Neo Pop: perenne metamorfosi di un mito, al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo. I colori, la vitalità e l’ironia del movimento Neo Pop accompagnano l’inverno della conca ampezzana grazie alle opere di 15 artisti di fama internazionale, da Giuseppe Veneziano a Andy Bluvertigo, da Francesco De Molfetta a Giovanni Motta, da Laurina Paperina fino a Gabriel Ortega.
Al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo apre al pubblico, dal 5 dicembre 2024 al 21 aprile 2025, la mostra Neo Pop: perenne metamorfosi di un mito, un’esposizione collettiva che mette in risalto l’attività di un gruppo di 15 artisti appartenenti alla corrente artistica Neo Pop e da anni impegnati in una complessa ricerca sulla nuova figurazione del linguaggio immediato, capace nella contemporaneità di rivolgersi a un pubblico sempre più ampio.
La mostra
La mostra, curata da Giorgio Chinea Canale e allestita nei primi due piani del Museo, vede protagonisti alcuni degli interpreti più rappresentativi della scena artistica di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta del secolo scorso, tra cui Marco Lodola, Gianni Cella, e quelli che si sono affacciati al terzo millennio come Giuseppe Veneziano, Francesco De Molfetta, Fulvia Mendini, Andy Bluvertigo, Pao, Giovanni Motta, Laurina Paperina e The Bounty Killart, con la partecipazione di due giovanissimi artisti, Waro e Erk14 e la presenza internazionale di Tomoko Nagao, Gabriel Ortega e Albert Pinya.
Si tratta di una rassegna decisamente glam, uno stile, un’estetica, un genere che mi ha sempre influenzato e attratto verso sé – racconta il curatore Giorgio Chinea Canale – Il glam nella sua definizione più arcaica è l’incanto, il fascino e la magia. Così come questa mostra: una meraviglia! È il frutto della mia ricerca lunga sette anni, che sfocia in quest’esposizione dinamica, ironica, che presenta il lavoro di quindici artisti, che col loro immaginario visivo, colpiscono dritto al cuore per la vivacità e la velocità di comunicazione.
La collettiva
Questa collettiva intende puntare un faro su un gruppo di artisti figli di quella che la critica definisce “generazione Mtv”, autori che sono stati influenzati dall’estetica veloce del videoclip musicale e da tutto ciò che di felice e impattante ci è arrivato da quegli anni. Quest’arte si nutre di rimandi “popolari” al mondo del cinema, dei cartoni animati, della comunicazione televisiva, della moda, del fumetto e pure dal mondo underground, ma che sempre arriva a mescolarsi a riferimenti “alti”, accademici, dotti e raffinati come i grandi classici dell’arte o della letteratura.
Tra le opere esposte, tre fanno parte della prestigiosa collezione del Museo: la grande tela scelta come immagine rappresentativa della mostra – Life (1969) – realizzata dal pittore Vincenzo Marano e acquisita da Mario Rimoldi nell’ultima fase della sua avventura collezionistica; l’opera Le attese (1994) di Mimmo Rotella e Città del Cosmo (1973) di Aldo Borgonzoni. Aprono Neo Pop: perenne metamorfosi di un mito due artisti che hanno saputo dare della Pop art un’interpretazione molto personale e originale: Marco Lodola e Gianni Cella.
Il primo con le sue sculture luminose, essenziali e immediate, che hanno portato la vibrazione della luce a tutto il vastissimo immaginario pop; il secondo con la sua arte di matrice critica e satirica, legata anche alla demistificazione del potere, ma sempre in chiave leggera e riflessiva. A questi si uniscono poi Giuseppe Veneziano, la cui potente esperienza artistica è capace di far dialogare il contemporaneo con l’antico, in un perpetuo saliscendi tra l’alto e il basso registro.
Le opere degli artisti
Fulvia Mendini, i cui lavori appaiono influenzati dal mondo del graphic design e dalla tradizione artigianale dell’Arts and Crafts e ricordano l’immaginario fiabesco e favolistico della tradizione orale del nord Europa; Giovanni Motta, che con il suo alter ego JonnyBoy si fa testimone diretto della genialità di ogni bambino grazie alle sue riflessioni nostalgiche e introspettive.
La rassegna prosegue poi con le opere di Laurina Paperina, creatrice di universi e mondi paralleli il cui linguaggio irriverente e scanzonato è vicino al mondo del fumetto e del video-game; Francesco De Molfetta, costantemente alla ricerca di nuove icone rivelative di vizi e virtù del mondo contemporaneo, con le sue creazioni spesso contrassegnate da cortocircuiti nonsense e sarcastici; e Pao, la quota street, la cui opera è intrisa di una matrice surrealista, tra modificazione, metamorfosi, innovazione ed evoluzione.
Anche altre presenze
Si segnala poi anche la presenza di Andy Bluvertigo, autore eclettico e multidisciplinare, al cui centro del suo coloratissimo immaginario fluo vi è spesso l’esaltazione della bellezza femminile; il duo The Bounty Killart, che inscena invece una classicità dirompente riletta e tradotta in chiave contemporanea con toni aulici e graffianti; il giovanissimo antropologo Waro, che ci conduce all’interno di un mondo popolato dagli Yu, umanoidi modulabili alti fino a tre metri che affolleranno il pianeta tra migliaia di anni, interpretando un pop in chiave urban che si fa mistico e profetico; ed ERK14, col suo studio sul caos apparente degli oggetti di tutti i giorni dai toni surrealisti.
La presenza internazionale vede Tomoko Nagao portare dal Giappone un’arte estremamente stratificata. Fatta di forme stilizzate in stile Superflat e un immaginario ricco di satira. Gabriel Ortega, dallo stile elegante e raffinato, che racconta il suo mondo nobile e dorato attraverso visioni paradisiache che parlano della sua terra. E Albert Pinya, da Palma de Mallorca, che con la sua poetica apparentemente semplice e dinamica ha generato un universo fantastico. Che trae ispirazione dai cartoon, dai film e dai libri. musei.regole.it
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