La consacrazione definitiva della parete vegetale è arrivata al Milano Expo 2015, ormai due anni orsono. Sia il padiglione degli Stati Uniti, che quello di Israele, infatti, proponevano due imponenti esempi di giardino verticale per la coltivazione di ortaggi da un lato e cereali dall’altro.

Dalle origini antichissime – i primi esemplari conosciuti, infatti, si trovano nell’antica Babilonia, il giardino verticale moderno si fonda sui principi di Patrick Blanc, famoso botanico francese, che per primo ha sperimentato e realizzato una parete vegetale. I vantaggi, com’è immaginabile, sono molti: innanzitutto, si va a sfruttare una superficie che, altrimenti, resterebbe inutilizzata; in secondo luogo, aumenta il grado di coibentazione dell’edificio e protegge la struttura edilizia dagli agenti atmosferici; migliora, poi, la qualità dell’aria nella zona perimetrale dell’edificio e diminuisce al contempo la quantità di gas-serra presenti in zona; infine, migliora l’isolamento acustico dell’edificio. Tutti elementi, quindi, tutt’altro che sottovalutabili.

I requisiti da verificare, prima di progettare una parete vegetale riguardano innanzitutto la struttura edilizia: il muro, infatti, dovrà essere in grado di reggere il peso delle piante e del loro supporto. In secondo luogo, bisogna avere dati certi in merito al micro-clima specifico della zona in cui si andrà a progettare. Le piante utilizzate di conseguenza, infatti, saranno piante ad-hoc: non esiste un unico modello possibile di giardino verticale.

La struttura base di una parete vegetale è realizzata, come ha insegnato Blanc, con dei moduli di teli di feltro, dotati di tasche, all’interno delle quali vengono installate le piante. Il modello primario del botanico francese prevedeva anche la presenza di un impianto automatico di ferti-irrigazione, collegato ad un pannello di controllo. Questo sistema di moduli, poi, può essere montato con agilità su qualsiasi tipologia di muro.

Tra le tante, anche una parete interna. Anzi, si tratta di soluzioni d’arredo sempre più ricercate. Nel caso di un ambiente interno, le tecniche utilizzate si rifanno comunque ai principi di Blanc. I moduli vengono riproposti da una griglia, una struttura a gabbia – in legno o in metallo – riempita con un substrato di sfagno, torba e terriccio su una base di fibra vegetale, che evita così il rischio di apportare danni alle pareti interne. L’irrigazione, invece, è affidata a dei tubi forati a ridosso del substrato, o ad un sistema dall’alto.

L’inserimento delle piante, in una parete vegetale interna, avviene dopo aver effettuato un taglio nel tessuto di contenimento. La pianta va installata ancora munita del pane di terra e direttamente nel substrato su menzionato. Dopo un paio di settimane, sarà già possibile godersi l’effetto visivo del classico muro vegetale verde.

 

Piero Di Cuollo

Via IdeeGreen