Il pollice verde è un’espressione comune utilizzata per descrivere la capacità di coltivare piante con successo. La coltivazione delle piante, sia in casa sia all’aperto, è diventata sempre più popolare negli ultimi anni. In parte a causa dell’aumento dell’interesse per l’agricoltura urbana e la sostenibilità.
Non è un talento naturale, perché può essere acquisito attraverso la pratica e la conoscenza. Ci sono alcuni consigli fondamentali per coltivare piante con successo. La scelta delle piante adatte al proprio clima e al proprio spazio, la cura adeguata del terreno e delle piante e la gestione delle malattie e degli insetti. Coltivare le proprie piante, inoltre, può avere molti benefici per la salute mentale e fisica. La cura delle piante è un’attività rilassante e gratificante che può aiutare a ridurre lo stress e migliorare l’umore. Inoltre, le piante aiutano a migliorare la qualità dell’aria di una casa e ad aumentare la sensazione di benessere.
Il pollice verde è una capacità che può essere sviluppata attraverso la pratica e la conoscenza. Con le giuste risorse e supporto, chiunque può diventare un esperto giardiniere e godere dei benefici di avere piante sane e rigogliose in casa o nel proprio giardino.
Pollice verde e pollice nero con le piante, sono frasi che si sentono ripetere spesso e la credenza popolare ha fatto sì che si creasse una sorta di mitologia in tal senso.
In realtà non esiste il pollice verde come non esiste quello nero. Esiste solo una sorta di pregiudizio o di timidezza verso ciò che non si conosce e, convinti di non aver avuto per grazia ricevuta il pollice verde, si è evitato di provare ad avvicinare le piante passando da soluzioni diverse.
Per tutti la pianta giusta
Infatti, esistono piante per tutti a prescindere, anche perchè si può scoprire se realmente non si ha il pollice verde solo sperimentando. Il metodo migliore è quello di partire, però, dai giusti presupposti che sono dati dalle conoscenze minime e dal documentarsi il giusto. Nell’era di Internet si trovano informazioni ovunque. Indubbio che non tutte siano affidabili ma, dopo aver letto in almeno 3 o 4 siti e avendo trovato notizie che coincidono, effettivamente si può cominciare ad avere un minimo di basi per capire come approcciare al mondo delle piante.
Un mondo alla portata di tutti
Non è difficile capire come funziona il mondo vegetale. Ci vuole un po’ di pazienza, voglia di mettersi in gioco e sperimentare. Di base, però, si dovrebbe partire da almeno un pizzico di passione, ossia, quel tanto di desiderio di riuscire a coltivare una pianta che piace. Solo così si può scoprire se effettivamente si abbia qualche possibilità di avere il famoso pollice verde.
Domande per andare alla ricerca del proprio pollice verde
Il primo ma fondamentale passo, è porsi le domande giuste:
- in quali locali della propria casa si vorrebbero mettere le piante?
- quante ore di luce/ombra hanno queste zone?
- quante cure si ha tempo e voglia di dare?
Stabiliti i propri desiderata, non resta che spostare l’attenzione sulle piante per capire come ragionano e come si partecipa alla loro vita.
I bisogni basilari delle piante e le loro origini
In merito a questo aspetto, quando si incontra la pianta che piace, oltre a cercare di sapere il suo nome, prima di tutto ci si dovrebbe domandare: “Da dove proviene?”. Questa, malgrado appaia piuttosto banale, è invece la domanda delle domande. Infatti, se è pur vero che quelle che si acquistano sono tutte nate in un qualche vivaio olandese, sudafricano o anche italiano, è altrettanto vero che conservano ovviamente le caratteristiche originarie. Un po’ come gli esseri umani, in pratica. Ciascun vivente reca in sé un codice genetico che può, sì, modificarsi in base alle condizioni ambientali in cui vive, ma non più di tanto.
Ogni essere vivente ha bisogno di un suo habitat
Si sente frequentemente parlare di habitat naturale e bisognerebbe tenere sempre a mente che questa locuzione ha un peso specifico ben preciso perchè rappresenta proprio quella condizione ambientale che consente non solo la qualità della vita ad ogni vivente, ma in molti casi addirittura la sua sopravvivenza. Nessuno, invero, porterebbe mai un pinguino a vivere in una zona desertica o uno scimpanzè al circolo polare artico: è noto che non sia appunto il loro habitat naturale.
Rispettare i bisogni di qualunque vivente, è un must
Allo stesso modo non verrebbe in mente a nessuno di dare in pasto a tigri e leoni una rotoballa di fieno, tantomeno ciberebbe un elefante con una mezza tonnellata di hamburger. Altresì, impossibile che qualcuno si sogni di pensare che un eskimese, improvvisamente obbligato a vivere ai tropici, si troverebbe immediatamente a suo agio. Laddove essere a proprio agio comporta godere di benessere fisico. Il povero malcapitato, a 40° e con il 100% (o quasi) di umidità nell’aria, riuscirebbe ad ambientarsi, prima o poi, ma questo gli richiederebbe un forte stress e una non meno stressante e lunga fase di adattamento. Perchè, dunque, per le piante – che sono organismi vivi – dovrebbe essere diverso?
L’adattamento delle piante e il ruolo dell’uomo
Se si parte dal principio che le origini di una pianta sono le basi fondamentali per riuscire ad avviare un percorso per generare il proprio pollice verde, si è già fatta molta strada. Il passo successivo, però, riguarda il comprendere che sia necessario creare un’interazione fra la capacità di adattamento delle piante e il supporto che l’ospitante (cioè ogni essere umano) debba dare loro per far sì che si generino le migliori condizioni affinchè accettino un habitat che non è propriamente il loro. Quindi, nel momento in cui si decide di acquistare una Alocasia, una Stromanthe o una Sansevieria, non si potrà non tener conto che originano dalle foreste tropicali. Questo non significherà creare un clima caldo-umido al punto di creare una condensa tale da bagnare muri e vetri di casa propria, bensì di provare a fornire alla pianta quel tanto che le serva per riuscire appunto ad adattarsi. Piante ed esseri umani possono creare una relazione proficua per entrambi, in questo modo. Assunto questo principio, il pollice verde comincia ad assumere una struttura portante che sarà definitiva.
Fiat lux, la vita si regola con essa
Non solo acqua e cibo, sono determinanti per la vita. Anche la luce. Sono noti gli effetti sulla salute umana della carenza di luce. Le ricadute sono assolutamente importanti per la chimica di tutto l’organismo. Allo stesso modo è determinante tenere conto che le differenti esposizioni alla luce, possono modificare sia le abitudini sia la cultura di un popolo, nondimeno i tratti generali del carattere di una popolazione, al pari delle condizioni climatiche. Lo stesso vale per le piante. Anzi, forse anche di più, considerato che esse si procurano il nutrimento attraverso la luce. La fotosintesi clorofilliana, cioè quel processo attraverso il quale le piante si procurano nutrimento grazie alla luce, è possibile solo mediante la presenza di un determinato numero di ore di esposizione alla luce che variano in base al genere. Anche in tal senso, è sempre fondamentale partire dal domandarsi dove, la pianta di interesse, ha origine in natura. Se si parla di piante tropicali, infatti, sarà logico concludere che, nelle foreste pluviali, la vegetazione sia fitta. Pertanto la luce di cui necessitano è per forza una luce indiretta e filtrata. Lo stesso vale per i generi che invece originano nelle foreste dell’emisfero boreale, compresi quelli dei nostri boschi. Stesso ragionamento per le piante che originano invece da zone assolate. Come, ad esempio, i generi spontanei nella macchia mediterranea a cui un certo numero di ore di luce diretta e una certa circolazione d’aria, non deve mai mancare. Pollice verde: positive work in progress…
Capire i substrati: il pollice verde mette radici
Le radici sono una parte fondamentale dell’esistenza: sia se si intendono come la conservazione della memoria genetica per ogni genere e specie di viventi, dall’evoluzione in poi, sia per quanto riguarda la vita biologica in senso stretto, soprattutto se si parla di piante (ma non solo di esse). Perciò, il passo successivo al pensare all’ambiente e a quanta luce serva per farle vivere al meglio, dovrà essere in direzione del domandarsi: “In che substrato vegeta questa pianta?”. Con un simile quesito, a cui è d’obbligo trovare risposta, è sicuro che si farà un altro passo in avanti per generare il proprio pollice verde, poiché si riuscirà a dare alle proprie piante, quel qualcosa in più di ciò che maggiormente abbisognano.
Quali parametri osservare sui substrati per ottenere il proprio pollice verde
Nello specifico: se si è orientati verso una pianta abituata a vivere sotto al sole, come le cactaceae, giusto per fare un esempio, si dovrà ragionare in funzione del fatto che nel loro ambiente naturale vivono in assenza di precipitazioni, che hanno modificato le foglie rendendole spine così da disperdere meno acqua possibile. Altra valutazione indispensabile è quella di memorizzare che non esiste pianta che viva bene se le proprie radici vengono soffocate dal compattamento del substrato. Perciò, sarà semplice concludere che il substrato idoneo – alle succulente come alle cactacee – è un terreno estremamente drenante, sabbioso e leggero. Allo stesso modo un ciclamino o una felce, che sono piante da sottobosco, da ambienti ombrosi e ricchi di humus, necessitano di terricci soffici, ricchi di nutrienti e tendenzialmente drenanti. Per le piante da interno, questa spiegazione vale addirittura il doppio.
Acqua sempre ma a ciascuna la sua quantità
Il primo pensiero che attraversa la mente dinnanzi ad una pianta che mostra uno stato di stress è quella di somministrare più acqua. In realtà la prima causa di morte delle piante è dovuta a eccessi e ristagni idrici più che per carenza. Perciò, anche in questo senso è indispensabile tornare a riflettere su dove origina la pianta che si desidera o che già si possiede. Le succulente, le cactacee, le piante della macchia mediterranea, giusto per avere generi di riferimento in questo esempio, non hanno bisogno di annaffiature generose e frequenti. Ne hanno bisogno sicuramente di più di come si verifica in natura, ma non così tanto di più. Le piante da interno, invece, seguono bisogni più specifici e necessitano di informazioni quanto più precise, in grado cioè di generare un particolare equilibrio e sensibilità nei neofiti. È su questo argomento che il pollice verde si affina.
L’acqua per le tropicali: un mix iniziale di cautele per avere successo con il pollice verde
Le piante d’appartamento solitamente provengono dalle fasce tropicali del pianeta. Giocoforza che necessitino di un’irrigazione più dosata e attenta e che ricrei il più possibile quella somiglianza della condizione di umidità del substrato che queste piante ottengono dall’esposizione ombrosa, dall’evaporazione delle parti acquose in sospensione nell’aria, dalla guttazione di altre piante che vivono in consociazione a loro, oltre che dalle precipitazioni. Senza far spaventare chi cerca di creare il proprio pollice verde con tutte queste indicazioni che appaiono complicate, meglio stabilire poche ma fondamentali regole.
Irrigare col buon senso: come fare
Per fornire acqua alle piante da interno, meglio dosarla gradualmente di volta in volta per trovare il giusto equilibrio e la pianta lo comunicherà sapientemente. Quello che però davvero conta di più, è evitare i ristagni poiché, le piante d’appartamento più diffuse, in natura hanno in genere un substrato molto drenante. Inoltre, dare quella umidità (specie in inverno) che tanto amano con le giuste nebulizzazioni, instaurerà un circolo virtuoso che darà buoni frutti. Se l’ambiente avesse un clima molto secco a causa del riscaldamento, è sufficiente un umidificatore. Può essere anche di tipo molto casalingo: un contenitore ad imboccatura larga pieno d’acqua, posto fra i vasi delle piante più bisognose in tal senso, fa la differenza. Fra vari tentativi e l’osservazione delle risposte, il buon andamento si raggiunge, anche perchè le piante hanno una capacità di adattamento di molto superiore a quella umana e via via si abitueranno al trend.
Nutrire è meglio che curare
Le piante ricavano, in genere, nutrimento dal substrato grazie ai macro e ai microelementi contenuti. In piena terra gli scambi chimici generano sostanze di cui le piante hanno bisogno, anche attraverso la degradazione della sostanza organica che vi si deposita. Inoltre, hanno la possibilità di allungare le radici per andare alla ricerca di quanto necessita loro. Le piante in vaso, invece, per ovvie ragioni non possono e spesso vanno incontro a sofferenza da carenza di questi elementi. Perciò, meglio prevenire. Indubbio che, anche se coltivate in pieno campo, possano soffrire della mancanza di alcuni elementi, ma appunto, possono cercarli mediante gli apparati radicali che sono liberi di provarci. Quando si coltiva una pianta che invece subisce la limitazione del vaso, è indispensabile pensare anche al suo nutrimento.
I nutrienti indispensabili
In questo ambito conta soprattutto sapere che le piante hanno – praticamente tutte – necessità di alcuni elementi fondamentali. I macroelementi principali quali Azoto (N), Potassio (K), Fosforo (P). Macroelementi secondari tra cui i più importanti sono Magnesio (Mg), Ferro (Fe), Zolfo (S). Oltre a queste sostanze, necessitano anche di microelementi quali Rame (Cu), Silicio (Si), Manganese (Mn) e Zinco (Zn). Si trovano tutti senza fatica nei garden o presso i consorzi agrari, in formulazioni già pronte all’uso e in base alla necessità. Senza addentrarsi e fare un trattato su ciascuno di questi elementi, onde evitare di scoraggiare chi ha voglia di farsi venire il famoso pollice, meglio limitarsi a dire l’essenziale. Ciascuno di questi elementi ha un ruolo preponderante nello sviluppo e nella vita delle piante ed ognuno di essi è deputato ad una precisa funzione biologica. Va posta però attenzione che, come nell’essere umano, gli eccessi nutrizionali non fanno bene: minano proprio la salute stessa delle piante che si coltivano. Di conseguenza, piuttosto di eccedere per troppa cura, meglio essere parsimoniosi: dare nutrimento ma senza esagerare, sempre un pochino meno che un poco di più.
In estrema sintesi, si diventa un pollice verde partendo da questi presupposti di base:
- individuare una pianta;
- informarsi sul suo nome e sull’habitat naturale di provenienza;
- stabilire i bisogni di luce, idrici, del substrato e del grado di umidità, sempre tenendo in debito conto i suoi natali;
- assumere informazioni prima di tutto dotandosi di qualche testo o manuale di base cartaceo o nei siti ritenuti affidabili;
- valutare se sia idonea al proprio ambiente;
- se i prerequisiti corrispondono alle condizioni ambientali in rapporto ai propri spazi, l’acquisto è fattibile. Diversamente meglio rinunciare onde evitare insuccessi clamorosi;
- valutare quante cure si ha voglia e passione di dare anche sulla scorta del proprio tempo disponibile, dell’esperienza maturata, nonché delle proprie personali inclinazioni.
Concludendo: è la pianta giusta al posto giusto che fa il pollice verde
Come si sarà dedotto, il pollice verde non esiste davvero. Esiste la voglia di scoprire perchè le piante con alcune persone si comportano come se le conoscessero da sempre e fossero loro amiche. Certo, ci sono soggetti più inclini a pratiche come la coltivazione di una pianta. Il solo aver avuto un esempio sin da piccoli attraverso la gestualità e gli strumenti di genitori soliti a coltivare , ma tutto passa comunque attraverso la conoscenza di base. Anche per i più vocati al giardinaggio.
È bene dunque tenere presente che nel panorama vegetale esiste una pianta giusta per tutti e una pianta giusta se è giusto il posto e se sono giuste le cure fornitele. Solo questo fa la differenza e, saperne di più per ottenere risultati soddisfacenti, è davvero semplice. Sperimentare partendo da piante ‘facili’ sulla scorta delle indicazioni fornite in questo articolo, inevitabilmente porterà a risultati. Mettere in conto gli insuccessi è sempre doveroso, ma l’impresa non è tipo mission impossible. La strada di chi dice di avere il pollice verde, è passata attraverso quanto suggerito qui. Inevitabilmente. Ci si innamora proprio così, del mondo delle piante, non esiste altra via. È così che si può scoprire che il pollice verde lo si aveva e non ci si era mai accorti.
Ivana Fabris
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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