Leggerezza e gravità, quiete e movimento, pieno e vuoto; sono tanti i paradossi delle sculture di Tony Cragg, artista amato dal collezionismo internazionale.
Tutto è in continuo movimento. Fermi non si può stare: gli elettroni ruotano vorticosamente intorno all’atomo, come noi non possiamo che girare, anche in questo momento, intorno al sole e su noi stessi insieme alla Terra. Eppure, non ce ne accorgiamo. Cragg negli ultimi trent’anni, sempre più affascinato dalla scienza, è l’artista che meglio ha raccontato questo invisibile e irrefrenabile movimento. Lo fa attraverso monumentali sculture totemiche che si innalzano per diversi metri. Forte il richiamo al dinamismo del futurismo e alle “Forme uniche della continuità nello spazio” di Boccioni, reinterpretate in modo circolare come se fosse impossibile andare avanti e non rimanesse altra alternativa che girare su se stessi. Le sue opere sono perciò raramente del tutto astratte e mantengono un forte legame con la figura e la forma, che emerge e si rende visibile proprio attraverso il movimento della materia. L’artista è così solito celare tratti antropomorfi e volti all’interno della forza centripeta generatrice. Lo spettatore non può che girare intorno all’opera, quasi a frugare nella materia, muovendo il proprio sguardo tra la scultura e l’ambiente circostante che sembrano fondersi come succede quando si guarda il movimento di una trottola.
La scienza e la materia sono nel DNA dell’artista. Nato a Liverpool nel 1949 è figlio di un ingegnere elettronico. Prima di diventare artista lavora come tecnico di laboratorio nel Natural Rubber Producers Research Association e poi alterna lo studio al Gloucester College of Art and Design di Cheltenham con il lavoro in una fonderia. Ottenuto un Master presso il Royal College di Londra, già nel 1988 rappresenta la Gran Bretagna alla 43° Biennale di Venezia. Nello stesso anno è insignito del Turner Prize. Sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni al Mondo dal MOMA di New York alla Tate Gallery di Londra.