Quello che propongo oggi, è un dessert tanto semplice quanto goloso. È tratto da un libro del celebre giornalista gastronomico Tom Parker Bowles, nonché figlio di Sua Maestà, la Regina Camilla, che racconta la cucina del Reali inglesi dalla Regina Vittoria a Re Carlo III.
L’autore lo ha chiamato Mango Melba, questo dessert, in quanto rivisitazione di un grande classico, il dessert Pêches Melba, che il mitico Escoffier, ideò e creò in onore della famosa soprano Nellie Melba. Ovviamente la soprano restò molto colpita sia dal gesto che dal dessert, a differenza di Queen Camilla che invece preferisce una versione con il mango in sostituzione delle pesche e devo dire che il cambio di frutto ne fa un dolce molto piacevole, fresco e goloso, con un tocco esotico ideale per tutte le stagioni.
Mango Melba
per 4 persone
Ingredienti
2 bei manghi maturi ma sodi
1 vaschetta di gelato alla vaniglia da 500 g.
Per la salsa ai lamponi
60/70 g. di lamponi freschi
1 cucchiaio di zucchero finissimo, in alternativa quello a velo
2 cucchiai di acqua
1 cucchiaino di amido di mais
Per completare
150 ml. di panna liquida fresca
q.b. di mandorle a lamelle, tostate
Preparazione
Preparate la salsa di lamponi.
Lavate e scolate velocemente i lamponi, metteteli in un pentolino su fuoco dolce, aggiungete lo zucchero fate cuocere qualche minuto finché i lamponi si saranno completamente disfatti.
In una tazzina mettete l’acqua e unite il cucchiaino di amido di mais e mescolate velocemente per scioglierlo. Unitelo subito al coulis di lamponi e mescolate. Lasciate addensare la salsa un altro minuto.
Trasferitela in una ciotola facendola passare da un colino a maglia fine per eliminare i semini e lasciatela raffreddare.
Montate a neve ferma la panna.
Sbucciate e affettate sottilmente il mango. Distribuitelo in quattro bicchieri, o coppette, ricopritelo con un paio di cucchiai di salsa di lamponi, unite un paio di palline di gelato ciascuno, completate con un ciuffo abbondante di panna montata, le mandorle tostate e un altro cucchiaio di salsa di lamponi.
Decisamente goloso e appagante.
Se avete la possibilità di trovare il mango dalla buccia completamente arancione, è preferibile. Ha molto più sapore e non ha quel gusto metallico/chimico tipico del mango brasiliano che si trova normalmente.
Questo è un dessert che si fa in pochi minuti e che fa veramente una grande figura. Ultimo, ma non meno importante, chiude con bontà ed eleganza un pranzo o una cena.

Come nacquero le Pesche Melba, secondo le parole dello stesso Escoffier
Nellie Melba era una cantante lirica australiana della seconda metà dell’Ottocento. Teneva concerti trionfali alla Royal Opera House e al Covent Garden, che Escoffier frequentava abitualmente. Questi, colpito dalla performance della soprano nel Lohengrin di Wagner, conoscendo la sua predilezione per pesche, lamponi e per il gelato alla vaniglia, decise di dedicarle un dolce proprio a base di quegli ingredienti. Riuscì a servirglielo in una coppa d’argento incastonata fra le ali di un cigno scolpito nel ghiaccio, cosparso di zucchero filato.
Escoffier, definito ‘lo chef dei re e il re degli chef’, così descrisse l’episodio:
«Ripensando al maestoso cigno mitico che apparve nel primo atto del Lohengrin, le feci servire, al momento opportuno, delle pesche disposte su di un letto di gelato alla vaniglia, all’interno di una coppa d’argento incastrata tra le ali di un superbo cigno scolpito in un blocco di ghiaccio e ricoperto da un velo di zucchero filato.
L’effetto prodotto fu sorprendente e la signora Melba si mostrò estremamente colpita dalla mia attenzione. La grande artista, che di recente mi è capitato di rivedere all’Hôtel Ritz di Parigi, mi ha ricordato la serata delle famose “pesche al cigno”.»

La cucina dei Reali inglesi attraverso lo sguardo di Tom Parker Bowles
Parker Bowles racconta che il cibo reale britannico, un tempo sinonimo di opulenza e raffinatezza, era un’esperienza culinaria senza pari. Banchetti sontuosi, orchestrati in cucine immense da chef leggendari come Carême e Francatelli, vedevano portate squisite sfilare su piatti d’oro, pensate per deliziare re, regine, presidenti e primi ministri, trasformando ogni pasto in un sottile atto di diplomazia.
Oggi, l’epoca dei banchetti monumentali è passata. Le cucine reali si sono ridotte e i ritmi frenetici della vita moderna non lasciano spazio per preparazioni complesse. Tuttavia, la passione per il cibo rimane, e questa raccolta di ricette mira a rivivere la magia della cucina reale, adattandola ai tempi moderni.
Il libro, frutto di ricerche approfondite nei documenti della casa reale, compresi quaderni e ricettari degli chef che si sono avvicendati, racconta i gusti dei reali britannici attraverso i secoli. Dalla regina Vittoria, amante di dolci e frutta, a Edoardo VII, appassionato di roast-beef e stufato irlandese, fino ai gusti semplici ma raffinati di Giorgio VI e della regina Elisabetta II, ogni sovrano ha lasciato un’impronta sulla tavola reale. Racconta anche l’amore di re Carlo III per il cibo e l’agricoltura britannici, rivelando la sua profonda conoscenza degli ingredienti locali e delle tradizioni culinarie, nondimeno di come sia stata sua madre Camilla ad appassionarlo alla cucina tanto da diventare un gourmet.
Al di là dell’aspetto aneddotico e un po’ gossipparo, l’autore in realtà mostra come la cucina reale abbia rispecchiato i cambiamenti sociali e le trasformazioni del paese. Dagli eccessi dell’età vittoriana e edoardiana alla sobrietà dei tempi di guerra e fino ai giorni nostri, il libro offre uno sguardo interessante sulla vita vera non solo dei Reali ma anche della Gran Bretagna e della sua economia.
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