Affacciata sul Lago di Como, dalla sponda che sovrasta il borgo di Varenna, Villa Mapelli è una dimora con oltre quattro secoli di storia e abitata da oltre vent’anni da Romeo Sozzi, designer e fondatore di Promemoria, uno dei brand italiani di riferimento per l’arredamento nel settore luxury.

La casa, che porta ancora il nome dei precedenti proprietari, risale al 700 e ha conosciuto il suo massimo splendore alla fine del secolo successivo, quando l’avvocato Giacomo Venini e la moglie Luisa seppero renderla vivace protagonista della vita culturale dell’epoca, oltre che crocevia di incontri mondani. In quel periodo era frequentata infatti da musicisti del calibro di Giuseppe Verdi, Richard Wagner e Franz Liszt ma anche da celebri scrittori, primo tra tutti Antonio Fogazzaro, che attinse alle atmosfere della villa e alle vite dei suoi abitanti per scrivere alcune parti del suo più celebre romanzo, “Piccolo mondo antico”.

Villa Mapelli, la dimora di Romeo Sozzi
Villa Mapelli, la dimora di Romeo Sozzi

“È un luogo a cui sono molto legato, carico di storia e poesia, e con un’atmosfera magica, grazie alla prossimità delle acque del lago che fanno cambiare i colori della luce rendendola morbida e sempre piacevole”, spiega Romeo Sozzi. “Una casa-studio intima e accogliente, dove vivo da solo, ma nella quale spesso ospito amici che vengono a trovarmi da tutto il mondo”.

Indelebile per il proprietario il primo impatto con Villa Mapelli, nel 2001. “Era un giorno di forti intemperie, con una pioggia torrenziale. Venni qui per fare un sopralluogo, perché la casa mi era stata proposta per essere venduta a un mio cliente. Due ore dopo averla vista me ne ero già innamorato”. L’anno successivo Sozzi acquistò la proprietà e diede inizio al restauro, che ha riguardato i quattro piani interni e il giardino; la facciata, sottoposta alla tutela delle Belle Arti, è rimasta invece immutata. Sono serviti quasi sei anni per “togliere tutte le sovrapposizioni che avevano occultato parte del fascino originale degli interni” spiega il proprietario, che ha seguito personalmente i lavori. Eliminati i pavimenti, porte e finestre di fogge e tipologie diverse, aggiunte dai precedenti proprietari nel corso del tempo, è stato rifatto il tetto e installato l’impianto di riscaldamento.

Interior Design di Villa Mapelli

Romeo Sozzi
Il divano vintage firmato Gio Ponti rivestito in lino color lavanda e il pianoforte Bösendorfer Gran Concerto

A questo punto è arrivata la parte più complessa: “La scelta delle tonalità cromatiche è stata allo stesso tempo oggetto di grande passione e altrettanta difficoltà. Penso alle porte, rivestite in velluto di cotone in un colore che, dopo numerosi tentativi mai del tutto convincenti, è stato realizzato ad hoc”. Il restauro ha mirato a valorizzare le parti originali di maggior pregio, come gli stucchi, i camini seicenteschi in marmo rosso di Verona presenti in diversi ambienti della casa e uno splendido soffitto in legno a cassettoni, ripristinato grazie a un lavoro meticoloso e una rifinitura con decoro ad acquerelli.

Romeo Sozzi
Veduta della camera da letto con poltrona di Ico Parisi, tavolino Mousi di Promemoria e le collezioni di libri del proprietario

Per arredare i quattro piani della casa, Romeo Sozzi ha scelto personalmente ogni elemento,”soprattutto mobili di modernariato acquistati in giro per il mondo e qualche pezzo mio, anche se non molti”. La cucina, di dimensioni ridotte “è country, semplice, con un tavolo alto e degli sgabelli.”

Se gli interni sono sono pervasi da un’eleganza sobria, il giardino è una scenografia naturale sorprendente, ricca di piante, fiori e specie botaniche.

Il giardino di Villa Mapelli

La discesa della casa con veduta del lago. Le statue in pietra sono circondate da edera e conifere

Le terrazze sulle quali si snoda, estese e articolate, offrono infiniti scorci e panorami mozzafiato sul lago, con le cui acque sembra volersi ricongiungere. “Ho trovato l’area verde in uno stato di semi-abbandono. Per questo si è reso necessario un importante intervento sulle piante e gli alberi, durato quasi otto anni, e realizzato in stretta sintonia con l’agronomo Ambrogio Cantù”.

Il tavolo e le sedie in ferro battuto degli anni 20, ridipinti in viola. Dietro, un grande acero giapponese, il tronco di un pino e sulla sinistra tra gli arbusti un Trachycarpus fortunei

Il giardino è ombroso, con una luce filtrata, protettiva e ricco di molti sempreverdi: cipressi, allori e pitosfori e altri alberi tipicamente mediterranei. Un sistema di illuminazione artificiale permette di godere appieno dell’abbraccio del lago anche dopo il tramonto. Questo non ha cancellato l’atmosfera familiare e spontanea di questo grande spazio verde a cui “manca solo l’orto, che mi piacerebbe realizzare a breve”, conclude.

Foto di: Richard Alcock, Gilles Dallière, Daniele Cortese

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Romeo Sozzi
Un dettaglio di due fusti di cipresso e, in primo piano, uno di Pinus pinea
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