Giovanni Berio, nacque a Imperia nel 1924 da una famiglia che si distinse nel fiorente campo dell’industria olearia. Per anni consacrò la propria vita alla chimica, ricoprendo il ruolo di perito e progettando impianti e stabilimenti oleari tanto nella nostra penisola quanto all’estero. Nel 1972, tuttavia, una malattia cardiaca, giunta come un’ombra improvvisa, lo costrinse a lasciarsi alle spalle la propria carriera, decretando l’inizio di una nuova e prolifica fase della sua esistenza, a stretto contatto con la natura e con il mondo dell’arte.

Arte Ligustro
1993, Ligustro

La nascita di un’artista: Ligustro

In un periodo di profonda fragilità, non si lasciò sopraffare dagli eventi, ma trovò la forza di reagire alle angustie e agli imprevisti, trasformando la sofferenza in una linfa da cui trarne nutrimento. Ebbe il coraggio di reinventarsi e di accogliere la creatività che stava lottando per uscire dalla parte più profonda del suo essere: un processo di metamorfosi che lo portò ad adottare lo pseudonimo di Ligustro e ad avvicinarsi a un Paese geograficamente lontano, ma così vicino alla sua sensibilità, il Giappone.

Mosse i primi passi nell’universum dell’arte all’età di sessant’anni quando, spinto dalla curiosità, varcò le soglie di un negozio di articoli di belle arti a Sanremo, dove comprò delle penne di fattura giapponese. Queste divennero le sue prime compagne di viaggio: una continuazione delle dita della mano, con cui iniziò a dare forma al suo genio e al suo estro creativo. Dopo qualche anno sperimentò prima la pittura a olio e, successivamente, i pastelli, gli acquerelli e le sofisticate tecniche di incisione, concentrandosi sullo studio dei materiali, della resa cromatica dei colori e delle modalità espressive.

Ligustro era infatti autodidatta: la sua arte era un libro dalle pagine bianche, immacolate, su cui appuntava, con passione e costanza, nuove scoperte, intuizioni e accorgimenti. La sua sete di conoscenza lo portò infine nel vasto e intricato mondo delle xilografie, che ebbe modo di approfondire nel 1985 attraverso un corso di arte orientale tenuto a Genova.

Ligustro incisione delle massime confuciane
1999, Ligustro incisione delle massime confuciane

Nishiki-e: la sua produzione d’arte

A partire dall’anno successivo iniziò a dedicarsi esclusivamente alla produzione di stampe policrome note con il termine di nishiki-e 錦絵, particolarmente in voga nel Giappone del periodo Edo (1603-1868). All’epoca, queste opere venivano realizzate con la collaborazione di più figure, che interagivano in modo simbiotico l’una con l’altra: l’editore, hanmoto 版元, provvedeva alla presentazione di un argomento o tema, l’artista, eshi 絵師, un pittore o illustratore che si occupava dell’elaborazione di uno schizzo approssimativo basato sulle idee dell’editore, e un intagliatore, horishi 彫師, che incideva su un blocco di legno i dettagli del disegno preparatorio.

L’artista selezionava poi una combinazione di colori sulla base di una stampa monocromatica realizzata con il blocco in legno, quindi l’intagliatore creava a sua volta ulteriori matrici che potevano essere utilizzate per il colore. Infine, lo stampatore, surishi 摺師, decideva l’ordine di stampa considerando le sfumature e le aree di colore e, per ultimo, applicava l’inchiostro e le vernici ai blocchi di legno per poi imprimerle sulla carta.

L’arte di Ligustro e la sua innovazione nella xilografia

Ligustro, tuttavia, riuscì a semplificare il ciclo del lavoro di gruppo, in modo tale che la xilografia potesse essere realizzata da una persona sola, attraverso strumenti quali il baren 馬連, un tampone-dischetto di sughero utilizzato per brunire il retro di un foglio di carta sulla matrice in legno, e il kentō 見当, registro a forma di L posto sul bordo della stampa, che gli consentiva di evitare il deterioramento della carta dovuto ai numerosi passaggi di colore. E proprio con quest’ultimo ebbe modo di esprimere tutto il suo ardore creativo: utilizzando pigmenti preziosi, sia organici che inorganici, lacche e vernici, polveri d’oro, d’argento e di ostrica calcinata creò opere completamente diverse da quelli giapponesi.

Alle tinte sobrie preferì colori vibranti, vivaci, caldi, dotati di una propria autonomia e personalità, spesso stesi con un rullo, «una sarabanda cromatica di luce e colore mediterranei», come affermò Fukuda Kazuhiko, uno dei massimi esperti di arte giapponese, il quale nel 1991 «schiudeva l’uscio dell’atelier di Ligustro» in Via Des Geneys, nell’angiporto di Imperia.

Ligustro che esamina il legno inciso “IL MIO MONDO”

Ligustro realizzò più di cinquanta ex libris

Il maestro, pur rifacendosi a una tecnica giapponese, non si pose l’obiettivo di imitarla, ma la assaporò, gustandone le infinite sfumature, la fece propria e la rielaborò per narrare la propria esperienza personale, intima, irriproducibile. Pertanto nella sua produzione ritroviamo tematiche quali la luce, la felicità, l’amicizia, la famiglia, la cultura, la natura, i paesaggi della sua Ineja, Oneglia, con l’inserimento di elementi tipici del Paese del Sol Levante, quasi fossero due realtà interconnesse e dipendenti l’una dall’altra.

Il maestro canalizzò la sua energia artistica anche nella realizzazione di più di cinquanta ex libris, surimono (letteralmente “cose stampate”), ossia stampe commemorative, dal formato piuttosto piccolo, che solitamente venivano commissionate da privati in occasione di eventi o festività particolari come il Capodanno; di estremo fascino sono anche le 12 stampe, ognuna corrispondente a un mese dell’anno, secondo la tradizione dei mekura goyomi 盲暦o e-goyomi 絵暦 (“calendario illustrato”), dove Ligustro aggiunse dei versi, sia elaborati da lui stesso come frutto della propria sensibilità, sottile e raffinata, sia provenienti dal pennello di personaggi illustri come maestri zen.

Haiku: la scrittura come forma di espressione

Questo connubio di xilografia, poesia e grafica trova ampio spazio nel gruppo di ventiquattro stampe contenenti dodici haiku 俳句, componimenti poetici composti da tre versi, del poeta Matsuo Bashō (1644-1694). La particolarità di questa raccolta è che le stampe sono disposte in modo speculare, dove da un lato figura il testo poetico in lingua originale, mentre dall’altro, l’eco della sua bellezza viene resa con sofisticata delicatezza nella traduzione italiana. Attorno ai testi, quasi a formare una cornice, sono rappresentati motivi naturali come foglie, scrosci di pioggia, bambù, raffiche di petali, che creano un’atmosfera dalla forte componente onirica, come se fossero una preghiera alla Madre Terra e al suo creato per ringraziarla dei suoi doni.

L’amore per la scrittura come medium di espressione si traduce nell’incisione su novanta tavole di legno (1068 caratteri distribuiti in 356 rime di 3 caratteri ciascuna) del testo calligrafico di Wáng Yìnglín (1223-1296), il Sānzì Jīng 三字经 (“Classico dei tre caratteri”), per poi stampare le rime, foglio per foglio, usando un antico tornio a stella.

Ciò che spinse Giovanni Berio verso l’intricato mondo dell’arte era, come egli stesso ebbe modo di confidare in un’intervista, «gioia di conoscere, di capire, di comunicare» con l’obiettivo di «regalarne un po’ a ognuno di noi […] a chiunque, almeno per una volta, provi a guardare la vita con passione e generosità, senza fretta ed egoismo».

Ligustro come arte eterna

Il maestro si spense nel dicembre del 2015; tuttavia, usando l’espressione giapponese ikiteiru aida ni hana wo sakase, shindeiru kara mo kaori ga nokoru 生きている間に花を咲かせ、死んでいるからも香りが残る(“Fa fiorire i fiori mentre sei in vita, e lascia che il loro profumo perduri anche dopo la morte”), ciò che Ligustro creò nel suo cammino terreno non si è mai dissolto. Al contrario, il suo operato continua a incantare, a commuovere, a entusiasmare, a ispirare chi ha modo di entrare in contatto con le sue creazioni. E mentre il mondo avanza inesorabile, tra il rumore delle ore che si susseguono, la sua arte rimane un faro silenzioso, un testimone luminoso di una vita vissuta con passione, senza rimpianti, nell’eterno respiro di un profumo che non appassirà mai.

 

Maurizio Bertoli

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