La galleria MARCOROSSI artecontemporanea prosegue la tradizione e quest’anno presenta al Miart 23 (fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano) una mostra personale di un artista storicizzato, Arcangelo Esposito. L’esposizione ‘Mille Terre‘ vuole valorizzare un periodo particolarmente felice della sua produzione artistica (inizi anni Novanta), in cui Arcangelo si trasferì da Roma a Milano e cominciò ad esporre in Europa riscontrando enorme successo. Conservato in archivio per oltre trent’anni, viene presentato per la prima volta al pubblico un corpus di tele e carte inedite che testimoniano il primo viaggio di Arcangelo nell’Africa occidentale. Miart 2023 avrà luogo dal 14 al 16 aprile 2023.
Arcangelo Esposito passa dal nero drammatico dei primi lavori all’uso sempre più preponderante del colore. Le tele sono organizzate per sovrapposizioni di neri che dialogano con il colore verde, parlano del paesaggio del suo sud. I materiali da lui utilizzati, sono ceneri e carboni e danno vita a una pittura “secca”, portata agli estremi, molto lontana dalle opere pittoriche di quegli anni. Arcangelo dipinge da sempre quasi senza mediazione di strumenti, ora stendendo il colore sulla tela con gesti rapidi e precisi della mano, ora imprimendo il pigmento con le dita, come se cercasse la verità della pittura nell’umana e fallibile fisiologia del segno.
Le opere inedite esposte in ‘Mille terre‘ sono state realizzate nel 1992, a due anni dal fondamentale viaggio in Africa. All’inizio degli anni Novanta compaiono infatti sulle carte e sulle tele di Arcangelo i primi espliciti rimandi alle terre dei Dogon conosciute durante il viaggio compiuto nel 1990. L’esperienza arriva quando Arcangelo ha già fissato, da un decennio, le fondamenta del proprio lavoro attraverso l’elaborazione di una pittura fisica e sanguigna. In ‘Terra mia’, la serie degli anni Ottanta dominata da atmosfere cupe e drammatiche, l’artista ha trasformato il paesaggio della sua terra d’origine, l’aspra e selvaggia terra sannita, in una visione astratta e carnale della natura. Sul finire degli anni Ottanta compare inoltre il nuovo ciclo dei Pianeti che introducono, in misura calibrata, il colore e una grammatica visiva più aerea, con forme che richiamano le sfere celesti.
«Le mie radici solide e il senso di totale appartenenza alla mia terra mi hanno reso libero di andare oltre e scoprire tutte le terre che per empatia ho scelto di visitare e raccontare. Le mie opere parlano del mio personale “aggancio” a cose come già vissute attraverso atmosfere vicine per colori, tradizioni, canti, leggende con la mia terra di origine. Sono un uomo profondamente radicato nella storia del sud, ma di quel sud del mondo».
È in virtù di questa grande forza e consapevolezza che il viaggio verso il continente africano, quel muoversi verso una meta, segna un cambiamento nell’immaginario di Arcangelo. Il viaggio nel Mali incide con forza e immediatezza sull’evoluzione pittorica dell’artista, facendo emergere una iconografia sempre più incline al colorire, attraverso una «materia/colore». Dai contatti con le civiltà tribali del Delta del fiume Niger nascono le prime opere del ciclo Lobi-Dogon, presentate nella mostra al Kunstverein di Bonn nel 1991, e proseguono nella successiva serie intitolata ai Dogon del 1994. Il valore della riscoperta di un ciclo pittorico inedito fino ad ora, e allo stesso tempo già storicizzato, offre nuove possibilità di interpretazione dell’arte di Arcangelo, aggiungendo un nuovo tassello alla conoscenza della sua evoluzione pittorica.
Nelle tele in mostra il nero è ancora dominante, ma ritorna anche a farsi segno e a svolgere un ruolo di definizione della forma, lasciando ai verdi il compito di costruire la temperatura dell’immagine. È il colore delle praterie dell’Africa occidentale oppure il verde delle foreste che ricoprono pianure e promontori: un colore reso vivido e abbacinante dalla violenza della luce africana e dai contrasti con i tagli neri e pesanti delle ombre. Completano il percorso espositivo una serie di tele e di carte dello stesso periodo, datate 1991, in cui il nero è un segno sempre più grafico con poche macchie rapprese, mentre le vaghe tracce di colore assomigliano a bagliori azzurri e gialli in un cielo bianco. Arcangelo ha continuato a percorre la strada dell’immersione fisica e sensoriale nella natura, a contatto con le energie vitali e la sacralità del continente africano, misurando il suo linguaggio con l’«esperienza primaria» alle sorgenti della storia e della cultura del mondo.
Breve biografia dell’artista Arcangelo
Arcangelo Esposito nasce ad Avellino nel 1956. Vive e lavora tra Milano e San Nazzaro, in provincia di Benevento. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma, esordisce nei primi anni Ottanta in Europa con le gallerie Tanit di Monaco e Buchman di Basilea. Segue un periodo di intensa attività nei paesi del Nord Europa, dove esporrà nel corso degli anni in spazi pubblici come la Galerie der Stadt Esslingen (1987), la Bonner Kunstve-rein (1991) e la Galerie der Stadt Stuttgart (1998) ma anche in importanti gallerie d’oltralpe, oltre a Tanit di Monaco di Baviera e Buchmann di Basilea, Janine Mautsch di Colonia, Harald Behm di Amburgo, Klaus Lupke di Francoforte e da Maeght Lelong a Parigi, a Milano espone con una personale al PAC nel 1985. La sua ricerca è ricca di suggestioni arcaiche e mediterranee e procede soprattutto per cicli (Altari, Pianeti, Misteri, Verso Oriente, Sanniti) nei quali si esprime, attraverso la pittura e la scultura, l’interesse per la memoria delle culture di antichi popoli reinterpretati in chiave personale.
Tra le principali oltre personali, si ricordano quelle in spazi pubblici in Italia e all’estero: la Galleria Civica di Modena nel 1991, il Musée d’Art Moderne di Tolosa nel 1992, il Museo MA*GA di Gallarate con l’allestimento Vip Lounge SEA Malpensa nel 2019, oltre alle partecipazioni alla Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma del 1986 e del 1996.
Nel 2015 riceve il premio Bugatti-Segantini alla carriera artistica. Nel 2023 espone a Parigi Terra Mea alla Galerie Mazarine Variations, e ad Art Paris una retrospettiva con la galleria Tanit (Beirut e Monaco di Baviera).
Scheda mostra
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