Pensatore libero e non incasellabile in nessun movimento specifico, Luciano Baldessari è stato un noto personaggio del design e dell’architettura italiana. Suggestionato nei primi anni dall’espressionismo tedesco può essere considerato un razionalista soprattutto durante gli anni ’30 grazie alle sue opere sintetiche e funzionali.
Gli studi
Nato a Rovereto il 10 dicembre 1896, Luciano Baldessari è rimasto presto orfano ed ha vissuto per qualche anno nell’orfanotrofio della città. In questo periodo strinse amicizia con Fortunato Depero che divenne successivamente uno dei maggiori rappresentanti del secondo futurismo.
Nel 1909 si iscrisse alla Scuola reale superiore elisabettiana nella quale si diplomò nel 1918. Qui incontrò un altro personaggio cardine della sua formazione come artista, si tratta del professore Luigi Comel insegnante di disegno a mano libera.
Durante gli studi aderì al circolo futurista di Fortunato Depero a Rovereto e dopo una breve parentesi nell’esercito austro-ungarico rientrò in Italia. Si trasferì a Milano e qui si iscrisse al Regio Istituto Tecnico Superiore (quello che oggi conosciamo come il Politecnico di Milano) laureandosi in architettura sul finire del 1922.
I primi lavori
Il primo lavoro di Luciano Baldessari è la facciata per la nuova chiesa della Vallarsa in Trentino progettata durante gli studi a Milano. Ma sarà a Berlino che inizierà a lavorare come scenografo. Luciano Baldessari aveva, infatti, seguito i corsi di fondale dell’Accademia di Belle Arti di Brera. A Berlino non solo lavorerà con registi del calibro di Erwin Piscator e Max Reinhardt ma conobbe anche i più importanti architetti e designer Ludwig Mies van der Rohe e Walter Gropius.
Durante gli anni 20, una volta tornato in Italia, si avvicinò agli architetti razionalisti italiani del Gruppo 7.
Luminator
Risale al 1926 il prototipo della lampada Luminator. L’architetto Luciano Baldessari aveva ideato questo oggetto di design non solo per essere una lampada ma poteva fungere anche da appendiabiti o espositore di tessuti. Il primo prototipo venne esposto nel 1929 prima a Milano e poi in Spagna all’Esposizione Universale di Barcellona.
Questa lampada è da considerarsi un perfetto esempio di futurismo grazie all’integrazione tra arte e funzionalità. Nel contempo, però, si allontana dagli interessi dei futuristi in quanto, invece di ispirarsi al mondo automobilistico o aereo, come era in voga al tempo, si ispirò alla forma graziosa di una ballerina che fa una giravolta.
La lampada da un cilindro di alluminio cromato con al di sopra un cono rovesciato bianco, a circondare il corpo centrale c’è un braccio sinuoso originariamente rosso e nero. Tutte le componenti potevano roteare grazie a cuscinetti a sfera.
Ne furono sviluppate diverse versioni come la versione “Barcellona” e la versione “Bernocchi”.
Gli anni 30
Dal 1927 fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Luciano Baldessari fu particolarmente attivo come architetto ma anche come allestitore di mostre, padiglioni e scenografie.
Nel 1927 allestì nella villa Olmo di Como la mostra nazionale serica e a Milano si occupò dell’architettura interna della libreria di Umberto Notare in via Montenapoleone. Nel 1928 aprì il suo studio di architettura in via Santa Marta a Milano.
Sempre a Milano progettò il nuovo caffè Craja in vicolo santa Margherita. Quest’opera vide coinvolto non solo Luciano Baldessari ma anche gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini e come decoratori Marcello Nizzoli e Fausto Melotti.
Successivamente curò importanti manifestazioni espositive come la Triennale di Milano e collaborò con Gio Ponti per l’Esposizione Universale di Barcellona. Come architetto Luciano Baldessari progettò stabilimento Italcima di Milano sempre con Ponti e anche alcune abitazioni. Sempre a Milano gli venne commissionato un grande complesso architettonico in piazza San Babila che però non venne mai realizzato.
Luciano Baldessari a New York
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale Luciano Baldessari si trasferisce a New York. Rimase negli Stati Uniti per 9 anni dedicandosi di pittura e scenografia poiché non la laurea italiana in architettura non era riconosciuta oltreoceano.
In quegli anni frequentò Walter Gropius e Ludwig Mies van der Rohe che aveva già conosciuto durante il suo soggiorno a Berlino ma anche altri artisti come i pittori Fernand Leger e Amedee Ozenfant ed il primo direttore del MoMA di New York Alfred H. Barr Jr.
Il secondo dopoguerra
Padiglioni della Breda
Al suo ritorno in Italia venne chiamato da Pietro Sette a progettare i padiglioni per il rilancio dell’azienda Breda alla Fiera di Milano. Per la costruzione di questi padiglioni espositivi Luciano Baldessari formò un team di altissimo livello composto da architetti, ingegneri e artisti. I nome illustri che collaborarono furono Marcello Grisotti, Erminio Gosso, Giuseppe Dal Monte, Umberto Milani, Attilio Rossi e Lucio Fontana.
Con Fontana progettò anche il padiglione Sidercomit alla Fiera di Milano del 1953.
Le mostre d’arte
Dopo aver progettato nel 1951 lo scalone d’onore della IX edizione della Triennale di Milano Luciano Baldessari curò numerose importantissime mostre.
Nel 1952 collaborò con Attilio Rossi all’allestimento della mostra al Palazzo Reale di Milano su Van Gogh ed alla Casa del Mantegna di Mantova riguardante il Risorgimento mantovano. Tra il 1954 e il 1958 allestì mostre riguardanti il Seicento olandese, sull’arte e civiltà etrusca e su Amedeo Modigliani.
Il grattacielo a Bartningallee 5
Sicuramente l’opera architettonica più importante di quel periodo è il grattacielo nel quartiere Hansa di Berlino, Si tratta di un edificio di 17 piani realizzato tra il 1955 e il 1957 in occasione dell’Interbau 57. Per questa opera Luciano Baldessari scelse di utilizzare una pianta a cuscino, Infatti le facciate a est e a ovest sono convesse con logge sporgenti mentre sono concave con logge arretrate quelle a nord e a sud. Nelle facciate a est ed a ovest ha scelto un rivestimento in piastrelle di ceramica mentre sulle altre è presente cemento a vista con i quattro elementi strutturali verticali evidenziati in rosso.
Internamente gli appartamenti sono disposti a croce ed è stato scelto di progettare cucine e bagni più piccoli piccoli a favore dello spazio abitativo. I vani scala e i locali accessori ricevono illuminazione e areazione naturale.
Gli ultimi anni
Nel 1958 ha diretto un team per la progettazione di alcuni edifici residenziali nel quartiere Feltre a Milano. Tra il 1962 e il 1966 Luciano Baldessari realizzerà a Caravate in provincia di Varese la casa di riposo Villa Letizia e la cappella contigua.
Durante gli anni 70 collaborerà con Zita Mosca. È loro la ristrutturazione della sala delle cariatidi e delle colonne del Palazzo Reale entrambe gravemente danneggiate dai bombardamenti della guerra. Questa collaborazione si rinnova per organizzare diverse mostre come “La ricerca dell’identità” datata 1974 al Palazzo Reale di Milano.
Nel 1978 gli è stato assegnato il premio Feltrinelli dall’Accademia Nazionale dei Lincei. Luciano Baldessari morirà a Milano il 26 settembre 1982 pochi mesi dopo aver sposato la collega Zita Mosca.
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