Esiste un luogo capace di accogliere in sé la definizione stessa di metamorfosi e si scorge passeggiando per le colline più suggestive di tutta Firenze. Stiamo parlando della Villa di Poggio Imperiale, patrimonio Unesco e dal 1865 sede del prestigioso Educandato Statale della Ss. Annunziata.
“Nella gioconda regione d’ Arcetri, sedente maestosamente sul poggio che prende principio da porta Romana, e a contatto con i celebri viali dei Colli, la Villa eccita giornalmente la vaghezza e la curiosità della moltitudine mista di nazionali e stranieri che le passano dinanzi.”
Così Cesare da Prato esordisce nella propria opera dedicata alla Villa di Poggio. Di cui lamenta lo scarso interesse dei contemporanei nel riscoprirne la storia e i tesori nascosti. Ed è ancora attuale il suo desiderio di condividere l’eccezionale storia legata ai personaggi che hanno intrecciato la propria vita con quella della Villa.
Collocata sul colle di Arcetri, la “casa da signore” registrata nel 1427 come proprietà della famiglia Baroncelli – di cui ha conservato memoria nel nome che tuttora la identifica, in alternativa a Poggio Imperiale o semplicemente di Poggio – è passata in proprietà di diverse famiglie signorili. Come i Pandolfini e i Salviati, prima di essere confiscata da Cosimo I de’ Medici nel 1564 e donata, l’anno successivo, alla figlia Isabella.
Da Isabella de’ Medici a Elisa Baciocchi, lo stile di Villa di Poggio Imperiale o “Villa Baroncelli” è stato plasmato, per circa tre secoli, dalle committenze femminili. Che si sono susseguite come maestre di stile e proprietarie e residenti dell’edificio, ognuna apportando modifiche più o meno vistose, secondo il gusto personale e dell’epoca.
Gli appartamenti di Maria Maddalena d’Austria
I primi interventi di ampliamento e ristrutturazione della villa risalgono al biennio 1622-24 e vennero affidati all’architetto Giulio Parigi dalla granduchessa di Toscana Maria Maddalena d’Austria, che nel 1618 aveva acquistato l’edificio dalla famiglia Orsini. A testimoniare questa prima fase di cambiamenti sono tuttora visitabili gli appartamenti di Maria Maddalena, con la sala delle udienze, la sua anticamera, le stanze da letto e l’anticamera del granduca.
Il gusto della granduchessa non offusca la sua eredità più rilevante, ovvero la consacrazione della villa a luogo ideale per il “perenne riposo e svago” delle granduchesse dopo di lei. La sua visione sembra prefigurare l’importanza fondamentale che assumerà la presenza femminile nella villa e il ruolo di ognuna delle raffinate e potentissime donne di Poggio Imperiale, il che costituirà una costante nella storia di questa grandiosa architettura.
Vittoria della Rovere: le decorazioni pittoriche e gli arredi
Dal 1659 un nuovo personaggio sceglie Villa del Poggio come dimora, lasciando la propria impronta nella struttura. Con Vittoria della Rovere si apre infatti una nuova era per la villa, una ventata di rinnovamento che investe più aspetti: dalla costruzione di un nuovo braccio meridionale all’edificazione di due cappelle private – in linea con il forte sentimento religioso di Vittoria – di cui oggi sono visibili solo i resti della decorazione pittorica dell’affresco della “volticina”, oggetto di vari spostamenti nel corso degli anni.
Chiamato a far parte del progetto di decorazione artistica il Volterrano eseguì per la Della Rovere una serie di affreschi per la quadreria – distrutta nel secolo seguente con l’arrivo dei Lorena – che occupava il salone del piano superiore, mentre uno stipo eburneo di Leonard van der Vinne (oggi nell’anticamera di Ferdinando II) testimonia l’apertura agli ambienti culturali e artistici più significativi dell’epoca.
Il refettorio che vediamo oggi, nel percorso museale che prosegue con la visita alle collezioni scientifiche, doveva costituire in origine un salone destinato all’esposizione e ammirazione delle sculture della collezione della granduchessa, collegato alla perduta quadreria.
Le Stanze lorenesi di Villa di Poggio Imperiale
Proseguendo la visita si giunge alle stanze lorenesi, al piano terra, per poi salire verso gli ambienti del piano nobile. Finita nelle mani dei Lorena dopo la scomparsa degli ultimi eredi di casa Medici, è proprio con Pietro Leopoldo e la sposa, Maria Luisa Borbone di Spagna, che Villa del Poggio Imperiale vive un’ulteriore fase di notevoli cambiamenti, diventandone la residenza estiva.
L’architetto neoclassico Gaspare Maria Paoletti fu l’artefice della ristrutturazione delle stanze del piano nobile, tra 1766-1783, accogliendo la nuova moda per l’esotismo e l’oriente che imperversava ovunque in Europa, con stucchi e rivestimenti in stoffe di ispirazione orientale. Gli affreschi di Giuseppe Maria Terreni decorano le stanze del piano nobile, insieme a quelli del Gricci e del Fabbrini, celebrando il governo illuminato di Pietro Leopoldo attraverso un programma iconografico studiato ad hoc per esaltare la sua figura, con riferimenti al mito di Ercole e al trionfo dei Cesari della storia antica, inserendo il Lorena in una linea di continuità con quel grandioso passato.
La Stanza Bianca
Con i Lorena viene realizzata, nel 1779, la cosiddetta Stanza bianca. Una grandiosa sala da ballo neoclassica, quasi eco della Sala bianca di Palazzo Pitti, pensata dalla mente dello stesso Paoletti. Gli stucchi di Grato e Giocondo Albertolli fanno da cornice alle soirées che hanno luogo, ancora oggi, nel raffinato salone di ampio respiro classico, dove campeggia un pianoforte ottocentesco.
I Quartieri cinesi
I Quartieri cinesi, collegati al grande salone bianco, prendono il nome dalle carte di ispirazione orientale che rivestono le pareti di quattro stanze consecutive. In un tripudio di esotismo tipico di questo secolo bizzarro ed eclettico. Entrando in questi ambienti la sensazione è di essere avvolti dall’aura orientaleggiante che ha reso lo stile dello villa caleidoscopico e unico nel suo genere.
La Galleria
Seguono la Galleria, creata nel 1775, luogo perfetto da cui sporgersi per ammirare gli splendidi giardini da una prospettiva esclusiva, e il Peristilio dell’architetto Giuseppe Cacialli su commissione dell’ultima grande personalità femminile legata alla villa, ovvero Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone.
L’amore per le arti della Bonaparte la guidò nella scelta degli architetti cui affidare alcuni interventi di rinnovamento all’interno della villa. Furono introdotti elementi di stile Impero, un’ulteriore cappella del più alto stile neoclassico toscano a opera del Cacialli. La facciata venne ristrutturata dall’allievo del Paoletti, Pasquale Poccianti.
A chiudere la vicenda della villa furono gli ultimi granduchi di Toscana, Leopoldo II e la moglie Maria Anna Carolina di Sassonia e la fine del granducato rappresenta il preludio di una nuova stagione per la Villa. Che finì per accogliere l’Educandato nato dalla mente illuminata di Gino Capponi.
Il giardino all’italiana
Se nel Seicento Maria Maddalena d’Austria aveva immaginato di creare uno spazio esterno costellato da alberi da frutta e fiori. E’ il giardino all’italiana a rendere questo ambiente uno dei più suggestivi del panorama, sulle colline di Galileo.
Il “giardino grande” è nato dalla volontà di Vittoria della Rovere di dotare la villa di un terzo giardino. Che avrebbe affiancato i giardini dei fiori e degli aranci ideati dal Parigi – su un disegno all’italiana che avrebbe compreso anche la presenza di sculture d’ispirazione anticheggiante. L’evocazione di personaggi antichi, lontani nel tempo e nello spazio, nonché la sensazione di ordine e perfetta armonia data dal disegno del giardino, lasciano nel visitatore l’idea di un eccezionale connubio tra lo spazio esterno e interno della villa.
Il boschetto di lecci che circonda il giardino e la scalinata disegnata da Cacialli negli anni 20 dell’Ottocento sono elementi che avvicinano la villa all’idillio delle vedute paesaggistiche in voga all’epoca. Sensazione che il visitatore moderno può comprendere addentrandosi nel verde rigoglioso dei giardini.
La Villa di Poggio Imperiale in epoca moderna
Dal 1865 la Villa è diventata la sede dell’Istituto Statale della Santissima Annunziata, oltre che di scuole secondarie di I e II grado. La storia dell’Educandato inizia, tuttavia, decenni prima, dalla volontà di un padre, Gino Capponi, rimasto vedovo a poco più di venti anni, di dare alle figlie un’istruzione eccellente e allo stesso tempo laica.
Dall’ottobre 1825, nell’ex sede del Monastero Nuovo in via della Scala, l’istituto è stato trasferito per questioni logistiche nella Villa di Poggio Imperiale, di cui alcuni ambienti sono adibiti agli usi del collegio per le studentesse convittrici.
Giulia Frigerio