Picasso e il Cubismo, un binomio che sembra indissolubile, quasi POP tanto è conosciuto in tutto il mondo da tutte le generazioni. Pablo Picasso per tutti è infatti il Padre del cubismo. Eppure è una paternità complessa e quantomeno condivisa con altri. Da un lato la carriera dell’artista, nato a Malaga nel 1881, è così ampia e complessa che sarebbe sminuente collegarlo solamente a questo movimento per cui è dai più ricordato. Dall’altro, il Cubismo fu un movimento senza manifesto scritto, ovvero non c’è un momento preciso in cui nasce questo “nuovo genere”. Ci sono piuttosto artisti che nello stesso tempo (primi anni del ‘900) e luogo (principalmente Parigi e la Francia) si riconoscono in un cambiamento di genere e volontà espressive nell’arte contemporanea. E’ perciò utile e importante capire la natura del rapporto tra Picasso e il cubismo per capire tutta la storia dell’arte contemporanea.
Cosa si intende per Cubismo?
Il cubismo fu una delle prime avanguardie artistiche del Novecento, caratterizzata dalla scomposizione sistemica degli oggetti e dello e nello spazio. Rappresentando la realtà da diversi punti di vista il risultato è una sovrapposizione di più vedute, che rende quasi irriconoscibile il soggetto ritratto. Convenzionalmente lo si fa durare dal 1907 al 1914, ma con molte precisazioni al riguardo.
Paul Cézanne, Pablo Picasso e il cubismo
Pablo Picasso fu molto influenzato dalla ricerca artistica di Cézanne a partire dal suo Periodo rosa. Già nel 1905 in questo famoso e fortunato ciclo di opere l’artista mostra i primi segni di cubismo nella rappresentazione dei volumi e nella scelta dei colori. Molti studiosi vedono proprio in queste caratteristiche l’influenza dell’allora anziano e famoso Cézanne.
Non solo fu proprio Cézanne a scrivere – inconsapevolmente – le prime parole riguardo al cubismo. L’artista, noto per l’importanza data alla geometria nella composizione dei suoi dipinti, il 15 aprile 1904 scrivesse al suo caro amico pittore Émile Bernard: “(è importante) interpretare la natura in termini di cilindro, sfera, cono. Mettere tutto in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto, di un piano, retroceda verso un punto centrale.”
Queste parole sono state lette come il primo pensiero cubista nella storia dell’arte e molti studiosi si sono spinti a definire Cézanne quale precursore o addirittura capostipite del movimento cubista. In realtà sarebbe forse meglio leggere queste parole come frutto di una mente lucida e geniale che interpretò non tanto e non solo la condizione della propria arte, quanto lo spirito del tempo.
Senz’altro alcune opere come Mont Sainte-Victoire, dipinta non a caso alla fine della sua vita intorno al 1902-1905, presentano un’evoluzione “geometrica”, che può essere considerata espressione prodromica del Cubismo. Dobbiamo però ricordare che Cézanne mancò nel 1906 e che la sua carriera dovrebbe essere inserita più correttamente, per tecnica e caratteristiche, nel solco del post-impressionismo.
Come arriva Pablo Picasso al cubismo?
Prima di inquadrare il Cubismo è forse utile inquadrare brevemente Pablo Picasso. L’artista (Malaga 1881-Moungis 1973) è conosciuto con il cognome della madre a cui era legatissimo. Il padre, anche lui artista, e professore di disegno, favorì le sue doti artistiche da subito e Picasso, giovanissimo lasciò la Spagna per la Francia.
Si trasferì presto stabilmente a Parigi nel quartiere di Montmartre e Montparnasse e dove subito si immerse nel clima bohemien ricco di fermento di quegli anni. Piccasso era una persona complessa ma socievole, che amava la mondanità e frequentare altri artisti. A Parigi ebbe amici importanti: con Max Jacob condivise anche la camera. Il poeta Guillame Apollinaire lo supportò molto quando Picasso nel caso della Gioconda. Fu amico per tutta la vita di Henry Matisse , che avrebbe poi dato ironicamente il nome al cubismo. Picasso ebbe rapporti problematici se non anche tempestosi con molti altri artisti. Con Brancusi non riuscì mai a collaborare, perché l’artista rumeno temeva di essere strumentalizzato. Con Amedeo Modigliani ebbe un rapporto misto di amicizia e competizione a tal punto che disse – per spregio – di aver dipinto per “sbaglio” su una tela di Modì.
Altre amicizie invece influenzarono perfino la sua arte come Carlos Casagemas che, con suicidandosi nel 1901 lo portò in quello strato di prostrazione che fu all’origine del suo Periodo blu. Oltre agli amici, gli anni parigini furono anni di donne e di successi artistici.
Georges Braque Pablo Picasso e il Cubismo
Il Cubismo ebbe origine a Parigi nei primi anni del ‘900 essenzialmente dalla sinergia di due grandi artisti, Pablo Picasso e Georges Braque. Probabilmente i due si incontrarono tramite il comune amico Apollinaire a Parigi al Salon d’Automne a una retrospettiva di Paul Cézanne.
Questa profonda amicizia segna tutta la vita ed esistenza stessa del cubismo, che durò di fatto ininterrottamente fino al 1914, quando Braque fu richiamato alle armi (eravamo all’inizio della Grande Guerra) e poi, ferito e decorato con la Croce di Guerra e la Legion d’Onore, si trasferì in Normandia. In Normandia Braque cambia stile e la sua vita professionale prese altre strade, assumendo una dimensione più personale e autonoma. Partendo Picasso da Les demoiselles d’Avignon e Braque da Grand Nu, questi due artisti rivoluzionarono l’arte pittorica come vissuta fino a quel momento, a partire dal Rinascimento.
Caratteristiche del Cubismo
Si trattò quindi quello fra questi due artisti – Pablo Picasso e Georges Bracque – di un rapporto umano e personale destinato a cambiare la storia dell’arte figurativa, con un modo nuovo di rappresentare la realtà. La realtà è indagata a livello ontologico dal cubismo. Secondo la nuova concezione di arte, l’obiettivo non sarebbe più di rappresentare in modo fedele la realtà, ma sviscerarla in tutte le sue componenti. Per farlo è necessario inquadrare ciò che si vuole rappresentare quasi fotograficamente, ovvero da più angolazioni nello stesso momento. Era un approccio che univa le possibilità della fotografia a radici antiche e ancestrali. Non si può che notare l’influenza che l’arte primitiva e africana ha sul cubismo. Tale aspetto, introdotto già di Cézanne, fa sì che l’artista riporti i soggetti ai loro elementi geometrici costitutivi. La ricerca del cubismo era rivolta alla scarnificazione, ovvero alla massima semplificazione possibile. Anche il colore perdeva la sua precedente importanza, con il venire meno anche degli effetti di chiaroscuro.
Chi ha inventato la parola “Cubismo?”
Il cubismo non ha un manifesto programmatico iniziale. La parola “cubismo” nacque probabilmente nel 1908 grazie e in seguito a due commenti – ironici e denigratori – fatti davanti a un quadro di Braque da Henry Matisse che disse “sembrano fatti di piccoli cubi” e dal critico Louis Vauxcelles che commentò: “maltratta le forme, riduce tutto… a cubi”. All’artista e all’amico Picasso queste parole piacquero a tal punto da farle loro e da cominciaerle ad usare per indicare quello che stavano facendo già da alcuni mesi.
Le caratteristiche del Cubismo nella pittura di Pablo Picasso
Per Pablo Picasso l’arte stava andando incontro al proprio smembramento, alla scomposizione degli oggetti. Tale nuovo processo creativo avrebbe permesso di entrarne in profondità fino all’essenza delle cose. L’obiettivo è definire la realtà – sia persone sia oggetti – non per la forma ma per il ruolo nello spazio sia che. L’arte cessava del tutto di essere riproduzione della realtà per spingersi alla ricerca ontologica di quanto si voleva rappresentare.
Non a caso molti critici hanno visto nel cubismo un effetto nella pittura delle teorie di Freud. Picasso frammentava e ricostruiva a tal punto le immagini che il risultato finale spesso rendeva irriconoscibile il soggetto iniziale. Emblematica al riguardo l’opera “Il suonatore di fisarmonica” del 1911.
Il primo dipinto cubista: Les demoiselles d’Avignon
Molti sostengono che Picasso abbia fatto nascere il cubismo perché ha dipinto Les demoiselles d’Avignon. E’ da molti considerato il primo quadro cubista, quasi il suo “manifesto”. L’opera, conservata oggi al MoMA di New York, è stata dipinta tra il 1906 e il 1907 e segna la conclusione del periodo rosa. Fu un’opera concettuale e programmatica, fortemente voluta dall’artista, che realizzò un centinaio di studi preparatori e schizzi.
L’opera fa parte per ovvie ragioni della prima fase di Picasso, in cui ancora forte è l’influenza di Cézanne. L’artista ritrae cinque ragazze, forse di una casa di tolleranza, sembrano guardare direttamente chi è di fronte al quadro, anche la ragazza in primo piano che, seduta di schiena, rivolge però la testa verso lo spettatore. Leggiamo in questa nudità non provocante il rimando a immagini etniche: nella ragazza di sinistra che riporta una immagine egizia con il suo porsi di profilo e l’occhio grande, quasi frontale, e ancora nelle maschere delle due ragazze a destra.
Cubismo: non solo Picasso e Braque
Cubismo non vuol dire però solo Picasso e Braque. Nel clima parigino di inizio secolo tanti si unirono a questa ricerca artistica: da artisti come Marcel Duchamp, Albet Gleizes, Juan Gris, Jean Metzinger e tanti altri, che animavano la Parigi dei primi del Novecento. Sebbene lo scoppio della 1° Guerra Mondiale pose di fatto fine al movimento, la sua influenza si diffuse velocemente in tutta Europa, determinando la nascita di nuovi movimenti e correnti. Tra tutti non possiamo dimenticare Gino Severini and Piet Mondrian.
Jean Metzinger è tra l’altro il primo ad aver fatto emergere il rapporto tra le opere di Cézanne, Picasso e Braque. Il pittore nel 1910 scrisse “Già sono venuti alla ribalta artisti coraggiosi che sanno ciò che fanno e che sono veri pittori. … Se Cézanne ci ha mostrato le forme che vivono nella realtà attraverso la luce, Picasso ci fornisce una spiegazione materiale di come le forme vivano nella nostra mente. George Braque conosce perfettamente le grandi leggi della natura che giustificano questa libertà”
Picasso e l’evoluzione del cubismo
Tante sono le opere cubiste di Picasso: per citarne solo alcune “Ragazza con mandolino” del 1910 a “Ma Jolie” del 1911-1912 a “I tre musici” del 1921 oggi esposte al Museo di Arte Moderna di New York a tante altre
Dato il volume di lavori è possibile analizzare la storia stessa del Cubismo attraverso il percorso di Picasso. Possiamo così osservare chiaramente il susseguirsi di tre momenti distinti, tre fasi in cui questo movimento si evolse: il Cubismo primitivo (1907-1909) il Cubismo analitico (1909-1911) e il Cubismo sintetico (1911-1916).
Picasso e il Primitivismo 1907-1909
Picasso è un maestro del primitivismo (1907-1909): dopo Les Demoislees d’Avignon realizza un capolavoro come “Nudo della foresta” in cui la natura è scomposta nelle figure principali – cono, cilindro e sfera – già citate da Cézanne. E’ quindi corretto notare come tale fase, detta anche proto-cubismo sia influenzata e ispirata dal maestro post-impressionista. Nelle opere del Primitivismo di Picasso spazio e personaggi sono così molto semplificati. L’arte africana, arrivata da pochi anni in Europa, è una chiara matrice di queste opere, in cui l’artista ritrae da più punti di vista il soggetto-oggetto del dipinto. Il cosa sia ritratto è però ancora ben chiaro e visibile allo spettatore: un corpo, un oggetto, un paesaggio.
Picasso e il Cubismo analitico 1909-1911
Procedendo su questo percorso dell’analisi di Picasso attraverso le opere di Picasso non possiamo che citare il celebre “Ritratto di Ambroise Vollard” quale opera simbolo del cubismo analitico (1909-1911). In questa fase del cubismo gli artisti scomponevano le forme della realtà per arrivare all’essenza attraverso una ricomposizione concettuale e intellettuale nella fase di “assemblaggio” su tela. L’opera, oggi conservato al Museo Puskin di Mosca, fu dipinta a cavallo del 1909-1910. L’olio su tela riprende il mercante d’arte Vollard, che già nel 1901 aveva organizzato una mostra di Picasso, all’interno di un reticolo di line. Il risultato è un’immagine dalla grande profondità che nasconde ma non annulla i tratti del corpo. Le opere sono caratterizzate da toni spenti, e anche reminiscenze divisioniste, nella ricerca di una introspezione psicologica piuttosto che una riproduzione “realistica” e/o veritiera del soggetto. La fase del cubismo analitico è quella in cui più spesso è quasi reso irriconoscibile il soggetto ritratto.
Picasso, la quarta dimensione il Cubismo sintetico 1912-1916
Il cubismo sintetico, che molti fanno arrivare non al 1916, ma persino fino all’incirca al 1921 subisce ripercussioni dal mutato contesto socio-economico. Nel 1914 scoppia la Grande Guerra, molti artisti dovranno partire per il fronte.
E’ però erroneo, anche per una questione cronologica, intendere l’evoluzione da cubismo analitico a sintetico semplice causa della Guerra. Già alla fine del 1911 e pienamente nel 1912, un’opera come “Natura morta con sedia impagliata” mostra il cambiamento o meglio l’evoluzione dello stile cubista.
Nel 1912 Picasso realizza questo collage, ora conservato al Musée National Picasso di Parigi, nell’opera, su tela, in cui fa convivere pittura a olio, tela cerata, corda. Questo quadro, che rappresentava il primo passo verso il cubismo sintetico, inquadra la superficie di un tavolo ovale. Su di esso sono presenti oggetti vari (una pipa, una cannuccia, un bicchiere) inquadrati dall’alto in uno spazio in cui con gli oggetti convivono con scritte di giornale.
Qui la figura non è più solo scomposta come nel cubismo analitico: diventa altro. E questo essere altro diventa un momento davvero militare per tutta l’arte del Novecento e non solo. Nell’arte probabilmente, dicono molti, anche sulla scia delle nascenti teorie di Einsten, si introduce infatti l’idea del tempo, della cosiddetta quarta dimensione.
Pablo Picasso, il Cubismo e la Prima Guerra Mondiale
Nel frattempo, mentre il cubismo si evolve sempre di più in una direzione materica al di fuori della tela, scoppia la prima guerra mondiale (1914-1918). Il mondo delle avanguardie artistiche parigine in qualche modo si dissolve e molti artisti, tra cui lo stesso Braque, vennero arruolati.
Picasso, invece, in quanto cittadino spagnolo, ovviamente non fu arruolato. Rimase a Parigi e anche se il mondo anche artistico non era evidentemente più quello vulcanico e brillante di prima, Picasso in qualche modo riuscì a coltivare la propria ricerca artistica. Fu a un certo punto coinvolto da Jean Cocteau nella realizzazione del balletto, Parade, che stava realizzando per la Compagnia dei Balletti russi. Per completare questo progetto Sto arrivò a Roma e dove si innamorò della ballerina, Olga Khochlova. Picasso la sposò a Parigi nel 1918 e con lei ebbe il figlio, Paulo. Per il teatro e le sue scenografie Picasso viaggiò non solo a Roma, ma lungamente in Italia e ciò determinò il suo amore per l’arte classica e il suo “periodo neoclassico”.
Pablo Picasso e la fine del cubismo
Sebbene negli anni Pablo Picasso evolverà e si emanciperà dal cubismo dei primi anni, ne fu sempre in relazione e connessione: a volte odiandolo – con la fase del “Ritorno all’ordine” altre volte rivendicando e tornandoci. A partire dalla Grande Guerra l’allontanamento alla verosimiglianza rimane una cifra stilistica consolidata, ma la scomposizione della realtà diventa strumentale e non così pregnante e scopo stesso della pittura di Picasso. Nuovi stimoli come il surrealismo, seppure lontano dal fondatore Breton, si fanno sempre più palesi nei suoi lavori. A partire dal 1917 l’artista continua la sua ricerca artistica esprimendo una inedita volontà di tendere alla somiglianza con la natura in modo “più reale del reale, arrivando al surreale”.
Cubismo, guerra e Guernica
Se la Prima guerra mondiale aveva solo scalfito la vita dell’artista, quando la guerra irrompe nella sua Spagna tutto cambia. Proprio la Guerra spinse l’artista, irrimediabilmente scioccato e impossibilitato nel comprendere ciò che vedeva, a tornare alla scomposizione cubista anni dopo. Sconvolto dal feroce bombardamento di Guernica il 26 aprile 1937 Picasso conosce la guerra, e dà vita alla disperazione scomponendo e straziando la realtà nel suo capolavoro “Guernica” del 1937. Quest’opera che non si può definire cubista mostra però il permanere della scomposizione al fine di arrivare all’essenza del dramma ritratto.
Picasso, che nutriva simpatie comuniste era contrario alle brutalità franchiste. L’artista liberò così il suo pensiero contro le atrocità della guerra in un’opera-manifesto, destinata a diventare una delle massime espressioni davvero senza tempo del pacifismo contro la guerra. Guernica mostra il disfacimento dell’essere umano causato dal bombardamento e della cattiveria umana. Le figure sono riconoscibili come nella fase sintetica, ma la dimensione surrealista e simbolista pervadono l’opera. Guernica è un’opera di grandissimo formato, ma fu dipinta quasi di getto in soli due mesi. Il quadro fu esposto nel padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi il 12 luglio 1937.
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