All’interno del Vitra Campus a Weil am Rhein, una cittadina dove si incontrano i confini di Germania, Francia e Svizzera, il landscape designer olandese Piet Oudolf ha creato un giardino dinamico ed esuberante, aperto al pubblico all’inizio dell’estate 2021.

Non è il primo intervento di tipo paesaggistico effettuato nel quartier generale di Vitra: già nello scorso decennio Günther Vogt aveva creato un passaggio e una piazza alberati, negli immediati dintorni di Vitra Schaudepot, per creare un nuovo punto d’accesso al Campus, e Álvaro Siza una promenade delimitata da siepi di carpino in forma, per costeggiare alcune opere presenti nel Campus. L’intervento di Oudolf, tuttavia, si pone in un’ottica completamente nuova: è un giardino che appare perfettamente naturale e contemporaneamente un’opera d’arte, in grado di competere con le altre, quasi di completarle, diventando il punto centrale di tutti gli edifici e non una mera decorazione a servizio dell’architettura circostante. 

Foto courtesy ©Vitra
Il giardino fotografato a inizio estate con le erbacee perenni cresciute, molte delle quali in fiore, a comporre la tavolozza vegetale che si evolve nel tempo e muta colore, forma e dimensione. Al centro, vicino al ciliegio, Ruisseau, una linea di marmo con un canale di acqua corrente,  su disegno di Ronan & Erwan Bouroullec. Sullo Sfondo, una veduta di VitraHaus, progettata da Herzog & de Meuron. Foto courtesy ©Vitra

Ogni spazio del giardino è pieno di piante accostate le une alle altre come se tutto fosse successo spontaneamente, tranne che non è semplicemente ‘successo’: qualcuno lo ha progettato. Qualcuno con una profonda conoscenza delle piante, delle loro necessità e della loro evoluzione nel tempo e nello spazio, delle loro interazioni con le altre, attento sì alle fioriture ma anche alle trame e alla struttura, le ha meticolosamente disposte una a una per farle crescere insieme, proteggendo il suolo e favorendo la biodiversità, con un impatto minimo sull’ambiente, anche in termini di manutenzione.

Non si tratta solo di botanica e di complesse tecniche di piantagione, ma anche di design, sia nell’accostamento delle forme dei fiori, delle texture, degli habitus, sia nel layout dello spazio, pensato per essere vissuto, non semplicemente attraversato, e anche visto dall’alto. Il giardino si trova, infatti, tra l’edificio della fabbrica di Álvaro Siza e la VitraHaus, progettata da Herzog & de Meuron, dalla cui alte vetrate può essere guardato. Niente geometrie, linee rette, nessun rigore, piuttosto una disposizione informale e fluida, un sistema di piccoli percorsi curvilinei che conducono ovunque, offrono prospettive differenti e tengono le persone all’interno del giardino: non c’è un inizio e non c’è una fine. 

Le curve inclinate del percorso rispecchiano quelle della Vitra Slide Tower, progettata da Carsten Höller nel 2014, sul lato opposto di Vitrahaus. Il giardino è un sapiente mix di erbacee perenni e graminacee (circa 30.000, per un totale di circa 150 specie e varietà) e bulbose (altrettante), assemblate tra loro e ripetute per creare armonia, donare equilibrio, dare un ritmo e mantenere vivo l’interesse nel corso delle stagioni.

piet oudolf vitra garden Foto courtesy ©Vitra
Vista del giardino e sullo sfondo Vitra Slide Tower, progetto di Carsten Höller. Foto courtesy ©Vitra

Idealmente il giardino di Vitra può essere scomposto in tre tipologie diverse di piantagione, che evocano l’evoluzione dello stile del progettista nel corso degli anni.

La parte centrale è un meadow, in cui ogni pianta ha un ruolo, a volte di grande importanza, altre volte minore. Ci sono le matrix plant che costituiscono la base e spesso sono piante coprisuolo (o che in una fase della loro vita lo possono essere), occupano lo spazio limitando la crescita delle infestanti, e non rubano la scena, almeno, non tutte, soprattutto in primavera. Sono poche specie ma usate in gran quantità. La più importante è Sporobolus heterolepis, una graminacea raffinata ed elegante, con foglie filiformi verde brillante in primavera e in estate, per poi diventare arancio intenso in autunno prima di sbiadire nel loro colore invernale ramato chiaro. A fine estate, quando già le foglie iniziano a mutare colore, si alzano le sue spighe aperte e leggere e il meadow cambia completamente aspetto: Sporobolus si è preso la scena.

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Il meadow centrale in primavera. Foto courtesy Vitra ©CJulienLanoo

Ci sono poi le primary plant, scelte in base a forma, colore, epoca della fioriture e portamento per dare interesse in più stagioni. Sono usate con una varietà maggiore e ripetute in più punti, con alcune piante che diventano protagoniste avvicendandosi ad altre. Degna di nota è Echinacea pallida ‘Hula Dancer’, dai grandi fiori simili a margherite, con i petali molto sottili che ricadono verso il basso, bianchi sfumati di rosa; interessante anche in inverno per i capolini che rimangono sugli steli. Soprendente è Eryngium x zabelii ‘Big Blue’ dai grandi fiori ellittici circondati da un vistoso collare appuntito di strette brattee, tutti color blu acciaio iridescente, che illuminano il giardino per tutta l’estate. Appariscente, invece, Helenium ‘Moerheim Beauty’, sempre con fiori simili a margherite ma con petali a forma di cuneo rosso-arancio saturo che circondano un disco centrale scuro a forma di cupola e bordato d’oro. Sono piante che, insieme ad altre, sono richiamate nelle altre zone con tipologia di piantagione diversa, per dare un senso di continuità all’insieme.

Infine ci sono le scatter plant che punteggiano il disegno, danno un ritmo, sono l’accento e migliorano la sensazione di naturalezza. A metà/tarda primavera non si può non notare Eremurus himalaicus, che porta su uno stelo alto una lunga infiorescenza candida a coda di volpe che si apre gradualmente dal basso verso l’alto, fino a oltre due metri.

Una vista del meadow con la prevalenza della matrix plant Sporobolus heterolepis e la scatter plant Eremurus himalaicus. Si notano anche macchie di Salvia × sylvestris ‘Rhapsody in Blue’ e sullo sfondo Iris sibirica ‘Perry’s Blue’ Foto courtesy Vitra ©CJulienLanoo

In autunno, invece, è la volta di Schizachyrium scoparium ‘Ha Ha Tonka’, una graminacea dal portamento eretto e dalle foglie verde blu e morbide al tatto, che fiorisce in tarda estate in un mix di verde, grigio e rosso. È stato coltivato dal direttore del noto giardino Hermanshoff, a Weinheim (Germania), Cassian Schmidt, noto botanico e landscape designer, che si è anche occupato di coltivare, da semi provenienti dalla High Line, una delle ultime introduzione a Vitra: Rhus copallinum, un arbusto con più stagioni di interesse per le appariscenti pannocchie di minuscoli fiori giallo pallido, i frutti vellutati a grappoli quasi bordeaux e le foglie che diventano arancione vibrante e poi rosso fuoco in autunno.

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Un’altra vista del meadow in primavera. In primo piano, intorno al vecchio ciliegio, Ring, panca rotonda in metallo, e sullo sfondo una veduta di VitraHaus. Foto courtesy Vitra ©CJulienLanoo

Nel meadow sono inseriti due grandi cerchi rialzati lasciati a prato, che inducono a guardare le palette vegetali da diverse angolazioni.

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Uno dei due cerchi lasciati a tappeto erboso. Foto courtesy Vitra
©CJulienLanoo

Sui uno dei lati Oudolf ha usato uno stile di piantagione a blocchi più o meno regolari, più tradizionale ma ugualmente di grande effetto, con piante usate en masse e ripetute in più punti, senza, tuttavia, rinunciare a qualche scatter plant che si distingue dalle altre per altezza o portamento. Questo stile è stato usato anche in una parte sul lato opposto, dove invece, come nelle parti vicine a VitraHaus, predominano le piantagioni in macchie ripetute informali, più fluide, che creano un senso di naturalezza, in cui i gruppi si mescolano tra di loro, si incuneano l’uno dentro l’altro, sempre con qualche pianta di accento. In queste parti del giardino è stata impiegata la maggior varietà di piante, sempre secondo i principi adottati per le primary plant del meadow.  La posizione scelta per il giardino incorpora due interventi scultorei denominati Ring e Ruisseau, progettati da Ronan & Erwan Bouroullec nel 2018. Ring è una panca rotonda in metallo che circonda un vecchio ciliegio, Ruisseau è, invece, una linea di marmo che include un sottile canale di  acqua corrente. 

Foto courtesy ©Vitra
Un dettaglio della piantagione ai lati del meadow centrale con in primo piano le infiorescenze di Eryngium x zabelii ‘Big Blue’, accanto a Achillea ‘Terracotta’ e Geranium ‘Orion’ ormai sfiorito. Foto courtesy ©Vitra

Nel nuovo giardino i visitatori possono vagare, godersi ogni centimetro e avere un’esperienza sensoriale immersiva. Ovunque trovano una composizione equilibrata di piante con diversi punti di forza e di debolezza, diversi periodi di fioritura e cicli di vita. Il giardino mantiene la sua bellezza tutto l’anno, nei mesi di splendore e in quelli di decadenza. Le piante, spesso, hanno un’altra vita dopo la fioritura, ugualmente interessante: nel declino stagionale sono evidenti gli echi della natura.

Piet Oudolf con questo giardino ha aggiunto una nuova dimensione al Campus e offerto ai visitatori l’esperienza di una evoluzione continua di colori, trame, tessiture e profumi, perché il giardino vive.

Piet Oudolf

Figura di spicco del New Perennial Movement e della Dutch Wave, Piet Oudolf non ha bisogno di presentazioni. Ha realizzato living landscapes di alto profilo in tutto il mondo, tra cui il Lurie Garden al Millennium Park di Chicago, la High Line a New York, il Giardino delle Vergini all’Arsenale di Venezia, due giardini per Hauser & Wirth nel Somerset e nelle Baleari e l’Oudolf Garden Detroit al Parco di Belle Isle. Si è avvicinato al mondo delle piante e dei giardini a 25 anni, frequentando vivai e visitando giardini in giro per il mondo. Nel 1982, insieme alla moglie Anja, ha aperto a Hummelo, in Olanda, un vivaio dove vendeva piante rare, sottovalutate o mai considerate come piante da giardino. Il suo successo nella progettazione di giardini lo ha assorbito sempre più, tanto da indurlo a chiudere il vivaio e a trasformarlo in un nuovo giardino

Elisabetta Pozzetti

©Villegiardini. Riproduzione riservata

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