Salvador Dalì nacque e morì a Figueres, città della Catalogna (1904-1985). E’ oggi considerato uno dei più influenti artisti spagnoli nella storia dell’arte. Artista eclettico e prolifico, il suo nome è collegato principalmente al movimento del Surrealismo con cui ebbe complessi rapporti.
Le origini
Proveniente da una famiglia benestante, gli venne dato il nome del fratello maggiore, Salvador, morto prematuramente nel 1903. Salvador Dalì pensò tutta vita di essere la sua reincarnazione arrivando a dire: “Era la prima versione di me”. Frequentò una scuola d’arte, ma non si diplomò mai, ritenendo i suoi docenti non al suo livello.
Dalì, il surrealismo e il difficile rapporto con gli altri artisti
Il suo percorso artistico mosse i primi passi con il surrealismo con il quale, attraverso l’“automatismo psichico”, ricerca la liberazione del proprio inconscio e la libera rappresentazione delle emozioni più profonde.
Sebbene per tutta la vita continuò a ripetere che “Il surrealismo sono io” venne espulso da tale movimento a causa presunte simpatie, o per lo meno una non chiara condanna, di Francisco Franco e di Adolf Hitler. “Proclamo lo sguardo e le spalle molli di Hitler dotate di un lirismo poetico irresistibile” scrisse addirittura nel 1933. In particolare, Salvador Dalì entrò presto in conflitto con André Breton che lo accusò di mercificare troppo la propria arte arrivando a soprannominnarlo “Avida Dollars”, ovvero bramoso di dollari oltre che di essere un criptofascista.
Amava sorprendere e provocare non solo il pubblico, ma chiunque avesse intorno. Noti i suoi atteggiamenti stravaganti, a tratti eccessivi: ad esempio a una festa in maschera a New York, negli anni ’30, lui e la moglie Gaia si presentarono vestiti da Baby Lindbergh e il suo rapitore. Ebbe quindi controversi rapporti con i personaggi più illustri dell’arte e della cultura del tempo. Non a caso George Orwell sottolineò come fosse “contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano. Una cosa non esclude l’altra né, in alcun modo, la influenza”. Ciò nonostante riuscì a collaborare e a dare vita a visionari progetti artistico culturali con Luis Bunuel di Un Chien Andalou (1929) e con Walt Disney.
Dali in America
Salvador Dalì prima e dopo la 2° Guerra Mondiale viaggiò molto traendo dai viaggi e dai contatti un arricchimento per la sua produzione che fu ricchissima e non fu solo pittorica. Dopo aver visitato l’Italia, Parigi e Londra (dove riuscì infine a incontrare anche Freud) allo scoppio della seconda guerra mondiale Dalí e sua moglie si trasferirono negli Stati Uniti dove vissero per otto anni. Qui si riavvicinò alla sua fede cattolica e dette origine ad alcune opere a tema religioso, quali La Madonna di Port-Lligat (1949) che nel 1954 durante un viaggio a Roma regalò a Papa Pio XII e Corpus Hypercubus (1954) che inaugurano il suo periodo detto “Misticismo nucleare”. Finita la guerra, nel 1951, Dalì tornò in Spagna in Catalogna nonostante il franchismo, animando dubbi sul suo credo politico.
Le opere più importanti
Numerose sono state le sculture di Salvador Dalì (pensiamo a “Femme en flammes”1980 – Fusione in Bronzo) in bronzo o in vetro colorato, realizzò illustrazioni per libri, lavorò nel campo del design con la progettazione di oggetti famosi come il Telefono aragosta (1936) o il Divano – labbra di Mae West (1937). Tra le opere più celebri non possiamo che ricordare Morbida costruzione con fagioli bolliti: premonizione di guerra civile (1936), Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio (1944), Gli Elefanti (1948), Galatea delle Sfere (1952).
E’ possibile vedere numerose opere dell’artista all’interno del Teatro Museo Dalí a Figueres, città natale dell’artista. Il museo è stato progettato e creato dallo stesso artista quale espressione tridimensionale del surrealismo. Aperto nel 1974, è oggi tra i musei più visitati non solo della Catalogna e dell’intera Spagna.
La persistenza della memoria e Sigmund Freud
La persistenza della memoria è un dipinto del 1931 di Salvador Dalì. E’ da molti considerata l’opera surrealista per antonomasia. L’artista dipinge in una landa desolata alcuni orologi dalla consistenza molle e fluida, con l’intento di raccontare la relatività del tempo. Chiaro il riferimento a Sigmund Freud, l’artista riflette su come sia insostenibile l’antropocentrismo e come tutto in fondo tenda alla liquefazione e all’incapacità di essere contenuto e definito nettamente. Ogni essere non può che avere una propria visione della realtà, da cui scaturisce una negazione a qualsiasi forma di pensiero assoluto, fino ad arrivare a una forma di relativismo, a tratti nichilista.
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