiorita che cresce con giovani felci. Acquerello. Pubblicato – Foto [Wellcome Library, Londra. Wellcome Images images@wellcome.ac.uk http://wellcomeimages.org, Licenza CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, Wikimedia Commons]

Shin Saimdang – oggi

Oggi oltre a poter riconoscere il ritratto dell’artista coreana del Cinquecento sulle banconote da 50.000 won (circa €31,00), possiamo ritrovare i suoi più famosi dipinti nelle collezioni dei musei nazionali, come all’interno del Memoriale Yulgok nella città di Gangneung.
Tuttavia, l’eredità di Shin Saimdang oltrepassa la sua arte, rimane come ricordo e ispirazione per tutte le future generazioni, perché la sua tenacia e bravura sono riuscite nel rompere, anche se solo brevemente, un’idea di donna limitata dalla società.

 

Jessica Rossi

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