Il larice europeo, Larix decidua, è una conifera di prima grandezza ed è un vero e proprio gioiello dei boschi in alta montagna. Questa conifera è anche un albero molto decorativo ottimo per tutti i giardini nelle zone temperate fredde. Infatti, non c’è stagione in cui l’albero del larice non apporti valore ornamentale. Fresco e frondoso in primavera e in estate, rosso e poi dorato in autunno mentre in inverno si lascia decorare da ghiaccio e neve, dà vita a spettacolari colori e scenografie.
Origine e nomenclatura del larice
I larici sono conifere appartenenti al genere Larix e alla famiglia delle Pinaceae che comprende anche il pino e l’abete ma diversamente da queste specie si distinguono per la perdita degli aghi in autunno proprio come le latifoglie.
Il nome Larix proviene dalla parola greca “láros” che significa gradevole riferendosi all’aroma che emana. Il termine italiano può però derivare dal nome dell’antico insediamento di Larignum la cui storia fu narrata dall’autore latino Vitruvio nel I secolo AC. Gli abitanti della fortezza chiamata Larignum si opposero all’avanzata di Cesare non fornendo approvvigionamenti alle sue legioni. Questo fece scattare l’ordine di dare alle fiamme la torre presente davanti la fortificazione. Quando però l’incendio si estinse, la torre apparve illesa e al comandante, che chiedeva di che materiale fosse costruita, fu risposto che il legno proveniva dal bosco circostante che era appunto un bosco di larice.
Specie
Il genere Larix è stato denominato dal botanico inglese Philip Miller nel 1754. Il numero di specie in questo genere varia a seconda dell’autore e se ne possono contare fino a 20. In passato era la lunghezza delle brattee dei coni la caratteristica per le suddivisioni all’interno del genere. Recenti ricerche non supportano questo criterio considerando le varie diversità dei coni come adattamento all’ambiente esterno. Ad oggi viene suddiviso in tre parte a seconda dell’areale di origine perciò avremo specie nord americane, euroasiatiche settentrionali ed euroasiatiche meridionali.
Larix decidua è il larice nativo dell’Europa centrale, presente su Alpi, Carpazi e Pirenei. Può vivere anche 1000 anni come dimostra la longevità di alcuni larici piantati nel 1738 da John Murray, quarto duca di Atholl, a Dunkeld in Scozia. Il duca inglese era un grande estimatore di questo albero e scrisse nel 1807 “Observations on Larch” cioè “osservazioni sul larice” che rappresentò un testo di riferimento per la sua coltivazione e ne invogliò l’utilizzo. A lui si può attribuire l’introduzione del larice giapponese (Larix kaempferi) in Gran Bretagna e la sua prima ibridazione con la specie europea.
Il larice nativo americano è Larix laricina, comunemente noto come Tamarack, che spesso viene sostituito dal larice europeo soprattutto su terreni più asciutti e in presenza di climi più caldi.
L’albero del larice
Il larice è un grande albero caducifoglia ed è eliofilo, cioè ama le esposizioni in pieno sole. I suoi rami sono ricoperti da corti aghi e pigne con delle peculiari caratteristiche che variano da specie a specie. È un albero longevo che può vivere fino a 400 anni ma non è insolito trovare esemplari molto più vecchi.
Su uno stesso individuo sono presenti due apparati riproduttivi ben distinti, quelli maschili (microsporofilli) si presentano come piccoli coni arancio giallastri che cadono dopo l’impollinazione, mentre quelli femminili (macrosporofilli) sono le caratteristiche pigne sferiche che lignificano una volta arrivate a maturità. Le sue gemme sono piccole, di forma emisferica, non sono resinose e sono coperte da piccole squame. I fiori maschili sono di piccoli e di colore giallo, mentre quelli femminili sono più appariscenti. Sono più grandi, di colore rosa scuro e, una volta impollinati, sviluppano coni di colore rosa scuro-porpora.
Il larice ha foglie (gli aghi) di consistenza morbida rispetto alla maggior parte delle conifere. Sono lunghi circa 2,5 cm raggruppati a mazzetti di 30 o 40.
L’apparato radicale è ampio e profondo (arriva a circa quattro metri di profondità) mentre la corteccia presenta fini fissurazioni divise in placche irregolari quando l’albero è adulto. In giovane età è bruno-grigiastra e sottile.
Sopporta temperature di molto sotto lo zero, fino -40° e al tempo stesso resiste a estati calde. La specie più alta è Larix occidentalis originaria delle montagne del Nord America che può raggiungere i 60 metri, mentre Larix decidua arriva intorno ai 40-50 metri di altezza. Dalla resina del larice, si ricava la trementina e svariate sostanze prodotte dall’albero sono molto utilizzate in fitoterapia. Inoltre, è particolarmente utilizzato nell’industria del legno.
Coltivazione del larice europeo
La coltivazione del larice non presenta particolari problematiche fatta eccezione per la bassa tolleranza all’inquinamento atmosferico. Possono essere anche allevati come bonsai soprattutto il larice europeo (Larix decidua) e il larice giapponese (Larix kaempferi).
Terreno per l’albero del larice
Non ha particolari esigenze e può andare bene qualsiasi terreno umido e ricco di torba. Suoli troppo alcalini non permettono al larice di crescere in tutto il suo splendore.
Umidità
Il larice è un albero che non tollera lunghi periodi di siccità e può essere addirittura piantata in luoghi in cui si verificano inondazioni temporanee. L’irrigazione è molto importante dopo il trapianto di nuovi individui nei primi due anni o finché non si sarà completamente stabilizzato.
Concimazioni
La fertilizzazione non è necessaria se l’albero si trova in un terreno sano e ricco di sostanza organica. Mentre, in presenza di suoli che rilevano mancanze in fosforo e potassio, le concimazioni sono necessarie. È consigliato non concimare i larici durante la loro prima stagione di crescita.
Parassiti e malattie dell’albero del larice
Il larice può essere attaccato da alcuni parassiti, i più comuni sono sicuramente afidi e cocciniglie che però non mettono a serio rischio la vita dell’albero.
Più pericoloso, ma meno frequente, è sicuramente l’attacco delle larve della tortrice del larice (Zeiraphera griseana) che possono causare una completa defogliazione. Questa farfallina grigio marrone, appare copiosamente nel Nord Italia al confine con la Svizzera con cadenza circa decennale. Le forme giovanili del lepidottero si portano sugli aghi appena germogliati e se ne nutrono, rendendo il fogliame di una colorazione marrone.
Le malattie fungine sono rare ma devastanti come nel caso della “morte improvvisa delle querce” causata dal patogeno Phytophthora ramorum, di recente introduzione in Europa, che attacca il larice ma anche piante come il rododendro, il viburno e la camelia con esiti infausti. I sintomi includono aghi anneriti e lesioni sulla corteccia che trasudano liquido rosso scuro ed in caso di questi segnali è necessario contattare il servizio fitosanitario che si occuperà del caso.
Anche il cancro del larice causato da Lachnellula willkommii si è rivelato particolarmente dannoso per la specie nordamericana Larix laricina portando ad essere sostituita in selvicoltura, nelle zone in cui questo fungo è molto diffuso, dal Larix kaempferi originario del Giappone che, invece, risulta resistente.
Redazione Villegiardini
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