L’oleandro (Nerium oleander il suo nome botanico), è una pianta della macchia mediterranea che si è ben adattata a vivere anche negli areali meno consoni alle sue necessità. Indubbiamente questa è stata la sua forza e la ragione per cui si è diffusa ovunque, oltre alla semplicità di coltivazione, al sopportare a lungo siccità e temperature elevate e alle splendide e copiose fioriture estive, quando il resto degli arbusti tende ad andare in riposo per far fronte alla calura.
Origini e nomenclatura dell’oleandro
È molto probabile che sia originato nelle regioni asiatiche ma è naturalizzato in un ampio areale a clima temperato che va dall’Asia al bacino del Mediterraneo. Riguardo la tassonomia dell’oleandro, l’epiteto generico Nerium proviene dal greco nerón = nerós (umido, fresco) come del resto l’epiteto specifico, oleander, verosimilmente per il colore dei fiori di larga parte degli esemplari. Il nome volgare oleandro, deriva appunto dall’italianizzazione dell’epiteto specifico.
Oleandro, conoscerlo meglio
Appartiene alla famiglia delle Apocynaceae ed esiste una sola specie di questo genere. È un arbusto che ama il pieno sole e le zone in cui le temperature sono elevate dove, in inverno, si mantengono sopra lo zero. Nel tempo si è ben adattato però a vivere anche in altri contesti climatici, senza accusare alcuna difficoltà. Solo nella prima stagione di impianto è consigliato riparare le giovani piante col tessuto non tessuto, per proteggerle da gelate, dopo di che non c’è più bisogno. Predilige le fasce costiere e le zone lacustri, dove esprime il meglio di sé con fioriture che lasciano spesso senza parole.
L’oleandro al nord
Nei giardini del nord, gli oleandri assumono un grande valore ornamentale in estate. Soprattutto se sono piantati in miscuglio di colore a filari o a macchie o se vengono accostati ad altre piante della macchia mediterranea. Diversamente, il loro fascino e la loro bellezza vanno fuori contesto paesaggistico, soprattutto nelle stagioni fredde. Infatti, se coltivare sempreverdi della macchia mediterranea in giardino è spesso un plus, poichè solitamente sono gli arbusti estivi che danno di più, quando non sono ben inseriti e collegati alle altre piante presenti, rischiano di apparire quasi organismi alieni al luogo. Quindi è sempre preferibile cercare di piantarli vicini a piante come pittosfori, tamerici, rosmarini, lavande etc., così da dare un senso all’insieme che si crea.
Portamento e foglie
Ha portamento tipicamente arbustivo, coi rami eretti e ramificando dal basso quando la pianta è giovane. Negli anni la pianta adulta, invece, tende a vuotarsi alla base e ad assumere l’aspetto di un piccolo albero alto fino a due, massimo tre metri, con i rami che assumono un portamento arcuato. Esistono cultivar che invece tendono a ricacciare alla base dell’arbusto, ma in genere è più facile vederli sviluppare la chioma solo in alto. I rami giovani sono verdi e molto elastici, mentre da adulti tendono a lignificare e la corteccia è di color verde glauco/grigio. Le foglie sono coriacee, di color verde medio tendenti al grigio, lunghe circa dieci centimetri e larghe al massimo un paio di centimetri, quindi estremamente lanceolate e acute agli apici.
Fiori
I fiori sono semplici, solitamente composti da cinque petali. Alcune cultivar hanno fiori doppi. Sono sempre disposti a piccoli mazzetti all’apice dei rami più giovani e dei nuovi e danno origine a corimbi. Sono leggermente profumati e appaiono all’esordio della stagione più calda ma la fioritura si completa solo in piena estate e prosegue fino a fine stagione. Si verifica anche a inizio autunno se le temperature restano miti ma la fioritura è comunque solo a spot. Alla scomparsa dei fiori vengono prodotti lunghi baccelli al cui interno si trovano i semi sotto forma di pappi e, una volta giunti a maturazione, i baccelli si aprono spontaneamente e i pappi vengono trasportati dall’aria.
Tecniche colturali dell’oleandro
Essendo una pianta di scarse necessità colturali, richiede pochissimi interventi, se non addirittura nessuno.
Terreno, irrigazione, esposizione e concimazione
L’oleandro richiede terreni poveri, preferibilmente ben lavorati e molto sciolti, anche tendenzialmente sabbiosi. Pertanto, è un ottimo drenaggio del substrato, ciò che gli va assicurato. Si adatta comunque a qualunque fondo. In caso di coltivazione in vaso, va tenuto conto che le radici si sviluppano molto in lunghezza (di pari passo all’altezza della parte aerea) e quindi va posto in un vaso più alto che largo. Non richiede irrigazioni, salvo che nei primi due anni dall’impianto o a meno che la stagione in atto sia estremamente siccitosa. Anche in questo caso, però, riesce a sopportare la carenza idrica. L’esposizione deve essere in pieno sole. Qualora lo si posizioni in mezz’ombra, sono le fioriture a venire penalizzate, perché invece la pianta resiste. Tollera anche le zone ventose, a condizione che non siano correnti fredde. Non richiede concimazioni ma nulla osta al fornire una sola volta l’anno, macroelementi.
Potature, riproduzione e avversità
La potatura è necessaria più che altro per stimolare la pianta a emettere fiori. Si asporta solo un terzo di porzione di ramo a primavera, così che si formino nuovi rametti che poi porteranno fiori. Solo i rami vecchi devono essere asportati quando crescono troppo all’interno dell’arbusto e si può intervenire per ridare forma alla pianta se cresce disordinatamente. Si può riprodurre per talea (in estate e in un substrato molto sabbioso o addirittura in acqua dove radica senza difficoltà) o per seme. Quest’ultima tecnica richiede però più tempo. Non ha particolari avversità. Può essere attaccato dalla cocciniglia o dal ragnetto rosso ma senza che la pianta rischi di soccombere all’attacco. Lo Pseudomonas savastanoi, invece, è un batterio che lo può attaccare. Non è comune, fortunatamente e ci si accorge poichè la pianta inizia a produrre protuberanze che interessano tutte le parti dell’arbusto. In tal caso rivolgersi a un centro di agraria per i prodotti specifici.
Oleandro, unico neo la velenosità
L’oleandro ha un solo difetto: tutte le sue parti sono velenose e lo è anche bruciandolo perché, per una reazione chimica che si genera, i suoi fumi possono essere tossici. Si sconsiglia quindi l’uso di questa pianta in giardini dove ci sono cani, gatti e ovviamente bambini ed è necessario evitare di bruciarne parti legnose per la cottura col barbecue o nelle stufe. Per maneggiarlo durante le potature, indossare sempre i guanti e lavare accuratamente le mani dopo aver eseguito l’intervento. In caso di contatti diretti sulle mucose o di ingestione, contattare subito un centro antiveleni.
Caratteristiche di Nerium oleander
- Tipo di pianta: arbusto
- Famiglia: Apocynaceae
- Origine: areali mediterranei, zone costiere, su Italia di preferenza ma adattabilissimo in tutto il resto del territorio italiano fatte salve le zone montane
- Dimensioni: altezza circa 2-3 metri di altezza a maturità e pari larghezza della chioma
- Colore dei fiori: tutta la gamma dei rosa. Inoltre rosso, bianco, crema
- Foglie: lunghe e strette, lanceolate e acuminate all’apice, dci color verde medio/glauco
- Periodo di fioritura: tutta estate
- Esposizione: sole
- Resistenza al freddo: alta
- Tossicità per animali, bambini e adulti: elevata
- Attrattività per api, impollinatori e farfalle: sì
Ivana Fabris
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