Ecco una voce che non canta da soprano in quell’Opera Universale che definiamo giardino…il giardino… in sostanza una meticolosa rappresentazione teatrale risultato di artifizi e finzioni con la pretesa di essere il più fedele possibile specchio della grande Verità della Natura. Pianta, la Sanguisorba, che canta senza stonature nel coro delle perenni da accompagnamento, così discreta e umile che non ha velleità da protagonista. Purtroppo è una di quelle piante che non può sfruttare la popolarità di un nome altisonante. Un nome che non lascia spazio a dubbi: le deriva dalla fama di riuscire ad assorbire il sangue poiché in passato era utilizzata per frenare le emorragie. Si arriva a impiegarla in giardino da maturi gardener, quando la fame di conoscenza e possesso è stata da tempo placata da piante più note e universalmente utilizzate. È un sottile compiacimento quando mi vengono richieste poiché il vivaio ne conta una collezione di tutto rispetto, una sessantina di varietà con altezze che vanno dai 30-40 centimetri ai 170 centimetri e oltre; offrono colorazioni rosso-vinaccia e dal bianco al rosa. Sono rusticissime, Si accompagnano con ottimi risultati a un’infinità di piante altrettanto semplici come Angelica, Aster amellus, Cirsium, Euphorbia, Geranium pratense, Kalimeris, Salvia, Veronicastrum e a graminacee tipo Deschampsia e Molinia.
Il segreto è piantarle in gruppi di almeno tre/cinque: aggiungeranno naturalezza e movimento ad aiuole troppo ingessate. Per ottenere risultati soddisfacenti sono necessari terriccio ricco con ottimo drenaggio, annaffiature non troppo esagerate, una buona concimazione organica all’inizio stagione (più che sufficiente) e una semplice potatura a fioritura avvenuta.
Prendo lo spunto dalle Sanguisorba per una riflessione. Osservare l’habitat dove crescono spontanee le piante è talvolta il punto di partenza da cui trarre conoscenze e insegnamento. Molte varietà che ritroviamo nei nostri giardini hanno caratteristiche ed esigenze del tutto simili a quelle dei loro progenitori che vivono allo stato selvatico. E così qualsiasi Papaver o Eschscholtzia californica o Romneya coulteri o Meconopsis che sia non potrà mai vivere all’ombra in terra umida. E così qualsiasi felce o elleboro o anemone che sia ringrazierà per essere risparmiato dal sole di mezzogiorno.
Passeggiare in campi di pianura, prati di collina, boschi di montagna o macchia mediterranea equivale a sfogliare manuali di botanica se l’occhio saprà osservare e non vedere superficialmente. Ricordiamoci che esistono applicazioni che scattando una semplice foto aiutano a riconoscere le piante regalando al passeggiatore curioso un ricco bottino di sapere. La Sanguisorba minor (comunemente nota come pimpinella) è facile da incontrare allo stato selvatico in terreni asciutti e rocciosi confermando che tutte le sue sorelle di più blasonate varietà prediligono le stesse posizioni. Piante di cui facilmente non noteremo la presenza nei nostri giardini… ma se dovessero non esserci ne sentiremo sicuramente la mancanza!