Sebastião Salgado, nato nel1944 ad Aimorés, in Brasile è definito come uno dei più celebri fotografi documentaristi del nostro tempo. In realtà è molto più di un fotografo: è un testimone, un narratore visivo che ha dedicato la sua vita a documentare la condizione umana con una potenza e una sensibilità raramente eguagliate.

Il suo linguaggio fotografico ha uno stile inconfondibile e la sua sensibilità è unica. Il suo lavoro si distingue per la capacità di immortalare l’umanità che vive ai margini e in contesti estremi. Per tutta la sua carriera non ha fatto che portare a testimonianza le difficoltà e la dignità delle persone ritratte. Le sue immagini, in bianco e nero, non sono semplici fotografie, ma potenti narrazioni che trascendono il semplice reportage, diventando icone di epoche e movimenti sociali.

Gli Yali in Papua Occidentale, Indonesia [Cio Yut Shing, CC BY-NC-SA 2.0, Flickr]

Gli inizi e la carriera

Salgado ha studiato economia all’Università di São Paulo e ha conseguito un dottorato in economia presso l’Università di Parigi. Tuttavia, durante un viaggio in Africa per un progetto legato al lavoro, si appassionò alla fotografia e decise di cambiare radicalmente il proprio percorso professionale. Dopo una carriera come economista, Salgado abbandonò il mondo delle statistiche per abbracciare la fotografia, inizialmente collaborando negli anni 70 del Novecento, con agenzie come Sygma, Gamma e Magnum Photos.

Questa transizione fu determinante, segnando l’inizio di una profonda immersione nel cuore delle vicende umane. La sua vita è stata un viaggio tanto intenso quanto le sue immagini.

Dal progetto Genesis [cvpts, CC BY 2.0, Flickr]

Immagini iconiche

I suoi lavori più celebri sono frutto di un impegno decennale, un’immersione totale nei luoghi e nelle culture che ha documentato. Migrazioni, ad esempio, è una monumentale testimonianza degli spostamenti di massa nel mondo, un flusso incessante di esseri umani in cerca di sopravvivenza e di un futuro migliore.

Immagini come quella di un rifugiato eritreo che si nasconde tra i cespugli, o i volti scavati dalla fame dei bambini del Sahel, sono diventate simbolo di sofferenza e resilienza. La composizione, la luce e la scelta del bianco e nero così contrastati a volte e morbidi in altre, contribuiscono a creare un’atmosfera drammatica, ma anche di struggente bellezza.

Altro progetto fondamentale è Genesis, una serie di immagini incentrate sulla bellezza incontaminata della natura e delle sue creature. Dopo anni dedicati a ritrarre le sofferenze dell’umanità, Salgado ha voluto dedicarsi alla celebrazione della natura, mostrando paesaggi selvaggi e animali in tutta la loro maestosità. Immagini come quelle di immensi branchi di pinguini in Antartide o le foreste pluviali amazzoniche ci ricordano la fragilità e la bellezza di un mondo che va protetto.

Tra le sue immagini più famose troviamo gli scatti dei minatori d’oro della Serra Pelada in Brasile, che ritraggono fiumi di uomini e bambini scalare montagne di fango con sacchi di minerali sulle spalle. Queste fotografie non solo raccontano una condizione di lavoro estrema, di sofferenza e sfruttamento, ma evocano anche un senso di epica e tragica bellezza.

Lavoratori nella Gold Serra Pelada, Brazil [Paulina Aguilera, CC BY-NC-SA 2.0, Flickr]

Un talento di fama mondiale

La fama di Sebastião Salgado è dovuta alla potenza delle sue immagini, che evocano un senso di atemporalità e drammaticità. La sua scelta del bianco e nero non è una semplice preferenza stilistica, ma una scelta consapevole che amplifica l’intensità emotiva delle immagini, spogliandole di qualsiasi distrazione cromatica e concentrando l’attenzione sull’essenza del soggetto.

Il suo approccio umanistico e il suo impegno sociale hanno reso la sua fotografia una testimonianza essenziale della nostra epoca. Inoltre, la sua attenzione alla sostenibilità lo ha portato a fondare l’Instituto Terra, un’organizzazione dedita alla riforestazione della regione brasiliana del Minas Gerais. É stato girato anche un film su Salgado e il suo lavoro, diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado (figlio di Sebastião), che s’intitola ‘Il sale della Terra‘ (Le sel de la terre) del 2014.

La capacità di Salgado di catturare la dignità umana anche nei contesti più difficili, la sua maestria tecnica e la sua capacità di creare una narrazione visiva coerente e potente, lo hanno reso uno dei fotografi più importanti del nostro tempo.

Ritratto [Municipio di Belo Horizonte, Pubblic domain, Flickr]
Attraverso il suo obiettivo, Salgado ha raccontato il dolore, la speranza e la resilienza dell’umanità, lasciando un’impronta indelebile nella storia della fotografia contemporanea. Le sue opere sono un lascito prezioso per la storia, un potente appello alla coscienza e una testimonianza indelebile della complessità e della bellezza dell’esistenza umana.

 

Margherita Scalvini

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