Le conversazioni tra oggetti di Hella Jongerius richiamano una frase della celebre designer sul ruolo dell’osservazione di strutture, materiali e colori nel processo creativo.
Qualche cenno biografico
Hella Jongerius è nata nei Paesi Bassi nel 1963 e si è formata alla Design Academy di Eindhoven. Al termine dei suoi studi, nei primi anni novanta, ha fondato lo studio che porta il suo nome – Jongeriuslab, a Berlino, dove, con alcuni collaboratori, conduce progettazioni di interior design che, spesso, sconfinano nei mondi dell’arte e della comunicazione.
Tra le tante società per cui ha lavorato, come Direttrice Artistica o su concept mirati, troviamo brand di caratura internazionale. Tra questi: Vitra (arredamento e design), Danskina (marchio tessile contemporaneo danese, spesso in sinergia con Kvadrat), KLM (per cui ha progettato gli interni dei Boeing) e Maharam (produttrice nordamericana di tessuti per interni).
Tra i suoi visual più famosi troviamo il design d’allestimento della Sala dei Delegati alla Nazioni Unite, a New York, e le esposizioni, temporanee o permanenti, in alcuni musei di fama internazionale, come il MoMA, il Victoria e Albert Museum, il Design Museum di Londra, il Gropius Bau di Berlino e il Museo van Beuningen di Rotterdam.
Le conversazioni tra oggetti di Hella Jongerius – approccio al design
Partendo da un mood di profondo rispetto per le tecniche artigiane, ma aperta alle tecnologie più innovative, Jongerius ha un approccio decisamente originale alla progettazione.
La sua non è mai una ricerca della perfezione o dell’assoluto; è spesso attratta dal concetto di imperfezione e dalla transitorietà insiti nei materiali e cura a lungo l‘interazione funzionale ed estetica con l’utente finale.
Rifugge dal design troppo focalizzato sulla regolarità delle geometrie o sui bilanciamenti dei vuoti. Cerca l’ ‘imperfezione armonica’ e la diversità che sono così diffuse in natura.
Ha lo stesso ‘sapore’ la scelta di Berlino come quartier generale; una capitale atipica, madre di sperimentazioni visive, per la sterminata ricostruzione, e innervata da un tessuto underground quale linfa per la creatività.
Lavora con coordinate chiave come il colore, le geometrie che includono irregolarità e lo studio delle ombre e dei riflessi negli spazi (si definisce “una principiante che continua a imparare”).
I prototipi delle sue creazioni sono spesso assemblati a mano nel suo laboratorio e frequentemente ritagliati nella carta o nel cartone. Un po’ tutti rivelano ispirazioni che hanno messo assieme forme e oggetti come in un dialogo tra le componenti (una ‘conversazione’, appunto).
L’empatia con le persone e gli oggetti
Nel lavoro accetta e ricorre spesso a collaborazioni, ma è molto sensibile all’empatia che si sviluppa nella relazione lavorativa. In essa cerca verità e rispetto reciproco – “non lavoro con persone che non mi piacciono”.
Anche nella scelta dei materiali e nell’ideazione di oggetti cerca le forme, la duttilità o i cromatismi di cui, in qualche modo, intuisce il linguaggio. Tra i materiali ama particolarmente la ceramica, che ha spesso utilizzato con Vitra, e i tessuti (anche per il rivestimento dei mobili).
L’importanza del colore
Una sua frase, spesso citata, recita: ““Per me, il colore è un materiale … la palette utilizzata dall’industria è ristretta, stabilizzata, non reagisce alla luce, per questo lavoro così intensamente con i colori: voglio cambiarne la qualità, farli respirare con la luce.”
Non sono segnali o tappe casuali il titolo del suo libro del 2016 – “Non ho un colore preferito” e la mostra “Breathing Colour” (colore che respira) ospitata dal Design Museum londinese nell’anno successivo.
Tappe chiave nel percorso creativo di Hella Jongerius
È difficile stilare un elenco delle ‘sliding doors’ creative della designer olandese, ma alcune, oltre a quelle già citate, hanno avuto un impatto di visibilità importante.
Space Loom #1
Nel 2019, al Centre Pompidou di Parigi, Hella Jongerius ha progettato Space Loom #1, una ricerca in ambito tessile, realizzata per conto di Lafayette Anticipations.
Il museo ha così ospitato una struttura espositiva verticale che richiamava un enorme telaio, con filature di oltre 15 metri che sviluppavano un ordito macroscopico.
Le forme tessili sono state anche dipanate in tre dimensioni, per enfatizzare la profondità generabile con quei materiali.
Breathing Color
Nel 2017, all’interno degli spazi del Design Museum già citato, la Jongerius ha allestito una collezione di oggetti capaci di far ‘respirare il colore’ ed esaltare i cromatismi in rapporto alle fasi della luce naturale.
L’esposizione, per sua natura itinerante, ha successivamente raggiunto anche il Museo Nazionale di Stoccolma, in Svezia.
Il Sikken Prize
Sempre nel 2017, Hella Jongerius ha ricevuto il Sikkens Prize proprio per il suo lavoro appassionato e multiforme sul colore.
Nella motivazione del conferimento si esaltava l’unicità di una ricerca fisica e artistica sui gradienti dei colori senza precedenti nella storia del design industriale.
La retrospettiva del 2010
Sette anni prima, nelle sale del Museo van Beuningen si era tenuta la prima retrospettiva di Hella Jongerius in patria.
La mostra s’intitolava Misfit (‘disadattata’), perché era ispirata proprio ai tratti imperfetti intrinsechi nell’opera della designer.
Tra gli oggetti esposti c’era una serie di vasi colorati, i cui impasti derivavano da miscele di materiali diversi, decorati con tinte chimiche variegate.
©Villegiardini. Riproduzione riservata
Potrebbero interessare anche: