Rododendro è il nome con cui lo si conosce di norma, ma scientificamente è Rhododendron e fa parte di un genere che vanta quasi un migliaio di specie. Arbusti e alberi, sempreverdi e a foglia caduca oltre che qualche specie epifita ma, ad avere la scena e a rubare la nostra attenzione, sono quelli annoverati alla voce ibridi rustici. Sono loro ad essere famosi per le loro spettacolari fioriture di primavera.
Origine e nomenclatura
Il suo nome deriva da rhodon (rosa) e dendron (albero) a causa della sua conformazione e delle vistose e stupefacenti fioriture che apparivano come rosai in fiore. Le origini del rododendro sono le più svariate perché, Africa a parte, ogni continente ne ha specie diverse.
Rododendro: conoscerlo un po’
Dire di poter conoscere bene il genere del rododendro, è leggermente pretenzioso, tante sono le specie. Soprattutto le cultivar che fanno parte dei cosiddetti ibridi rustici sono impressionanti per quantità. Data la loro diffusione, volendo focalizzarsi proprio su questi, allora bisognerebbe dire che il rododendro che si nota per le sue fioriture è un arbusto in genere sempreverde, di grandi dimensioni e che ama le posizioni fresche, con un giusto grado di umidità nell’aria e in mezz’ombra. Soprattutto i terreni acidi, sciolti e ricchi di humus perché cresce volentieri proprio nelle zone prealpine, ma dove può attingere a una certa mitezza di clima perché riparate dalle correnti più fredde e con il giusto grado di aria umida, come ad esempio i laghi del nord Italia, soprattutto il lago Maggiore – che ne è quasi l’emblema come alcune zone del Piemonte – e il lago di Como. Il rododendro di questi areali sviluppa dimensioni considerevoli, tanto da farne o un cespuglio gigantesco o un piccolo albero. Appartiene alla famiglia delle Ericaceae e all’interno del suo genere sono comprese anche quelle che vengono di solito riconosciute come azalee e gli azaleodendri.
Foglie e fiori
Il rododendro ha grandi foglie, in genere verde scuro o medio, tendenzialmente opache, un po’ coriacee.
I fiori del rododendro sono in genere campanulati e pentalobati, portati a mazzi agli apici dei rami dando origine ad un’infiorescenza. Hanno corolle di ogni genere di colore e tutti mostrano una maculatura cromatica contrastante quello delle corolle, in ciascuna gola. Caratteristici gli stami incurvati come nelle azalee. I boccioli delle infiorescenze vengono prodotti con molto anticipo rispetto alla fioritura e diventano essi stessi una componente ornamentale della pianta.
Tecniche colturali
Il rododendro non ha grosse richieste colturali. È necessario fare attenzione solo ad alcuni aspetti, poiché non ha mezze misure: o vive bene e fiorisce magnificamente, o non ce la fa e soccombe.
Terreno, esposizione e irrigazione del rododendro
Il rododendro proviene prevalentemente da zone prealpine e alpine e ama solo i terreni prevalentemente acidi o subacidi, soffici, sciolti e ricchi di humus. Predilige che siano drenanti poiché necessita di umidità anche del substrato ma senza ristagni. Gradisce maggiormente un’esposizione in mezz’ombra, meglio se data dalla proiezione dell’ombra di alberi alti che vegetano nei pressi.
Potature, propagazione, concimazioni e avversità
Non ne necessita di potature, a meno di asportare i rami secchi e deformati. Altra buona regola è quella di eliminare le infiorescenze sfiorite, onde evitare alla pianta la fatica di produrre semi. Il suo sviluppo può essere coadiuvato dal somministrare concime a lento rilascio, prima della fioritura, quindi a fine inverno. Per ciò che attiene alle irrigazioni, va detto che non si deve mai far asciugare la terra. Ideale è un substrato acido, composto anche da terriccio di faggio o castagno, irrigato con l’ala gocciolante: costante e sicura rispetto ai bisogni del rododendro.
Il rododendro si propaga per seme, talea, innesto e margotta. Il metodo più efficace e semplice è la talea. Si effettua tra giugno e luglio prelevando i rami nuovi che si formano subito dopo la fioritura. Può soffrire di clorosi se il substrato non è idoneo alle sue necessità.
Ivana Fabris
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