TESTO DI PAOLO GENTA TERNAVASIO / FOTO DI ANDREA VIERUCCI
 

PAOLO GENTA TERNAVASIO, ARCHITETTO, RACCONTA LA SUA CASA E IL GIARDINO. TANTE STANZE VERDI, UN ORTO, UN LAGHETTO E UN
PARCO. IN ARMONIA CON GLI ELEGANTI INTERNI

Il “giardino” si articola su diversi scenari, tra loro complementari ma anche in grado di sostenere ciascuno un proprio ruolo: orto, parco e giardino interno. Quest’ultimo è stato da qualche anno ridisegnato, dopo il crollo di alcuni grossi alberi dovuto a un inusuale tornado, che ha rappresentato un vero “blessing in disguise”, un beneficio inaspettato, perché ha consentito  di dare un maggior respiro all’intero complesso, articolato su più corpi, prevalentemente sei-settecenteschi: una manica più evidentemente “aulica”, già convento francescano, nobilitata da un torrione e decorazioni murarie in stile seicentesco; quella originariamente rustica molto aggraziata, parzialmente modificata nell’800 e, finalmente, un “pavillon entre cour et jardin”, affacciato da un lato sulla corte interna e dall’altro sulla piscina e sul parco.
La corte interna  consiste in realtà in un insieme di giardini differenti che si fondono armoniosamente, tra prati rasati e siepi di bosso, punteggiati da antichi tassi: le forme bizzarre della loro potatura sembrano  annunciare al visitatore che molte sorprese lo attendono.
In un antico muro si apre un piccolo cancello che introduce all’orto: qui ci si trova di fronte a un tessuto assai ricco, fatto di geometrie ammorbidite dalle siepi di bosso, che fiancheggiano i sentieri pavimentati in mattoni, sottolineando il disegno formale dei quattro rettangoli in cui l’hortus conclusus è suddiviso. Altri bossi più grandi punteggiano, insieme con pali in legno dipinti di blu, con le loro sagome differentemente potate, le aree delimitate da contorni in legno, al cui interno vi sono fiori e verdure: una collezione di varie rose Austin (Eglantyne, Sharifa Asma, Graham Thomas), clematis, dalie, ortensie, tulipani in primavera, spiree, viburnum…
La “casetta” dell’orto contiene un ricco erbario degli anni 30 le cui tavole sono state incorniciate e appese ai muri. Dall’orto, passando per un altro cancello, si esce su un sentiero (la “promenade”) costeggiato da peri e caratterizzato da una fioritura primaverile di narcisi e tulipani che si affaccia su un canale attraversato da un ponte in legno:
questo mette in comunicazione il parco con un’altra area assai vasta disseminata di alberi di alto fusto. Il parco, annunciato da un grande tasso conico, è caratterizzato dalla pagoda che, si potrebbe dire, “sorge” su un piccolo lago, incastonata tra gli alberi del fondale. Non manca un labirinto di bossi, che è possibile ammirare da una “folly”  cilindrica che contiene una scala a chiocciola che culmina in un piccolo terrazzino belvedere. Della tradizione inglese sono presenti, oltre ai classici elementi (prati, siepi, acqua, muri) il senso della continua sorpresa, in un percorso progressivo che alterna lunghe prospettive a visioni circoscritte. Gli interni sono eleganti e semplici al contempo: i mobili e di arredi antichi sono resi gradevoli dai colori delle stoffe e delle pareti. La casa nei suoi tre corpi contiene oltre a numerose sale e camere da letto, ben tre biblioteche, caratterizzate dall’epoca cui appartengono le migliaia di libri conservati: i volumi più antichi, dal 500 al 700, animano con le loro legature pergamenacee e dorate  la biblioteca azzurra, come i libri dell’800 popolano la biblioteca delle vetrate, mentre la stanza di accesso al torrione raccoglie i libri moderni, inseriti in scaffali di legno nero. La complessità dei diversi disegni d’insieme garantisce una serie di impressioni visive inattese e capaci di produrre emozioni in una continua comunicazione tra dentro e fuori, senza forzature.