Per cinque mesi il design italiano è l’assoluto protagonista al MA*GA di Gallarate (VA), con il contributo del Ministero della Cultura e di Regione Lombardia – Assessorato alla Cultura. Fino al 2 marzo 2025 due percorsi espositivi complementari e legati da un medesimo allestimento, curato da Parasite 2.0 e realizzato da Saporiti Italia, raccontano la storia gloriosa e il futuro prossimo di un linguaggio che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere l’Italia nel mondo: ARTE E DESIGN. DESIGN È ARTE e HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate.
Arte e design. Design è arte
Da un progetto di Philippe Daverio, a cura di Emma Zanella, Vittoria Broggini e Alessandro Castiglioni, è la grande mostra dedicata alla storia del Design italiano: un’avventura di instancabile innovazione e sperimentazione, in costante dialogo con le arti visive.
HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate
Curata da Chiara Alessi, è riservata invece ai progetti e ai processi del design dopo gli anni zero intorno ad alcuni dei temi cruciali del nostro presente: sostenibilità e ambiente, sicurezza e lavoro, inclusività e relazione.
Una serie di ambienti al MA*GA
Lo spazio espositivo che accoglie le due mostre supera la dimensione domestica e si propone come una serie di ambienti sotto forma di cantiere in perpetuo divenire. Le sale del Museo MA*GA si trasformano grazie all’intervento di Parasite2.0, agenzia di progettazione attenta allo sviluppo delle dinamiche socioculturali, e della storica azienda italiana Saporiti Italia, che con il progetto “Inside Art” porta la propria esperienza e savoir faire all’interno dei luoghi dell’arte e della cultura.
Un sostegno che si manifesta
Il sostegno della Saporiti Italia alle mostre al MA*GA si esprime, quindi, in due maniere differenti e complementari: da un lato, essere Main Partner del Patto per le Arti afferma il ruolo dell’azienda come amplificatrice del valore di cooperazione tra impresa. Dall’altro, la realizzazione degli allestimenti in collaborazione con Parasite 2.0 è stata un’occasione straordinaria per confrontare nuovamente i processi e i metodi del design con le prospettive innovative e visionarie dell’arte.
Arte e design. Design è arte
L’esposizione prende spunto da un progetto che, nel 2009, Philippe Daverio aveva formulato insieme al MA*GA a seguito di un lungo lavoro di ricerca e confronto sulle collezioni del Museo e sui protagonisti che hanno determinato svolte significative nella relazione tra arte e design. Il progetto viene ora attualizzato e riproposto, in occasione dei primi trent’anni di storia della sezione Design del MA*GA, in un percorso dedicato al dialogo tra arti visive e design che ha caratterizzato il secondo dopoguerra, un’avventura di instancabile innovazione e sperimentazione.
Cinque sezioni
Il design viene analizzato nella sua forma di fenomeno complesso e, come definito da Daverio stesso, “ambiguo”, perché risponde contemporaneamente a una serie di questioni culturali, economiche, sociologiche ma anche autoriali ed estetiche, che si sovrappongono e intrecciano in modo unico. L’allestimento è suddiviso in cinque sezioni, quasi si trattasse di cinque capitoli di uno stesso libro, arricchito da una premessa e da una postfazione. Arte e design. Design è arte si completa e idealmente si chiude con gli anni novanta, lasciando a HYPERDESIGN, il progetto espositivo ideato da Chiara Alessi per la XXVII edizione del Premio Gallarate, l’analisi di ciò che accade nel XXI secolo.
HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate
La mostra HYPERDESIGN, XXVII edizione del Premio Gallarate, curata da Chiara Alessi, è dedicata ai progetti e ai processi del design dopo gli anni zero e predilige l’immagine di un cantiere in presente continuo, rispetto a un discorso storico. Apre la mostra un manifesto di CHEAP. Progetto di public art fondato da sei donne a Bologna e impegnato nella ricerca di un equilibrio tra pratica artistica e attivismo. Si tratta di una metariflessione sul rapporto tra il design e le urgenze con cui la contemporaneità ci chiede di fare i conti.
CHEAP ha risposto così
“Negli ultimi 20 anni, alle pratiche di progettazione che riconosciamo come design è stato chiesto di assumere un ruolo messianico: salvarci nelle emergenze, salvarci dalla crisi climatica, salvarci sull’orlo della fine del mondo – il che corrisponde, in buona sostanza, al salvarci da noi stessə. CHEAP dichiara questa missione fallita – e lo fa con un sospiro di sollievo. DESIGN WILL NOT SAVE US, perché questo sistema non vogliamo venga salvato”.
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