Vi chiedete mai perché in alcuni giardini si avverta un irresistibile richiamo a procedere in una direzione, oppure si sia tentati di sostare per riflettere, osservare, ammirare o ancora di passeggiare spostandosi naturalmente da un’area all’altra? Perché chi li ha progettati ha pensato di collegare gli spazi senza sovrapporli creando un movimento fluido. E questo dettaglio, che spesso non è immediatamente evidente a un occhio poco esperto, attratto prevalentemente dalla piante, dalle loro combinazioni o dagli scenari, è in parte responsabile dell’atmosfera e del fascino di un giardino che sia davvero coinvolgente.

Come pensare agli spazi di un giardino

Bisogna pensare a quest’ultimo non come a una serie di immagini statiche ma a uno spazio tridimensionale in cui il movimento all’interno delle sue zone è strategico. Ormai io affronto in modo totalmente irriflesso la sfida della creazione dell’armonia di un giardino attraverso il collegamento e la successione ponderata delle sue aree, come se fosse una sequenza continua. E questo già dal suo ingresso, da dove si accede in un mondo nuovo e accogliente, senza tuttavia conoscere appieno cosa si troverà lungo il percorso. Mi piace, infatti, pensare al giardino come a un piccolo viaggio.

Non è necessario che sia lungo, anche uno breve può essere appagante, così, allo stesso modo, un piccolo spazio può creare suspense. Si deve generare un’energia vibrante ma contemporaneamente una profonda tranquillità. Questo può accadere perché si lascia solo intravedere ciò che avverrà in seguito.

Foto [JoachimFlügel]/stock.adobe.com

Suscitare curiosità: una regola aurea

Esistono metodi semplici per suscitare curiosità: cancelli, archi o spazi aperti tra le siepi o i muri, angoli improvvisi, mascheramenti parziali fungono da invito a esplorare ciò che si nasconde ‘oltre’, dando vita a una sorta di tensione e sorprendendo quando si svela una vista accattivante. L’ho osservato spesso nei giardini inglesi, come a Great Dixter, Hidcote Manor e a Sissinghurst.

A volte si può creare una sorta di compressione seguita da un’espansione, modificando la sensazione e il desiderio di muoversi lentamente o rapidamente in uno spazio, restringendo un percorso per suscitare il desiderio di procedere con passo più svelto e facendolo poi sfociare in una radura dove la tentazione di soffermarsi prende il sopravvento e il ritmo rallenta.

Altre volte, invece, l’unità del progetto si crea usando un materiale, anche semplicemente l’erba o una pavimentazione leggera, che faccia da fil rouge e che permetta allo sguardo di correre in avanti, magari con sottolineature date dalla ripetizione di uno o più elementi, di solito piante, che contemporaneamente generano un ritmo, con una scena che si succede fluidamente all’altra.

Il giardino e le rappresentazioni della stagionalità

Un esempio tipico sono le doppie bordure di miste. Come le composizioni musicali, anche i giardini sono plasmati da una visione coerente che abbraccia ogni elemento, dai panorami più vasti ai dettagli più minuti. Riflettere sul leitmotiv e sugli elementi, sulle ‘note’ vegetali, sulla narrazione, sull’atmosfera, sul movimento e sul ritmo aiuta il progettista a concepire un ambiente speciale. A differenza di chi lavora nella musica, tuttavia, i progettisti devono fare i conti con il fatto che i loro protagonisti non sempre seguono la partitura prevista: si ha pur sempre a che fare con elementi naturali, per la maggior parte. Un giardino, tuttavia offre un numero infinito di rappresentazioni nel corso delle stagioni, ognuna unica e diversa dall’altra e il processo di perfezionamento non ha mai fine.

kristianbuziol.it

Testo di Kristian Buziol
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