Piante, strade, ancoraggio. Le piante lungo le strade sono insostituibili punti di ancoraggio visivo che ci aiutano ad orientarci. Sono perciò essenziali, ma anche a questo livello, non vengono apprezzate nella loro grande utilità.


Nessuno fa mai caso alle piante, eppure non sono poche le persone che le utilizzano come indicazioni stradali per orientarsi, specie quando si fanno brevi tragitti provinciali. Sono un ancoraggio, un aiuto insperato nei meandri delle cittadine tutte uguali, quando si deve trovare la casa degli amici, l’ospedale, un cinema. Sono comode e inconfondibili: una grande Magnolia vicino a una scuola, rose rampicanti lungo una ringhiera, un filare di cipressi su una strada in salita. Non sono palazzine intercambiabili, variano di aspetto con l’età e a seconda della stagione, sono davvero dei punti di ancoraggio visivo immediato quando si guida e non si conosce la strada e contemporaneamente bisogna prestare attenzione al traffico.

Gli alberi come narratori del passato

Una delle piante più usate come segnale è il glicine: quando è fiorito è impossibile non notarlo, specie se di considerevoli dimensioni. Gli alberi insoliti o molto maturi sono preziosissimi, ci raccontano di epoche anteriori durante le quali sono stati introdotti, esplorazioni e acclimatazioni, di tentativi, di gusti e di estetiche lontane.

Una pianta, un passaparola e la certezza di non perdersi

Ricordo una vecchia Araucaria bidwillii divenuta un punto chiave, un ancoraggio usatissimo per imboccare la svolta giusta di una vecchia strada per Catanzaro. La sua importanza per non perdersi si trasmetteva di guidatore in guidatore, quasi come la posizione delle secche nel Mississippi da timoniere a timoniere.

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Araucaria bidwillii [Foto di Tatters ✾ from Highfields, CC BY-SA 2.0]

Le ricchezze del Sud

Palme molto alte o poco frequenti, come il soffice Archontophoenix, la statuaria Livingstona, o piante tropicali a portamento arboreo, come Heptapleurum actinophyllum (è la Schefflera actinophylla, ma è stata rinominata), raccontano di quante ricchezze ci siano al Sud, quante possibilità per la flora urbana ornamentale che non vengono minimamente esplorate.

Archontophoenix, una palma dall’aspetto elegante

Archontophoenix ad esempio è una palma dall’aspetto molto elastico ed elegante, con fusto verde da giovane, foglie inermi e bassa manutenzione, adattissima a smezzare l’invasività estetica dell’onnipresente Trachycarpus. Purtroppo è poco o nulla nota.

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Archontophoenix [Foto di Alejandro Bayer Tamayo CC BY-SA 2.0]

L’ambiente che ci circonda come guida al viaggio

Le scuole non ci insegnano a osservarle, riconoscerle, comprendere le migliaia di indicazioni che possono offrirci sulla qualità del terreno, sul clima, sulla storia, l’economia e in generale sull’ambiente circostante. È anche vero che le piante sono una parte considerevole del nostro paesaggio quotidiano, ragione per la quale si mimetizzano bene, ma è altrettanto innegabile che non siamo abituati all’osservazione.  C’è un bias cognitivo che riguarda le piante urbane e le ghettizza quali elementi ornamentali tout court, privandole del valore storico che hanno invece le loro architetture.

Piante, strade, ancoraggio

Anche la realtà geografica ipostatizzata da Google Maps non fa differenza: le piante vengono spianate come fossero muri bidimensionali e stirate, ma rimangono sempre riconoscibili. Spesso da un punto all’altro del percorso cambia la stagione o l’anno, un gruppo di canne, una bouganvillea, un’edera, spariscono e riappaiono da un civico all’altro. Il tempo, quel fattore così importante nei giardini quanto poco considerato, si introduce a forza anche nel digitale.

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In mezzo al cemento, le piante sono riferimenti forti anche a distanza Foto [Studio Laure]stock.adobe.com

Bisogna solo guardare…

Le piante sono sempre lì, a meno che la forza dell’essere umano non le distrugga.
Sempre silenziose, sempre presenti, eternamente discoste da noi. Sono lì non solo a testimoniare sé stesse attraverso la loro esistenza, ma anche per essere guardate, ammirate, conosciute e riconosciute. Bisogna solo guardare.

 

Lida Zitara
©Villegiardini. Riproduzione riservata

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