Potatura di alberi e arbusti: le domande poste in questo articolo sono fondamentali e lecite. Sappiamo perchè si interviene su una pianta per asportare rami e foglie? Sappiamo davvero come simili interventi andrebbero fatti?
“La migliore potatura di alberi e arbusti, è quella che non si fa o, al massimo, è quella che non si vede”. Questo il concetto di base che viene veicolato nelle scuole più qualificate.
In questo e nel prossimo articolo sul tema, si possono trovare indicazioni realmente utili – perchè basate su nozioni scientifiche basilari – e semplici perchè è essenziale che anche i non addetti ai lavori possano comprenderle e farle proprie.
L’arte della potatura non è frutto di improvvisazione o perlomeno non dovrebbe esserlo, che sia hobbistica o delegata a professionisti.
Fin dal sin dal II secolo a.C. ci portiamo nel genoma di Giardinieri i “ricordi dell’ars topiaria, detta anche opus topiarium” dei romani e via via di tutte le evoluzioni storiche che si sono susseguite nel epoche e nelle società della storia, in cui ci sono stati abili Giardinieri che hanno modellato con coscienziosa cura e dedizione le piante.
Potatura di alberi e arbusti: un’arte dimenticata
A questo punto sarebbe logica conseguenza aver acquisito una cultura sconfinata sull’arte del giardinaggio e della potatura, eppure non è così.
Nell’ultimo secolo abbiamo barattato la consapevolezza e la conoscenza, con lo sviluppo tecnologico del progresso.
La cultura non è più stata progressista nel conservare le buone pratiche agronomiche rispettose dei tempi della natura, perché di ostacolo della tecnologia a servizio della produttività quantitativa. Tutto ciò è avvenuto ovviamente a scapito della produttività qualitativa, per cui l’evoluzione è andata verso l’uso indiscriminato di forbici, cesoie, motoseghe, tosasiepi a scoppio e quant’altro potesse ridurre i costi e i tempi.
Decadimento e decadenza
Logica vuole che si è finito col banalizzare la potatura e, da arte sublime e filosofica, come nel caso dei monaci buddisti pellegrini con l’arte del bonsai e le gestioni dei giardini italiani e all’italiana ecc., e la si è messa solo al servizio del consumo.
Si badi bene di non cadere nella solita trappola della disquisizione che ci fu nel 700 con l’avvento dei giardini paesaggistici inglesi, contrapposti al formalismo francese e italiano.
Così come non dobbiamo farci intrappolare nelle sabbie mobili della discussione etica tra, se è giusto “topiare” una pianta o è più corretto lasciarla allo stato naturale (su questo potremmo aprire un altro capitolo). Ciò non toglie che allo stato attuale si sia superato ogni limite tollerabile, non solo per le piante.
Perchè si pratica la potatura di alberi e arbusti?
Quindi, se si vuole ridare un senso alla potatura, giocoforza che si non possa non parlare prima dei meccanismi che vi ruotano intorno. Il centro gravitazionale di questa arte fa perno vitale attorno alla conoscenza che abbiamo del modo in cui cresce una pianta e quali effetti ha la potatura su di essa.
La non conoscenza della fisiologia dei viventi nel mondo vegetale
Purtroppo mi rendo sempre più conto che non sappiamo come funziona una pianta, che sia arbusto, albero o filo d’erba, per cui prima di parlare di tecnica, il buon Giardiniere deve assolutamente prendere consapevolezza di cosa sono e quali conseguenze hanno le sue azioni su questi affascinanti abitanti del nostri Giardino. Forse solo dopo questa conoscenza saremo in grado di capire modi, tempi, conseguenze e finalità della potatura e della sua eventuale necessità.
Le piante crescono, ma quando si acquistano non si ha chiaro quanto
Le piante crescono ma non ce ne accorgiamo veramente se non quando cominciano ad occupare legittimamente spazi che però noi non gli avevamo destinato e ricorriamo alla potatura correggendo i nostri errori.
Ma come cresce una pianta e come funziona?
Semplificando molto, le piante si accrescono in altezza e nello spazio circostante con la crescita primaria (allungamento delle gemme e degli apici radicali) e mediante un accrescimento secondario o radiale (allargamento del fusto con i famosi cerchi con cui tutti sanno contare gli anni di un albero),
Se sulla crescita chiedo “dove sarà tra 10 anni un chiodo piantato oggi, nel tronco a 10. cm da terra?”, molti rispondono che sarà in alto da qualche parte.
Quando domando “con cosa mangiano le piante”, ancora molti rispondono dalle radici.
Se chiedo “cos’è una gemma?” faccio fatica a ricevere una risposta soddisfacente.
Domande essenziali per imparare a pensare e a conoscere le piante. E le risposte?
Possono sembrare tutte domande “tecniche” ad appannaggio esclusivo di tecnici ma farle diventare parte del nostro bagaglio culturale anche in forma semplificata, non faranno altro che aumentare la nostra consapevolezza sul mondo vegetale che cresce nel Giardino.
Il chiodo sarà sempre a 10 cm. da terra ma molto probabilmente inglobato nel tronco, conseguenza della crescita secondaria.
Le foglie sono il laboratorio alchimistico ed energetico per produrre zuccheri e risorse per la vita e la crescita di una pianta.
Le gemme sono lo strumento con cui le piante creano i mattoncini con cui “montano” fusti, rami, foglie, fiori e frutti, il tutto racchiuso nelle cellule meristematiche, un sottile strato altamente specializzato proprio in punta alle gemme e agli apici radicali.
Ah e le radici, che non vediamo ma che hanno un ruolo fondamentale…Non solo servono ad assorbire acqua e sali minerali ma, non meno importante: ancorano le piante al suolo.
Conoscere le piante induce a potare il meno possibile
Ora, se sappiamo quale ruolo fondamentale hanno gemme e foglie, perché potiamo le piante asportando gran parte della massa vegetativa, compiendo gli scempi che vediamo al giorno d’oggi nelle nostre città e nei nostri Giardini?
Notate che una capitozzatura scriteriata non ha nulla a che vedere con la capitozzatura continua che veniva praticata nei giardini formali.
I danni della potatura di alberi e arbusti, inadeguata
Una potatura scriteriata causa ferite di diametri importanti che la pianta non riesce a compartimentare (isolare) da attacchi fungini e che nel tempo degradano il legno causando marciumi, cedimento del legno e morte di branche o anche di piante intere. La capitozzatura continua, invece, era frutto di un’osservazione e un rispetto tale per cui molte piante hanno passate “indenni” i decenni, fin oltre il secolo, anche se gestite con continue potature. La ragione è che prevedevano tagli frequenti ma su piccoli diametri e quant’altro facesse in modo che i tessuti rimanessero il più sani possibile, quasi riproducendo un’azione naturale che fanno gli erbivori brucando le chiome di alberi ed arbusti. Qualcosa, cioè, che è noto alle piante e che sopportano da millenni, ina una sorta di scambio per la sopravvivenza di specie animali e vegetali.
Ora che abbiamo i primi strumenti per cominciare a valutare la potatura, ci occorrerà un altro capitolo per definirne utilità ed opportunità.
Andrea Iperico
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