Viaggiare in capo al mondo dimenticandosi delle bellezze del proprio Paese. Succede frequentemente di mettere in secondo piano i tesori italiani, per poi pentirsene. Lo Stivale nasconde luoghi e particolarità in ogni angolo e spesso sono anche dei primati. Ne è un esempio il Labirinto della Masone nei pressi di Fontanellato, in provincia di Parma, detentore del titolo di labirinto in bambù più grande del mondo e voluto dall’editore, collezionista e designer italiano Franco Maria Ricci.
Il labirinto di Franco Maria Ricci:
arte e natura
Esteso su una superficie di sette ettari e dalla spettacolare pianta a stella è totalmente realizzato con piante di bambù di specie diverse, una delle tante passioni dell’illuminato proprietario. Oltre 200 mila quelli piantati di venti specie differenti, dalle nana alle giganti, tutte accomunate dalla crescita estremamente rapida, alla capacità di non ammalarsi, non spogliarsi d’inverno, ma di assorbire grandi quantità d’anidride carbonica.
All’interno del parco c’è uno spazio di cinquemila metri quadrati che ospita le 500 opere della collezione d’arte privata di Franco Maria Ricci e una biblioteca dei più importanti esemplari di grafica e tipografia da lui pubblicati in cinquant’anni di carriera oltre che ad opere di grande valore storico.
Nella parte centrale del labirinto di Franco Maria Ricci è stata fatta costruire una piazza con porticati e ampie sale, adibite ad eventi culturali ed esposizioni, oltre ad un Bistrò, un Caffè e un’ottima Gastronomia parmigiana, che sono seguiti dallo chef stellato Spigaroli.
Il bambù, una scelta innovativa
L’idea di creare il labirinto utilizzando solo il bambù è nata dopo che Ricci, di ritorno dalla Provenza per acquistarne pochi esemplari nel vivaio la Bambouseraie d’Anduze, la più grande piantagione d’Europa di bambù, ha avuto un’intuizione che si rivelerà vincente.
“Sino a quel momento il bambù non aveva alcun rapporto col labirinto… Poi un giorno ebbi una folgorazione: quella pianta mi offriva la materia prima ideale per costruirlo”.
Il bambù infatti è una pianta perfetta per le sue caratteristiche: è un sempreverde, è elegante e flessibile e cresce molto velocemente. Grazie alla sua notevole capacità di fotosintesi è in grado di ridurre l’anidride carbonica restituendo quantità importanti di ossigeno nell’ambiente circostante.
“C’è, sul retro della mia casa a Milano, una sorta di hortus conclusus, un giardinetto circondato da alte mura. All’inizio non sapevo che farne; poi, un giorno, un giardiniere giapponese, competente e gentile, mi suggerì di piantarci un boschetto di bambù. Per acquistare i pochi bambù che mi erano necessari andai in Provenza in un vivaio che ospita circa 200 specie diverse di bambù, la più grande piantagione in Europa. Nel mio giardinetto milanese i bambù crebbero subito rigogliosi. Mi stavo innamorando di quella pianta. […] decisi allora di piantare un giardino di bambù sulle terre che circondavano la mia casa di campagna, a Fontanellato. […] Sino a quel momento il bambù non aveva alcun rapporto col Labirinto; poi un giorno ebbi una folgorazione: quella pianta mi offriva la materia prima ideale per costruirlo.”
Recuperare il fascino del paesaggio emiliano
Con la Fondazione Franco Maria Ricci il progetto è quello di restaurare e migliorare il paesaggio padano, deturpato dai grigi capannoni, molti dei quali dismessi, usando la pianta del bambù per coprire con un po’ di verde queste aree disarmoniche del Parmense. Entrare così nel dedalo di sentieri che vanno a costituire il Labirinto della Masone non è solo un’esperienza all’insegna del divertimento (per trovare la via corretta verso l’uscita), ma anche un viaggio a ritroso nel tempo per apprezzare e riscoprire una delle fantasie più antiche della cultura umana, legato a miti e storie.
La genesi del Labirinto della Masone
Un fascino che Franco Maria Ricci conosce bene, dato che risale agli anni Ottanta la volontà di costruirne uno in seguito all’incontro e alla collaborazione con Jorge Luis Borges, il celebre scrittore argentino.
“Ho discusso di labirinti tutta la vita, con Italo Calvino, con Roland Barthes, con Borges. Lui ne era ossessionato, li citava continuamente nei suoi racconti, come nel Tema del traditore e dell’eroe, dal quale Bernardo Bertolucci trasse il suo “La strategia del ragno”. Borges rimase ospite a casa mia venti giorni, negli anni Ottanta, e fu allora che iniziai a pensare di costruire un labirinto vero.”
Il progetto quindi nasce da un sogno, da un legame affettivo che unisce da oltre trent’anni Franco Maria Ricci e l’amico Jorge Luis Borges. Che, non dimentichiamocelo è stato per molti anni suo collaboratore nella casa editrice FMR.
“Il Labirinto, si sa, era da sempre uno dei suoi temi preferiti; e le traiettorie che i suoi passi esitanti di cieco disegnavano intorno a me mi facevano pensare alle incertezze di chi si muove fra biforcazioni ed enigmi. Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che finalmente, nel giugno del 2015, ho aperto al pubblico” racconta Franco Maria Ricci
Ma è solo negli anni Duemila che l’idea inizia a prendere forma grazie all’incontro con Davide Dutto, allora giovane studente torinese di architettura.
“L’idea era di ricostruire, con l’uso di nuovi software, l’isola di Citera, il luogo descritto nel più prezioso tra i libri a stampa, l’Hypnerotomachia Poliphili, pubblicato a Venezia nel 1499 da Aldo Manuzio; grazie al computer e grazie a Dutto che lo sapeva usare, il volume Il giardino di Polifilo, rivelò così l’immagine smagliante di quel luogo incantato e immaginario. Le immagini ottenute da Dutto col computer mi ricordarono il labirinto e la vaga intenzione da cui ero stato sfiorato parlando con Borges, di costruirne uno.”
Il Labirinto di Franco Maria Ricci diventa realtà
Il Labirinto di Franco Maria Ricci a Fontanellato,è la versione “addolcita” di quello descritto nella mitologia di Minosse, la prigione da cui non si scorge via d’uscita; un dedalo di giardini in cui passeggiare smarrendosi sì di tanto in tanto, ma senza imbattersi in nessun pericolo.
Nel 2005 venne elaborato un progetto definitivo, che prevedeva la costruzione sia del labirinto sia degli edifici adiacenti. Poi portati a termine da Pier Carlo Bontempi. Oggi queste artchitetture ospitano le collezioni d’arte, mostre temporanee e conferenze. I lavori terminarono nel 2015 e il Labirinto della Masone venne inaugurato il 29 maggio di quell’anno.
Oggi i visitatori, dopo aver trovato l’uscita, posta al centro del divertissement, trovano una piazza di duemila metri contornata da porticati e ampi saloni. Nei quali prendono vita eventi della cultura contemporanea. Prospiciente la piazza, una cappella a forma piramidale spicca a ricordo del labirinto come simbolo di fede.