Il noto paesaggista Michael Cooke è l’autore del progetto di Wirra Willa, un grande giardino sulla East Coast australiana che abbina, con grande maestria, rigore e una spontaneità ispirata al contesto naturale.

Una vegetazione autoctona e con un alto valore ecologico

Nel Nuovo Galles del Sud, sulla East Coast australiana, Somersby è una cittadina a vocazione rurale, con estesi campi di coltivazione di frutta e di agrumi in particolare. Il suo paesaggio ondulato ospita aree di vegetazione auctoctona ed endemica intatte, ma a rischio, dopo gli abbattimenti selvaggi dei secoli scorsi per procurarsi legna da ardere e liberare superfici per l’allevamento del bestiame. Sono note come bushland e composte prevalentemente da Myrtaceae quali varie specie di Eucalyptus, Angophora costata, Melaleuca deanei, e Proteaceae come Telopea speciosissima e Grevillea shiressii e altre specie.

Il bushland

Comunità vegetale equilibrata con un alto valore ecologico ed estetico e che subito evoca alla memoria la mitologia della popolazione aborigena, il bushland è quindi anche un luogo dell’anima, da custodire e proteggere. Ed è quello che il noto paesaggista australiano Michael Cooke ha fatto in un grande giardino di cui ha seguito lo sviluppo per quasi trent’anni, proprio a Somersby, in una tenuta agricola di circa trenta ettari costituita principalmente da aranceti.

Una vista del padiglione a sbalzo sull’acqua, progettato dall’architetto Matthew Woodward e ispirato alla Farnsworth House di Ludwig Mies van der Rohe e alla Curtain Wall House di Shigeru Ban. Sulla riva del lago Acanthus mollis, sull’isolotto di fronte Bambusa multiplex ‘Alphonse Karr’, esemplari di Sphaeropteris cooperi e ai loro piedi giovani piante della stessa specie. Accanto al padiglione un’aiuola quadrata con Cornus alba e sullo sfondo maturi e incantevoli Liquidabar styraciflua ed Eucalyptus microcorys.

Wirra Willa, un luogo verde e con sorgenti d’acqua

Il bushland in questo luogo, chiamato Wirra Willa da un termine indigeno che significa ‘albero verde’, è una grande quinta verde che fa da sfondo e contrappunto al paesaggio creato da Cooke. Entrambi sono una wilderness mixata all’ordine e una celebrazione della natura e dei suoi tempi.

La presenza di sorgenti naturali d’acqua che consentono di irrigare gli aranceti quando necessario e di un grande lago alimentato da un torrente, anche se tecnicamente è un invaso d’acqua dolce, sono un’altra caratteristica di Wirra Willa, il cui progetto, estendendosi su un arco temporale abbastanza lungo, riflette l’evoluzione dello stile del designer.

Cooke cambia l’aspetto esterno in concomitanza con i cambiamenti nella proprietà

Un ponte tra passato e presente, in grado, tuttavia, di imprimere carattere e creare e mantenere un senso di armonia e di bilanciato equilibrio. Gli interventi di Cooke hanno accompagnato le trasformazioni avvenute nella proprietà, evolvendo stilisticamente insieme a loro, a cominciare dalla ristrutturazione e ampliamento della villa vicino al lago fino alla costruzione, sulla sponda opposta, di un moderno padiglione in vetro, progettato dall’architetto Matthew Woodward, figlio del committente, e ispirato alla Farnsworth House di Ludwig Mies van der Rohe e alla Curtain Wall House di Shigeru Ban, senza dimenticare alcuni fabbricati dell’azienda agricola, a opera dello stesso architetto, e altre case.

L’arte aborigena influenza Michael Cooke

Le parti del giardino meno recenti, quelle di pertinenza della residenza principale, sono, quindi, più classiche nel disegno, nella scelta delle specie e del loro portamento. Quelle più contemporanee, invece, hanno linee architettoniche decise e piante con un habitus più libero e naturale. Quelle intermedie sono invece influenzate dalla passione di Cooke per l’arte contemporanea e i dipinti aborigeni.

La passerella

Tutto il giardino ruota intorno alle aree vicino alle abitazioni, al lago, si estende fino a un aranceto e si inoltra fino ad alcune aree dell’azienda agricola, offrendo sempre spunti di interesse che inducono ad avanzare oltre.
Per esplorare il bushland che avvolge e si insinua nella tenuta, i progettisti hanno realizzato una passerella in doghe di legno, sopraelevata per ridurre al minimo l’impatto sul terreno. Lo attraversa consentendo di passeggiare e ammirare la bellezza della natura intatta e in alcuni punti vedere il grande giardino da prospettive diverse.

Un luogo magico in autunno

Dal momento dell’acquisto della tenuta e nel corso degli anni sono stati aggiunti alberi a quelli esistenti per creare una struttura portante. All’inizio nelle zone più vicine all’abitazione principale e al lago e poi via via nelle nuove aree di progetto. Sono stati scelti per offrire un’alternanza tra sempreverdi e caducifoglia, proiettare ombra e creare nuovi scenari, in alcuni casi privilegiando specie dall’intensa colorazione delle foglie in autunno o da bacca. Sono stati incrementati i Liquidambar styraciflua e hanno fatto la loro comparsa le Nyssa sylvatica, gli olmi che costeggiano un viale, i meli ornamentali, i platani, a contrastare le Araucaria cunninghamii, gli Eucalyptus microcorys e, a distanza, gli alberi maturi di arancio e le quinte del bushland.

Alcuni alberi sono interessanti anche nella loro nudità, e sono i Liquidambar e, una volta maturi, i platani, grazie al loro portamento e alla corteccia, suberificata anche sui rami nel primo caso, mimetica e vellutata nel secondo.

Valorizzazione di un percorso con Michael Cooke

Per indurre le persone a raggiungere l’aranceto più antico e passeggiare tra gli alberi maturi, cmeno prolifici ma con meravigliosi fusti nodosi, essere inebriati dal profumo dei loro fiori e raccogliere i frutti, sono stati creati una serie di giardini lungo il percorso che là conduce e poi due viali ortogonali al suo interno.

Il labirinto

Si inizia con un labirinto di siepi di Buxus microphylla var. japonica fronteggiato da una piantagione regolare di Juniperus chinensis ‘Spartan’, racchiusa da Rhaphiolepis indica, e affiancato in lontananza da un quadro dipinto con pennellate di oleandro bianco, Feijoa sellowiana e Rosa x odorata ‘Mutabilis’ punteggiate da Araucaria cunninghamii, cui si aggiunge un piccolo quadro di giovani Bauhinia, con il bushland e i suoi colori scuri sullo sfondo.

L’aranceto

Proseguendo, si arriva all’aranceto, dove rimuovendo qualche albero e scombinando le linee orizzontali della piantagione è stato ricavato un primo viale che la attraversa verticalmente, intervallato da giovani alberi da frutto e vivacizzato da siepi di Viburnum tinus a spina di pesce ad altezza decrescente.

Phoenix canariensis, come punto focale del viale

Una grande Phoenix canariensis, che funge da punto focale, indica l’intersezione con un viale dal disegno a serpentina, ispirato ai dipinti aborigeni di Papunya che raffigurano le linee sinuose dello ‘Snake Dreaming’. Giovani Platanus x hispanica si alternano a camelie, per un interesse lungo più stagioni, e sono fiancheggiati da Rhaphiolepis indica e bossi tenuti a sfere di diverse dimensioni per dare movimento e ampliare la gamma dei verdi e degli altri colori. Anche in questo caso il viale si avvantaggia dello sfondo dei grandi eucalipti del bushland e di una meravigliosa Angophora costata dalla corteccia rosata e liscia.

Un giardino pensile

Lungo la strada di accesso agli aranceti, i garage per i mezzi agricoli e l’officina sono stati riprogettati in chiave moderna da Matthew Woodward e sul loro tetto si è creato lo spazio per un grande giardino pensile, che collega i fabbricati al contesto del giardino. L’ispirazione del disegno dell’area è stata data a Cooke dalla forma assunta da un liquido che dall’alto si sparge su una superficie pianeggiante o, come lui lo definisce, uno “splat”: all’interno di questa forma, che funge da zona di sosta, con tanto di tavolo e sedie, e di transito. Intorno ai lucernari, ha posizionato uno strato di ghiaia leggera è stato disposto, e ha riempieti il resto dello spazio con Buxus sempervirens alternato a Lomandra longifolia ‘Tanika’, una graminacea autoctona dal portamento arcuato e dalle ligule sottili di colore verde chiaro.

Una scenografia di piante con un nuovo padiglione

La parte più scenografica del giardino è quella del lago, non solo per le costruzioni che vi si affacciano, ma anche per la particolare cura con cui la vegetazione è stata scelta, mescolando
abilmente piante autoctone ad altre esotiche, per i giochi di pieni e vuoti, per il bilanciamento delle forme e delle altezze, degli accenti e dei colori.

Il nuovo padiglione, in parte a sbalzo sull’acqua, sembra quasi sospeso su una distesa di ninfee. Circondato ai lati da Acanthus mollis piantati en masse, da piccole Sphaeropteris cooperi (felci arboree autoctone) che richiamano quelle più cresciute. Sull’isolotto di fronte e accanto a una piccola casa tecnica e tutte le altre lungo le sponde, da Doryanthes excelsa. Ha foglie simili a lunghe spade sopra le quali svettano i fiori cremisi, simili a grappoli di gigli, presenti anche in prossimità del bushland. Sul retro si notano, invece, lunghe distese di Miscanthus sinensis ‘Hiawatha’ e Poa labillardierei ‘Suggan Buggan’, che sono richiamate altrove. Macchie di Alocasia macrorrhizos con le loro grandi foglie si notano lungo le rive.

Bushland e la competenza botanica di Michael Cooke

I grandi alberi si specchiano nelle acque del lago, lasciano filtrare la luce dell’alba e del tramonto e creano giochi d’ombra. Sono cannocchiali visivi che lasciano intravvedere aree del giardino in lontananza e sono essi stessi un punto focale.

La competenza botanica di Cooke unita alla sua abilità nel disegno hanno creato un giardino che celebra il flusso del tempo – il tempo quotidiano, quello stagionale e quello annuale – attraverso le foglie che si schiudono, mutano colore, cadono. I boccioli che si aprono in fiori colorati, gli alberi che crescono e invecchiano, i sempreverdi che scintillano, i profumi che permeano l’aria, i frutti che maturano. Il tempo della natura che tutto avvolge e tesse la grande tela della vita.

Una vista del viale che divide in verticale un vecchio aranceto, con siepi di Viburnum tinus a spina di pesce ad altezza decrescente intervallate da giovani alberi da frutto.

 

Elisabetta Pozzetti

©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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