Nell’epoca contemporanea, segnata dall’avanzare della cultura di massa e da svariate – e a volte confuse – espressioni creative, è difficile dire cosa sia l’arte. O meglio, risulta difficile segnare un confine netto tra l’arte, classicamente intesa, e le diverse declinazioni di essa, come la fotografia, il cinema, il design, l’art direction, eccetera. Sono rari i casi in cui questi confini si aprono vicendevolmente, le sostanze si mescolano e fecondamente si contaminano. Uno di questi rari casi va sotto il nome di Ico Parisi, figura di artista completo per antonomasia, troppo spesso finito nel dimenticatoio. Ico Parisi, nome d’arte di Domenico Parisi ( 23 Settembre 1916, Palermo – 19 Dicembre 1996 , Como), è stato, infatti, pittore, fotografo, regista cinematografico, architetto, designer e art director. Riscoprire la grandezza di questa figura è l’obiettivo della mostra intitolata Ritrovare Ico Parisi, inaugurata oggi presso la Villa Reale di Monza, a cura di Roberta Lietti e Marco Romanelli. L’esposizione terminerà il 19 marzo 2017.
Tra gli enti promotori troviamo: Triennale Design Museum, Triennale di Milano, Camera di Commercio Monza Brianza, Villa Reale Monza e Reggia di Monza.
L’impegno di questi enti, in particolare modo di Triennale Design Museum, è quello di portare alla ribalta la produzione di artisti legati al territorio della Monza-Brianza, che per una ragione o per un’altra sono finiti fuori dal mondo mainstream dell’arte contemporanea. Per l’occasione, visto il vasto lascito di Parisi, si è scelto di dare dei limiti cronologici e tipologici alla presentazione dei ricchissimi materiali esistenti, quasi tutti appartenenti all’Archivio del Design di Ico Parisi di Como. I curatori hanno dunque privilegiato il periodo “classico” del lavoro di Parisi, ovvero dalla fine della guerra al termine degli anni ‘50, e un’unica tipologia: il tavolo. Questa scelta curatoriale deriva dalla presa di coscienza del fatto che ragionare, con la costanza e l’inventiva con cui l’ha fatto Parisi, sulla struttura trilitica del tavolo, considerandolo una architettura in nuce, è qualcosa che raramente è dato di vedere.
Il tavolo, nelle svariate accezioni, che vanno dalla vera e propria mensa alla scrivania, dalla consolle al coffee table e al carrello di servizio, è un argomento tipologico che accompagna Parisi fin dagli inizi della sua vicenda progettuale e dove l’architetto comasco dimostra una fantasia progettuale illimitata, fatta di improvvisi fuochi di artificio e parallelamente di una minuta e attenta ricerca di varianti formali. Il tavolo, per Ico Parisi, anche da un punto di vista simbolico rappresenta una parte centrale della casa, un punto focale. A partire da ciò nacquero tutte le sue sperimentazioni progettuali e di materiali, nonché le sue ricerche instancabili presso artigiani e industriali canturini. All’interno dell’esposizione, dunque, è possibile trovare sette tavoli, realizzati dal 1948 al 1955. Sette tavoli per sette storie diverse, storie progettuali e di vita.
Piero Di Cuollo
Via Triennale