“La fotografia è un’alchimia: i materiali e i procedimenti sono simbolici e l’artista mette in gioco sé stesso, il proprio percorso esistenziale”. In occasione del centenario dalla nascita di Mario Giacomelli, l’Archivio Mario Giacomelli ha promosso una serie di iniziative volte a celebrare l’eredità artistica e culturale di uno dei più grandi maestri della fotografia italiana. Il cuore delle celebrazioni sarà un importante progetto espositivo che si svolgerà simultaneamente a Roma, presso Palazzo Esposizioni, e a Milano, a Palazzo Reale, offrendo due percorsi complementari che approfondiranno le molteplici sfaccettature del lavoro di Giacomelli.
Curato da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, il progetto espositivo proporrà una vasta selezione dell’intera opera fotografica del maestro, sottolineandone la straordinaria capacità di attraversare e contaminare diverse discipline artistiche. Entrambe le mostre saranno composte da oltre 300 stampe originali, molte delle quali inedite e mai esposte. A Roma, il focus sarà sulle relazioni tra l’opera di Giacomelli e le arti visive contemporanee, con l’esposizione di lavori di Afro, Roger Ballen, Alberto Burri, Enzo Cucchi, Jannis Kounellis che dialogano con la poetica e la visione del fotografo. Milano, invece, dedicherà la mostra al profondo legame di Giacomelli con la poesia, evidenziando come il suo lavoro visivo si intrecci con l’universo lirico, trasformando l’immagine in una forma di narrazione poetica.
Le celebrazioni rappresentano un’opportunità unica per riscoprire Giacomelli non solo come fotografo, ma come figura centrale nel panorama artistico e culturale del Novecento, capace di costruire un ponte tra fotografia, pittura, poesia e scultura, dimostrando una visione che continua a ispirare nuove generazioni di artisti e osservatori. Le mostre saranno accompagnate da un catalogo edito da Silvana Editoriale.
Palazzo Esposizioni Roma
Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista
20.05_03.08.2025
La mostra a Palazzo Esposizioni Roma “Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista”, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli, si sviluppa come un percorso attraverso diverse stanze tematiche, proponendo una serie di dialoghi tra l’opera di cinque grandi maestri dell’arte e della fotografia contemporanea e alcune serie fotografiche di Mario Giacomelli.
Si parte da un confronto con le opere pittoriche e grafiche di Afro Basaldella e Alberto Burri, che esplorano il rapporto tra astrazione e materia. Le sperimentazioni di Giacomelli sulla superficie fotografica riecheggiano le ricerche materiche, alchemiche e pittoriche di Afro e Burri, in una comune indagine sulla densità del nero e del bianco, sul contrasto e sul segno. Profondamente attratto dall’arte di Afro e amico personale di Burri, Giacomelli trovò nell’arte un costante punto di riferimento, visibile nelle sue sperimentazioni, soprattutto in camera oscura. In mostra sono presenti le sue celebri serie paesaggistiche (dagli anni ’50 al 2000), Motivo suggerito dal taglio dell’albero (1966/68), Territorio del linguaggio (1994) e Bando (1997/99).
Un altro significativo dialogo
Un altro significativo dialogo si sviluppa attorno al tema del realismo, attraverso il confronto con l’opera di Jannis Kounellis. In questa sezione sono esposte le serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1966/68), E io ti vidi fanciulla (1993/94), Lourdes (1957) e Mattatoio (1960). La dichiarata vicinanza di Giacomelli al maestro dell’Arte Povera emerge non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nella sensibilità estetica condivisa, fatta di riferimenti alla cultura contadina, alla materia e a una visione artistica fortemente improntata al realismo. Le opere in mostra testimoniano questa affinità, restituendo una narrazione intensa e poetica sulla condizione umana, sul tema della vita e della morte e sul sottile confine che le separa, tra suggestioni liriche e narrazioni.
Segue poi un confronto con l’opera di un altro artista, suo conterraneo e con il quale ha condiviso anche occasioni espositive, Enzo Cucchi. Il tema di questa stanza è il paesaggio, inteso in senso ampio: non solo come rappresentazione del territorio, ma come espressione culturale, visione e elemento identitario che definisce il legame tra l’uomo e la sua terra. Anche in questo caso, emergono forti richiami e rimandi tra le immagini oniriche e visionarie del pittore e quelle del fotografo, che si intrecciano in un’ampia composizione di scatti provenienti da diverse serie realizzate nel corso della sua lunga carriera.
A concludere il percorso tematico è un dialogo diretto con uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea, Roger Ballen, che ha più volte dichiarato la sua ammirazione e il suo debito artistico nei confronti di Giacomelli. Il confronto si sviluppa attorno alle ultime opere del maestro marchigiano, tra cui Questo ricordo lo vorrei raccontare (2000), La domenica prima (2000), Astratte (’90) e Per poesie (ferri e lenzuola) (‘60/’90), in un intenso scambio tra linguaggi e sensibilità artistiche.
Al cuore del percorso espositivo
Al cuore del percorso espositivo si trova una sala interamente dedicata alla celebre serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961/63), che, nei primi anni Sessanta, ha consacrato Mario Giacomelli sulla scena internazionale. Per la prima volta, viene presentata la più ampia selezione di stampe della serie, comprendente numerose immagini inedite, accompagnata da una preziosa raccolta di provini di stampa. Concepita come una vera e propria installazione, la sala restituisce l’energia e il movimento circolare che animano la serie, esaltandone la dimensione performativa. Le immagini dei giovani seminaristi, sospese tra gioco e spiritualità, si fanno pura poesia visiva, capaci ancora oggi di emozionare e coinvolgere lo spettatore con la loro intensità senza tempo.
Ad aprire e chiudere la mostra sono due stanze immersive. All’inizio del percorso una installazione multimediale in cui la voce di Giacomelli e una colonna sonora appositamente concepita accompagnano la proiezione delle sue immagini, regalando un’esperienza coinvolgente e suggestiva. Al termine della mostra, la riproduzione fotografica dello studio dell’artista è ulteriormente impreziosita dall’esposizione dell’ingranditore e della mitica Kobell, la sua unica macchina fotografica.
Milano, Palazzo Reale
Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta
22.05_07.09.2025
La mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta” a Palazzo Reale di Milano, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo reale con l’Archivio Mario Giacomelli, in collaborazione con Rjma progetti culturali e Silvana Editoriale, rende omaggio al profondo legame tra Mario Giacomelli e la poesia, un dialogo intenso e viscerale che permea tutta la sua opera. Non solo nei riferimenti espliciti ai grandi testi poetici, ma anche nella sua visione della fotografia come pura espressione lirica, capace di trasformare la realtà in racconto, emozione e suggestione.
Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso un viaggio nella poetica visiva di Giacomelli, presentando alcune delle sue serie più iconiche ispirate alla poesia. Si apre con una sala introduttiva che svela il suo approccio al linguaggio poetico, attraverso la serie Per poesie (‘60/’90), un vasto repertorio di immagini che diventa materia prima per le sue composizioni, e la serie Favola, verso possibili significati interiori (1983/84), in cui la fotografia si fa segno, simbolo e narrazione visiva.
Il percorso prosegue
Il percorso prosegue con una sezione dedicata a L’Infinito di Giacomo Leopardi, dove l’omonima serie (1986/90) e il paesaggio di Presa di coscienza sulla natura (1976-80) restituiscono l’essenza più profonda della contemplazione leopardiana, trasformando luce e ombra in un canto visivo. A seguire, una sala interamente dedicata alla serie Bando (1997/99) dalla poesia omonima di Sergio Corazzini, che suggella il legame tra fotografia e poesia con una forza espressiva unica.
Anche a Milano il cuore pulsante della mostra è una sala dedicata alla straordinaria serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961/63), ispirata alla poesia di Padre David Maria Turoldo, il cui titolo diventa emblema visivo e concettuale di un’opera intensa e senza tempo. Le immagini dei giovani seminaristi, sospese tra innocenza e inquietudine, movimento e contemplazione, trasformano il quotidiano in una danza tra laico e spirituale. Il percorso prosegue con una sala che celebra il tema dell’amore, accostando la serie Passato (1986/90), ispirata ai versi di Vincenzo Cardarelli, a quella nata dalle suggestioni di Caroline Branson da Spoon River (1967/73), di Edgard Lee Master. Qui, la fotografia di Giacomelli si fonde con la parola poetica, restituendo immagini cariche di malinconia e memoria, dove il tempo si cristallizza nell’eterno fluire dell’esistenza.
Segue una sala
Segue una sala interamente dedicata alla collaborazione con il poeta Francesco Permunian, in cui Giacomelli costruisce un contrappunto visivo alle poesie Ho la testa piena, mamma (1994/95) e Il teatro della neve (1984/86). In questo spazio, le immagini si fanno eco delle parole, in un dialogo serrato tra versi e fotografia, tra sogno e realtà, tra luci e ombre che si rincorrono. Il percorso espositivo si conclude con due opere della maturità, espressione di un’arte sempre più essenziale e profonda: Ninna nanna (1985/87), ispirata a Leonie Adams, e Felicità raggiunta, si cammina (1986/88), nata dai versi di Eugenio Montale. Qui, il linguaggio di Giacomelli raggiunge una sintesi suprema, trasformando la fotografia in pura emozione poetica, un ultimo, intenso sguardo sul mistero della vita.
E infine, l’omaggio che Giacomelli dedica alla Calabria di Franco Costabile con l’omonima serie Il Canto dei nuovi emigranti (1984-85) rappresentando ciò che sapeva di vissuto, di sofferto, e che, come per il poeta calabrese, racconta l’amore e il dolore della sua terra d’origine. A corredo della mostra, una sala immersiva avvolge il visitatore nella voce e nelle immagini del maestro, mentre la riproduzione della sua camera oscura permette di entrare nel cuore del suo processo creativo. Una bacheca raccoglie le composizioni poetiche dello stesso Giacomelli, insieme a materiali documentativi che testimoniano come la poesia abbia sempre rappresentato una delle guide più profonde e costanti della sua ricerca artistica. archiviomariogiacomelli.it