In un angolo incantato dell’isola di Ischia, il Parco del Negombo è un’ode alla bellezza, un intreccio di arte e natura che sorprende e affascina. Ischia, con le sue coste lambite dalle acque cristalline del Mar Tirreno, la storia millenaria che si intreccia con antiche tradizioni, le colline dalla vegetazione rigogliosa, le terme benefiche e l’atmosfera vivace ricama una trama ammaliante che avvince i visitatori, provenienti da tutto il mondo.

In località Lacco Ameno, incastonato nella baia di San Montano dove il mare sembra danzare con il cielo in un’armonia ancestrale, tra il monte Vico e il promontorio di Zaro, il Parco del Negombo rappresenta un’oasi di serenità nella quale la poesia della natura intreccia un dialogo silenzioso con l’arte, lo spirito e il rispetto del luogo. La bellezza del paesaggio si fonde così con le suggestioni culturali in un’armonia perfetta, una sinfonia di colori e profumi che per chi si reca in questo luogo solo per le acque termali e la spiaggia è una scoperta inattesa, esattamente una serendipity, nel senso attribuito al termine da Horace Walpole, che lo coniò dopo aver letto la fiaba I Tre Principi del Serendip, antico nome di Sri Lanka. E il Negombo deve appunto il suo nome all’omonima località di quell’isola, che il duca Luigi Silvestro Camerini, umanista e viaggiatore, nonché fondatore dei giardini, visitò in gioventù.

Nell’immediato dopoguerra il paesaggio di Ischia era ancora incontaminato, in tutta la sua bellezza naturale; erano lontani gli anni del turismo di massa e della speculazione edilizia, e la Baia di San Montano apparve a Camerini come un luogo carico di promesse e potenzialità, dove poter realizzare il sogno di un giardino botanico, un Eden di piante meravigliose che aveva studiato e ammirato durante i suoi viaggi per il mondo e che potevano ben armonizzarsi con la vegetazione mediterranea.

Acquistò i circa sessanta lotti di terra che la componevano, per un totale di undici ettari, compresi una parte del promontorio e il monte, e, seguendo un suo progetto, iniziò a far arrivare, non senza qualche difficoltà logistica, piante al tempo insolite (palme di specie diverse, Cycas, Strelitzia, Ficus macrophylla, F. religiosa, F. elastica e Cocos nucifera tra le principali) che mise a dimora nei terrazzamenti a ridosso del versante del Monte Vico, collegati tramite una grande scalinata in pietra. Nel periodo successivo all’apertura al pubblico, negli anni 70 del 900, di una parte della proprietà destinata a parco idrotermale, con le prime piscine e servizi annessi, il figlio del Duca, Paolo Fulceri, che nel frattempo aveva assunto la direzione del Negombo, maturò la necessità di portare a compimento il sogno del paradiso botanico.

Il viale d’ingresso alle piscine tra Punica granatum, Dasylirion glaucophyllum, Cycas, Strelitzia, Feijoa sellowiana, rose e Delosperma cooperi. Foto di Dario Fusaro
Archivio Grandi Giardini Italiani

Verso la fine degli anni 80 affidò il compito al paesaggista Ermanno Casasco, a sua volta grande viaggiatore e noto per la sua passione per la natura, l’estro creativo rispettoso del luogo e il suo talento artistico nella composizione. I lavori ripresero dove erano stati interrotti, dopo i necessari aggiustamenti e recuperi, e nel medesimo spirito con il quale erano stati intrapresi. Nuove piante, esemplari cresciuti, provenienti da aree nel mondo che sperimentano il medesimo clima del Mediterraneo e di Ischia in particolare, arrivarono al Negombo, in alcuni casi aggiungendosi e in altri implementando le specie esistenti, sempre con l’obiettivo della coerenza e armonia compositiva.

Nessuna pianta è stata scelta o messa a dimora senza un pensiero razionale: ovunque ogni dettaglio è stato studiato, sia per le specie esotiche sia per quelle autoctone, olivo in primis, che sono state integrate e che sono la struttura portante dell’insieme. È stata prestata attenzione ai colori e al loro divenire, non solo dei fiori ma soprattutto delle foglie, in una combinazione di cromie di verde sempre interessante e briosa, alle altezze, ai portamenti, alle silhouette dei fusti, alle loro cortecce, alla forma dei fogliami e ai profumi, per creare un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Le piante abbracciano e accarezzano il parco con grazia e magnificenza. Nelle balze, come sono chiamati i terrazzamenti, sono stati creati cannocchiali visivi, nuove aree termali e angoli raccolti in cui la quiete, interrotta solo dal canto degli uccelli e dallo scrosciare dell’acqua, invita alla riflessione e alla contemplazione.

I giardini, per definizione, sono un luogo in divenire, le piante crescono e nuove se ne aggiungono, gli spazi si modificano. Chi li progetta lo fa per il futuro e il Negombo è ancora in evoluzione: Casasco non ha mai smesso di prendersene cura, insieme a Camerini e a Marco Castagna, il curatore. Nel tempo sono state via via installate opere d’arte contemporanea che sembrano emergere dalla terra stessa e ne trasmettono l’energia, come, per esempio, Arc-en-ciel di Arnaldo Pomodoro oppure Strale di Lucio Del Pezzo. Nel Parco del Negombo si intravede così il genio dell’uomo che ha collaborato con la natura per creare un luogo in cui il tempo sembra scivolare via, l’anima si rigenera, si nutre della bellezza circostante e si fa culla di emozioni, lasciandosi avvolgere dalla magia di un paradiso terrestre. Piscine termali e marine, bosco, giardino, aiuole rigogliose, il mare e la roccia vulcanica: tutto racchiuso in un unico luogo, magico e affascinante”. negombo.it

Elisabetta Pozzetti

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