Giorgio Vasari considerò il vestibolo e la relativa scala della Biblioteca Laurenziana di Michelangelo Buonarroti una vera e propria rivoluzione. Lo scalone appariva e appare tutt’ora come una vera e proprio scultura.
Michelangelo architetto
I lavori del cantiere della biblioteca iniziarono nel 1524 proseguirono per un decennio, fino al 1534. Noto per aver lasciato incompiute molte delle sue opere, Michelangelo seguì in prima persona la costruzione della scala della Biblioteca Laurenziana nonostante i molti progetti in cantiere e l’avvicendarsi di diversi potenti a Firenze. Tuttavia nel 1534 dovette abbandonare la città e alcune parti della biblioteca furono completati senza di lui seguendo, però, i progetti di Michelangelo.
Diversi cambiamenti
Inizialmente Michelangelo non aveva previsto per la biblioteca Laurenziana la presenza di un vestibolo prima della sala della lettura e perciò nessuna scala. La progettazione di un vestibolo fu necessaria a causa della differenza di quota, circa 3,5 metri, fra la nuova biblioteca, che fu costruita sopra la canonica di San Lorenzo, e il secondo piano del chiostro.
La progettazione e la costruzione fu lunga e travagliata. Furono numerosi i cambi di progetto puntando ad aumentarne la grandezza anche per renderlo un simbolo del potere dei Medici. In aggiunta c’era un Michelangelo che da scultore si avvicinava ed entrava in contatto con l’architettura quasi per la prima volta, studiando Bramante e l’architettura antica.
Possiamo riassumere che la forma del vestibolo e della scala della biblioteca Laurenziana sono il risultato della creatività di Michelangelo e dell’ambizione di Clemente VII, figlio di Giuliano de’ Medici e nipote di Lorenzo il Magnifico, e che fu dettata anche dai numerosi vincoli imposti dalla struttura preesistente.
Molti progetti
Sono stati ritrovati diversi disegni di Michelangelo che mostrano il primo progetto per la scala della biblioteca Laurenziana. Mostrano una struttura semplice simmetrica, addossata alle pareti, che consisteva in due scalinate che si incontravano al centro. Probabilmente aveva preso spunto da modelli di natura liturgica ma anche da Giuliano da Sangallo riprendendo il progetto delle scalinata esterne di Villa di Poggio a Caiano.
Questo progetto iniziale era dovuto soprattutto alla non esperienza nelle costruzione di Michelangelo che vedeva nelle scale addossate una soluzione semplice e gestibile. Però, il papa, nonostante fosse soddisfatto del progetto di Michelangelo, voleva che la scala occupasse tutto lo spazio del vestibolo. A questo punto l’artista toscano riempì lo spazio centrale mantenendo le scale laterali ed il pianerottolo. Purtroppo papa Clemente VII morì prima del termine della biblioteca Laurenziana e non sono rimaste testimonianze visive dei progetti di Michelangelo per la scala.
Il nuovo committente, Cosimo I de’ Medici, fece modificare nuovamente il progetto richiedendo pietra serena al posto del legno di noce che era stato scelto dall’artista. Michelangelo aveva, infatti, pensato alla scala più come un elemento d’arredo secondario e non come un qualcosa di monumentale. Soltanto con l’intervento di Ammannati lo scalone sarebbe diventato quello che conosciamo oggi.
Scalini curvilinei
Non è certo se gli scalini curvilinei della scala della biblioteca Laurenziana fossero già stati pensati già nel progetto iniziare. Michelangelo sembra avesse lavorato fin dall’inizio a diverse soluzioni. Il disegno convesso e concavo della successione dei gradini si ispira alla scala indipendente progettata dal Bramante per il Palazzo del Belvedere in Vaticano. Ne sono la riprova tre disegni di Antonio da Sangallo il Vecchio conservati alla Galleria degli Uffizi e risalenti probabilmente alla fine degli anni venti del Cinquecento.
Vincoli strutturali
Le varie modifiche costrinsero Michelangelo a trovare un modo per sostenere la grande scala. Appoggiò sul solaio del ricetto un muro di sostegno che permettesse di distribuire il peso dello scalone sugli elementi della volta sottostante molto resistenti, così facendo potè non addossare la scala alle pareti.
Scelse di utilizzare delle colonne alveolate, prendendo ispirazione dall’architettura romana, quali la tomba di Annia Regilla sulla via Appia, usando soluzioni atipiche e più dinamiche rispetto a quelle proposte all’epoca. Le colonne vengono raddoppiate ed incassate, soluzione indispensabile per adattarsi ai vincoli strutturali della Biblioteca Laurenziana. Michelangelo non poteva fare altrimenti per volere del papa che gli aveva richiesto soltanto di inspessire le pareti non dovendo andare a modificare nient’altro.
Stile
Per la prima volta è riconoscibile un’anticipazione dello stile barocco già in procinto di nascere e dilagare in tutta Europa. Nella scala della Biblioteca Laurenziana si possono notare sia le linee rette caratteristica del rinascimento sia la linea curva. Sono i gradini ellittici la grande novità introdotta da Michelangelo che la userà anche nella progettazione delle tombe medicee della Sagrestia Nuova e nelle arcate del ponte Santa Trinita.
Grazie alle due balaustre dalle linee rette che si contrappongono alla linee curvilinee della parte centrata si ha l’impressione che la scala sembri scivolare sotto i piedi. In aggiunta, i due ingressi laterali sembrano unirsi al flusso centrale anche grazie all’assenza di inferriate rendendo la scala della biblioteca Laurenziana al pari di una colata di lava, come ha suggerito lo storico dell’arte ungherese ed esperto di Michelangelo Charles de Tolnay.
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