Le piante da appartamento non regalano solo bellezza. Al pari della flora spontanea, giocano un ruolo fondamentale nell’esistenza umana a vari livelli, solo che spesso non si riesce a rendersene conto.
Ciò che il genere umano ha attorno a sè fornisce ossigeno, cibo, protezione; gli alberi permettono di costruire ripari, di scaldarsi o fabbricare mobili e, in molti luoghi del mondo, le case.
Elementi vivi, non oggetti
Si è soliti pensare alle piante solo come elementi che arredano il paesaggio o che ornano le case, quasi fossero inanimate, talvolta proprio come oggetti. Sono invece organismi vivi al pari di come lo è l’essere umano. Sono costituite da sistemi complessi più di quanto si immaginerebbe. Apparse sulla Terra quasi 500 milioni di anni fa, un tempo infinito rispetto all’uomo, hanno imparato a convivere con noi, pagando anch’esse il loro tributo alla storia. Soprattutto, come l’uomo, hanno dovuto adeguarsi, evolvere e specializzarsi.
Una storia antichissima quella delle piante da appartamento
Riflettendo sulle piante da appartamento, nella fattispecie, l’apporto che danno va tutto nella direzione della salute dell’essere umano. Scambi gassosi che migliorano la qualità dell’aria di piccoli ambienti, migliore umidificazione, capacità di assorbire sostanze nocive di moltissime di loro e risposta ai bisogni di elementi vitali all’interno delle case. Apporti vitali di cui non ci si accorge ma che sono davvero fondamentali.
Una storia su cui nessuno si pone domande: parebbe scontata
Ragionando in tal senso, infatti, ci si rende conto che quello che appare scontato per ciò che riguarda l’esistente in natura, lo è anche di più per le piante da appartamento.
Le piante da appartamento non ci sono sempre state
Ad esempio non molti sanno che non sono tanti anni che esiste l’uso di allevarle nelle proprie case. Neanche si sa che questa pratica era solo delle classi più abbienti. La storia dice che già all’apogeo della civiltà greca e romana era stata introdotta la loro coltivazione in vaso, nei cortili e nelle stanze. Solo dopo la fine del Medioevo e dopo la scoperta del Nuovo Mondo si iniziò a praticare una sorta di giardinaggio da interni con la flora che proveniva da Asia e Medioriente come dalle Americhe. Una pratica che continuò per secoli con dei costi proibitivi anche per quella cerchia ristretta di persone. Solo nella seconda metà del XX secolo si diffuse questa pratica che, per molti, sfociò in una passione vera e propria.
Scoperta delle piante da appartamento: una caccia durata secoli
Si è potuto ricostruire la storia di quella che nei secoli è divenuta una vera e propria caccia alle piante ornamentali sconosciute e rare, anche grazie ad una serie di reperti archeologici di grande valore. Uno su tutti: a Karnak, sui muri del tempio giubilare del giardino botanico del faraone Thutmose III, si sono scoperte raffigurate circa trecento piante. Si è capito che erano il frutto di un bottino di una campagna militare in Siria, avvenuta più o meno millecinquecento anni prima dell’era cristiana. Anticamente erano soprattutto le piante alimentari, le più ricercate, o quelle che potevano rivelarsi utili per altri scopi, come logico. Nel caso del tempio giubilare, si reperirono invece le prime tracce di piante ornamentali. Negli ultimi cinquento anni si aprì un vivace scambio e un florido mercato, per le piante ornamentali, da cui le nostre piante da appartamento.
Piante da appartamento: i ricercatori
Nel corso dei secoli sono stati davvero tanti. Alcuni di loro hanno impresso un segno indelebile nella storia delle piante. Ad esempio John Tradescant, padre e figlio, giardinieri di Re Carlo I, importarono un’enorme quantità di piante in Inghilterra da paesi diversi. Tradescant padre, dalla Russia, mentre il figlio anche dalla Virginia. È grazie a loro che arrivarono in Europa Phlox, Passiflora di diverse specie, Lupinus e alberi come il Liriodendron tulipifera. Con le attività di ricerca che avviarono loro si aprirono nuove possibilità per molti altri ricercatori. Questi si spinsero ad esplorare zone tropicali da cui discendono numerose piante da appartamento conosciute e coltivate ancor oggi.
Il baratto come forma di conoscenza oltre che di scambio
Prese anche il via una forma di baratto fra ricercatori di generi e specie diversi, processo che consentì larga diffusione delle piante scoperte in molti paesi. Un esempio famoso di cui si ha notizia, è quello di Pierre d’Incarville, gesuita francese che, giunto a Pechino con l’intento di convincere l’Imperatore ad avviare un commercio di piante con l’Europa, non solo riuscì nel suo intento ma fu anche assunto dall’Imperatore stesso come direttore dei giardini imperiali. Questo risultato grazie all’avergli donato due esemplari di Mimosa pudica importata dalle Barbados nel 1638 da Tradescant figlio. Gli era grato per avergli fatto scoprire la meraviglia di una pianta che, al solo leggero tocco, chiudeva le foglie.
Un lungo elenco di ricercatori di piante
Un altro nome conosciuto a chi frequenta il mondo della botanica poiché molte piante assai note, oggi riportano il suo cognome nella specie, è quello di Jean Delavay. Era anch’egli un gesuita di stanza nei pressi di Canton, dove svolse un lavoro infaticabile mandando più di duecentomila campioni di piante al Museo di Storia Naturale di Parigi. Attorno alla ricerca e alla scoperta delle nuove piante, si mosse però un intero mondo di professionisti interessati: non solo ricchi appassionati, dunque, ma anche botanici, naturalisti, scienziati, floricoltori e giardinieri.
Una ricerca costosa in giro per il mondo
Ognuno di essi contava su patrocinatori e mecenati per finanziare le proprie spedizioni che richiedevano ingenti cifre. Basti pensare alle distanze da coprire con le navi per percorrere le rotte da poco aperte verso paesi lontanissimi. Gli equipaggi da pagare e mantenere, i mesi di navigazione che occorrevano, talvolta anche più di mesi, erano un costo enorme e si comprende quanto necessario fosse avere alle spalle chi potesse provvedere. E, oltre ai grandi mercanti e all’aristocrazia, chi più dei re?
Le case reali del mondo alla ricerca delle piante
Riuscire a possedere rarità botaniche era, per principi, re, regine e imperatori, un segno di grandezza, di distinzione, qualcosa che dava ulteriormente forza al loro potere. Persino tre zarine come le imperatrici di Russia Anna, Elisabetta e Caterina II ‘la grande’, furono tra le più determinate e munifiche sostenitrici di spedizioni scientifico-naturalistiche.
Giorgio III d’Inghilterra – casata degli Hannover e Sassonia-Gotha-Altenburg che regnò per circa sessant’anni – volle addirittura realizzare insieme a sua madre, il giardino botanico reale di Kew e questo dice molto sul ruolo della ricerca e del commercio di piante provenienti da paesi lontanissimi nel mondo. A tal proposito, pare che persino un suo figlio illegittimo diede un contributo a questa ricerca: era stato mandato in Sudafrica per allontanarlo dall’Inghilterra a causa del suo comportamento e, nella proprietà dove viveva, uno dei giardinieri di Kew scoprì piante che poi vennero nominate come Clivia nobilis e Streptocarpus rexii.
Giorgio III e l’impronta alla ricerca
Giorgio III fece, però, un passo che determinò molto, nel mondo delle piante d’appartamento: diede ampia libertà di ricerca e di scelte, a sir Joseph Banks, suo amico e consigliere per i giardini reali, tanto che si dice che fu il re senza corona della floricultura inglese e il protettore di tutti i ricercatori di piante.
Joseph Banks il grande: l’autocrate al servizio del Re
Banks era già potente prima ancora di mettersi totalmente al servizio di Re Giorgio III. Proveniva dalla grande borghesia britannica, aveva studiato ad Harvard, Oxford e Eton. Aveva ereditato una straordinaria fortuna e aveva molte entrature e tutte ben allocate in tanti settori della società. Inoltre, aveva molti interessi in vari ambiti. Lo stesso Banks era stato a sua volta un esploratore botanico ed aveva partecipato a diverse missioni: Labrador, Terranova e persino in Australia col Capitano Cook per tre anni, dal 1768 al 1771. Divenuto consigliere reale per i giardini, non perse tempo e inviò numerosi ricercatori di piante in ognidove (Sudafrica, isole del Pacifico, India, America del nord e Australia) e qualche decennio dopo, anche in Cina, Giappone e America meridionale. Tutto ciò fece sì che a Kew arrivasse ogni genere di semi e di piante, benchè di queste ultime ne morirono a centinaia durante le traversate per raggiungere l’Inghilterra. Iniziò così un fiorente commercio e di conseguenza una coltivazione imponente per l’epoca: le piante tropicali stupivano e si rendevano desiderabili al punto che, soddisfare la domanda del pubblico, aveva dato il via ad un mercato che da allora non si è più fermato e continua anche ai nostri giorni attraverso la coltivazione delle piante da appartamento.
Le nuove conoscenze e le mode
In primis furono le cactacee a stupire e a essere le più richieste. In seguito le felci ebbero la massima attenzione. Nei salotti buoni dell’aristocrazia e della borghesia inglese, infatti, verso la metà dell’800 era considerata la moda del momento, coltivare felci. Intorno alla fine del secolo, prese il via una spasmodica caccia alle orchidee che divenne una vera e propria ossessione. Solo con l’avvio della I guerra mondiale, seguita nel giro di poco tempo dalle crisi del ’29 e la grande depressione e i prodromi di quella che sarebbe stata dichiarata come II guerra mondiale, il mercato subì importanti interruzioni, per riprendere a fiorire (è il caso di dirlo) negli anni subito successivi alla fine dell’ultimo conflitto bellico.
Il costo umano delle nostre piante da appartamento
Se le piante da appartamento potessero raccontare quale sia la loro storia originaria, se ne leggerebbero delle belle. Ciò ovviamente non è possibile e molto è già noto. Ogni spedizione comportava grandi rischi per la vita oltre che difficoltà inenarrabili. Dall’America settentrionale sono giunti numerosi generi e specie soprattutto da giardino poiché i colonizzatori ne importarono a centinaia, in Europa, già nel XVI secolo, dalle coste settentrionali. Erano altri paesi lontanissimi ad essere attrattivi ma un bel po’ pericolosi.
Ogni continente presentava dei rischi
Solo dopo l’inizio del 1800 i botanici si avventurarono a seguire le orme di Clarke e Lewis, sfidando nativi americani e zanzare a sciami, per aumentare l’importazione e la scoperta di nuove piante dall’America settentrionale. In Africa del nord era un grosso rischio andare a causa del mercato degli schiavi ancora attivo e in cui era possibile finire catturati ed essere venduti. Altresì anche nell’Africa equatoriale era davvero rischioso avventurarsi, a causa dell’eventualità, tutt’altro che remota, di contrarre la malaria e morire. Allo stesso modo, partire per Australia e Nuova Zelanda comportava di finire preda dei cannibali e venire divorati.
Tanta bellezza è giunta fino ai nostri giorni, malgrado tutto
Molte piante che dovevano resistere in mare moltissimi giorni, non riuscirono mai ad arrivare. Molte, moltissime altre invece sì. Da diversi paesi del mondo, da diversi continenti, da luoghi impensabili. Dalla Cina e il Giappone, ci sono arrivate piante insostituibili: le camelie, molte rose (anche dal medioriente), rododendri e azalee, ortensie, anzi, ciò che proviene da quei paesi è un numero vastissimo di piante e un numero impressionante di erbacee perenni che si coltivano ancor oggi nei giardini e sui balconi.
Piante da appartamento, mondi sconosciuti per gli europei, non solo geografici
Dall’America centro-meridionale e dai Caraibi, per questioni climatiche, pressochè tutte le piante da appartamento: Calathea, Dieffenbachia, le Bromeliaceae, le Fuchsia e tantissime altre.
Dalle regioni tropicali e subtropicali ci sono arrivate le Araceae che costituiscono una componente numericamente rilevante delle piante da appartamento.
Dall’Africa, ad esempio, è arrivata la Sansevieria, oltre alle Dracaena, Erica e Gladiolus, Saintpaulia, Chlorophytum, Pelargonium, tanto per fare qualche nome. La diffusissima e ibridatissima Kalanchoe blossfeldiana, dal Madagascar. Eucalyptus, Cissus antarctica, Hoya carnosa e Callistemon citrinus, sono arrivati dall’Australia. Dalla Polinesia e dalle cosiddette Indie orientali, solo per fare qualche nome: orchidee, Pandanus, Codiaeum e altre dracene.
Via mare e via terra: un condensato di grandi avversità e sofferenza
Le condizioni avverse del mare e i tanti naufragi che si sono succeduti sono stati una delle pagine più dure della storia delle piante da appartamento, soprattutto. Predoni, pirati e briganti erano all’ordine del giorno. Senza parlare degli incidenti, di chi precipitava nei dirupi da altezze impressionanti, dei serpenti, dei ragni velenosi, dei topi che rosicchiavano loro persino i capelli, di animali feroci mai visti, di chi si perdeva nella giungla e non riusciva più a tornare. Infine le malattie: tubercolosi, malaria, colera, epatiti, narcolessia da mosca tze-tze. Le spedizioni talvolta duravano anni e vivere dovendo fare costantemente i conti con le condizioni di vita nella natura selvaggia e alquanto pericolosa, esponeva e comportava anche crolli nervosi. C’era chi si dava al bere, chi all’oppio e chi impazziva o si suicidava. Anche riuscire a tornare era un’impresa. Capitani di navi con cui dover mercanteggiare, traversate irte di pericoli, scarsità di acqua anche per passeggeri ed equipaggi, figuriamoci per le piante. Il cibo insufficiente o inadeguato, spesso avariato e infine i naufragi e gli affondamenti.
Piante da appartamento, la loro scoperta ha richiesto un grande tributo
Quel che appare chiaro, alla fine, è che le piante da appartamento che normalmente entrano nelle case di tutti, hanno nel loro più lontano passato, una pagina di storia che è costata vite umane in nome della conoscenza e della bellezza.
Forse (forse), ma non solo naturalmente, questa è una ragione in più per amarle e rispettarle.
Ivana Fabris
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