Alla scoperta dell’affascinante mondo degli agrumi, in un viaggio tra colori, profumi, cultura e creatività. Nel corso dei secoli gli agrumi hanno catturato l’attenzione e l’immaginazione dell’uomo, attratto dai colori e sfumature dei frutti, dalle loro forme, dal loro sapore rinfrescante e, non ultima, dalla fragranza dei fiori, sempre diversa ma comunque intensa.
La storia
La loro storia rimane sfuggente, senza certezze precise, anche se ormai si è consolidata l’opinione che i primi alberi di agrumi siano cresciuti circa venti milioni di anni fa quando Asia e Australia erano ancora unite. Formavano un unico continente, in una grande regione definita Monsoonia, tra la Cina e l’India meridionale. Risulta che le specie originarie fossero tre: mandarino (Citrus reticulata) dalla Cina, cedro (C. medica) dall’India e pomelo (C. maxima) dall’attuale Malesia, o quattro, secondo recenti scoperte che hanno aggiunto una nuova specie trovata in Thailandia e Malesia, il cedro di montagna (C. halimii). Tutte le altre forme conosciute o coltivate sono ibridi, mutazioni spontanee e selezioni di quelli originali.
La diffusione
Al pari della storia, anche la diffusione degli agrumi può solo essere frutto di ipotesi. Non si conosce, in realtà, come e perché queste piante e i loro frutti siano giunti in Medio Oriente, più o meno l’attuale Iran, da dove, circa nel 600 a.C., migrarono a Babilonia e furono scoperte dagli Ebrei in esilio che le portarono in Palestina. Fu Alessandro Magno, intorno al 300 a. C., a portare il primo cedro nel Mediterraneo. La Diaspora, l’espansione dell’Islam, la scoperta dell’America (Cristoforo Colombo portò con se gli agrumi durante il suo secondo viaggio nelle Americhe), e altri eventi fecero il resto.
La coltivazione
Oggi si possono coltivare, quasi in ogni luogo in cui le condizioni siano consone, una varietà decisamente generosa di agrumi che rivaleggiano tra loro quanto a bellezza. Non a caso, fin dai primordi della civiltà occidentale, queste piante sono state rappresentate nelle opere d’arte. Dal cosiddetto giardino botanico del faraone Tutmosi III, nell’Akh-Menu del tempio di Amon (XV secolo a.C.), alla Villa di Livia a Prima Porta (I secolo a.C.), dalla Primavera del Botticelli (1484 ca), alle opere di Bartolomeo Bimbi (tra 600 e 700) fino alle tele degli Impressionisti (celebri Le citron di Manet, 1880, e Nature morte aux pommes et aux oranges di Cézanne, 1899) fino a Nature morte au citron et aux oranges di Picasso (1936) solo per citarne alcune.
I fiori
I loro fiori, ricchi di nettare profumato e sempre di colore bianco, sono noti anche come zagara. È un termine di origine araba (da zahara – splendore bianco – e zahr – fiore), sono utilizzati in profumeria. In particolare dall’arancio amaro viene distillato il neroli, uno degli oli essenziali più costosi. Non si può dar torto al Gallesio che all’inizio dell’800 nel suo Traité du Citrus scriveva che “questi alberi incantano l’occhio, soddisfano l’olfatto, gratificano il gusto, servono sia il lusso che l’arte e presentano all’uomo stupito un’unione di tutte le delizie”.
Villegiardini ha chiesto a Diego Pessina, grande appassionato e studioso di agrumi, già consulente di Villa Carlotta a Tremezzo (sul lago di Como), di scegliere 16 piante da non perdere.
Anna Molteni
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